sabato 30 agosto 2008

Strana questa Calabria

di Giuseppe Marchese

Amantea.net - Strana questa Calabria piena di straordinarie bellezze naturali, di incredibili tramonti sul Tirreno , di dolcissime albe sullo Ionio, di bellissimi paesaggi, di posti incontaminati e tutti da scoprire, ma anche di posti sporchi, di fogne che allagano terreni, fiumi e mari, di aziende pubbliche , miste e private inefficienti, di politici corrotti o corrompibili, di Calabresi orgogliosi di esserlo ...... e di Calabresi di cui la Calabria non può essere orgogliosa.
Strana questa Calabria lontana dai mercati e che non fa nulla per avvicinarsi ad essi.
Ma ancora più strana è questa Calabria che può fare turismo per l’intero anno e che fa troppo poco se non quasi nulla per essere la regione del sole caldo che riscalda anche gli animi, del mare pulito, delle temperature miti, dei prodotti agricoli straordinariamente pieni di sapori, della dieta mediterranea, della ospitalità sincera .
Strana questa Calabria della autostrada in corso di lentissimo ampliamento e che sarà insufficiente prima ancora che siano finiti i lavori.
Strana questa Calabria che amplia la Statale 106 e dimentica totalmente la Statale 18 in cui si muore e ci si muove a stento.
Strana questa Calabria i cui sindaci attivano photored ed autovelox per garantire la sicurezza dei turisti ma i cui vigili dimenticano di fare anche le contravvenzioni nei centri abitati .
Strana questa Calabria dal mare bellissimo ma che si sporca per le reti a strascico senza che nessuno intervenga definitivamente e senza che vengano approvati i progetti proposti di impianto dei tetrapodi.
Strana questa Calabria piena di acque ma i cui abitanti ed ospiti non vengono riforniti da una azienda a maggioranza pubblica e governata da politici calabresi e senza che i suoi sindaci si arrabbino e si dotino di pozzi propri con costi dell’acqua molto più contenuti.
Strana questa Calabria che per molti versi comincia a somigliare alla Campania e non ha nemmeno la speranza che arrivino Berlusconi e Bertolaso.
Strana questa Calabria i cui fondi del POR vengono fortemente utilizzati per la formazione di personale senza che mai nessuno abbia poi detto quanti di questi formati siano stati assunti dopo e grazie alla formazione!
Strana questa Calabria che ha più dipendenti regionali della Lombardia che ha almeno quattro volte i suoi abitanti.
Strana questa Calabria la cui classe politica si vanta da sola ed è vantata dai mass media compiacenti o comprati ma i cui figli continuano ad emigrare.
Strana questa Calabria che spende gran parte del bilancio regionale per una sanità inefficiente od insufficiente.
Strana questa Calabria alla quale il Signore, come dice Leonida Repaci, ha dato tanto, ma il cui popolo continua ad accettare altre dominazioni, senza trovare in sé l’orgoglio di difendersi e di difendere la terra e gli uomini, se uomini vi sono.

Caos nel Cuore di Orione

Chaos at the Heart of Orion
(Fonte imagine:
NASA)

I telescopi spaziali Spitzer e Hubble collaborano per presentare il caos che stanno creando stelle nascenti (si calcola oltre 1000) nella nebulosa di Orione.La composizione di luce infrarossa e luce visibile indica che le quattro enormi stelle del Trapezio al centro della nebulosa sono le maggiori colpevoli nella nota costellazione di Orione. Il gruppo appare nella macchia gialla al centro dell’immagine. Nella luce visibile e ultravioletta, i vortici di verde indicano idrogeno e gas sulfureo riscaldati e ionizzati dalla intensa radiazione ultravioletta delle stelle del Trapezio. Contemporaneamente l’immagine in infrarosso dello Spitzer evidenzia molecole di carbonio nella forma di idrocarburi aromatici policiclici. Queste molecole organiche sono illuminate dalle stelle del Trapezio e appaiono come ciuffi rossi e arancio.Sulla terra gli idrocarburi aromatici policiclici si trovano nei residui bruciacchiati e negli scarichi delle auto.Insieme, i due telescopi mostrano le stelle in Orione come un arcobaleno di punti disseminati nell’intera immagine. I punti giallo-arancio ripresi da Spitzer sono stelle nascenti immerse in bozzoli di polvere e gas. Hubble mostra stelle con poco bozzolo come macchie di verde, e le stelle in primo piano come macchie blu.I venti stellari dagli ammassi di stelle giovani disseminate nella nebulosa incidono increspature e vuoti in Orione. Il grosso vuoto nella destra dell’immagine è stato molto probabilmente causato dai venti provenienti dalle stelle del Trapezio. (Testo dalla NASA, 7 nov. 2006 - Traduzione: GAE - Gruppo Astrofili Eporediesi - "G.B. Beccaria").

venerdì 29 agosto 2008

Un sogno... per ricordare Nicola Silvi

Ieri, ricordando Nicola Silvi a quindici anni dalla sua scomparsa, Gessica Iannone, in un commento al post A cercar lumi… con Nicola Silvi, ci ha lasciato un “sogno” per ricordare il nostro comune amico e concittadino:
“Nicola Silvi non è stato dimenticato… ho sempre sognato, quando vado ancora a trovare le sue spoglie, un giorno di vedere una lapide con i suoi versi dedicati al Mio Piccolo Cimitero Stalettese. Sarebbe un segno di riconoscimento per lui, e un dono per tutti i nostri cari che lì riposano. Perchè le parole della sua poesia cantino al vento che soffia sulla collina che Nicola guardava dal suo terrazzo...”.
Cogliamo il senso profondo del “sogno” di Gessica e lo condividiamo pienamente. Dalle pagine di “Utopie Calabresi” lanciamo un appello all’Amministrazione Comunale di Stalettì che, ne siamo certi, saprà dare il giusto seguito ad una proposta, che interpreta degnamente i sentimenti di tanti nostri concittadini.
Grazie, Gessica.
DOMENICO CONDITO


Nel mio piccolo cimitero stalettese…
Nel mio piccolo cimitero stalettese
odo anc-ora soffiare il respiro
di Pan nelle siringhe dei pini.
Il Dio terragno m’accarezza i sensi
da scordare con nolente volontà.
Il mistero a me sussistente
è il Nomos della morte
risalente all’etimo della vita.

Sul mare migrano sepolcri
leggeri di vuoti volumi
immemori di immagini;
legato ad un filo sacro
m’arrampico come un funambolo
all’impossibile possibilità
d’una rimembranza consolante.

Il mio muto cimitero paesano
affonda nel liquido elemento
d’una primordiale opaca placenta.
Chi invidia il fragile uomo
sol perché sa essere nato alla morte?
Gli uccelli nell’aria nell’acqua
i fiori le lucertole nel sole
la gatta nell’ombra non sanno
il ritorno che fiacca
e fa sangue sudare
ad ogni figlio di Dio.

Nell’aria di miele sciama
l’argentea chioma d’ulivo
per secoli immemori
e qui contempla il silenzio
del vario respiro ed uguale del mare.
Tempus tacendi est.
Nella nostalgia del silenzio
il mio cimitero marino
sotto la luna folle
che brucia ogni senso insensato.

NICOLA SILVI

Nicola Silvi, La misura della vita, a cura di Giovanni Amodio, Schena Editore, Fasano (BR) 1995, p. 89-100.

"... Arrivederci, Nicola; verremo a trovarti nel piccolo cimitero che A Stalettì galleggia nell’aria / come un’ala di colomba / sull’azzurro Jonico. Anche se Il mito della morte / mai ha raccontato / la sua favola oscura, noi tuoi amici sappiamo che con te ora Stalettì non è solo più un punto della Calabria ma un punto sull’imperscrutabile Universo, da cui partire per la conoscenza “altra” del mondo “altro”.

ERALDO GARELLO

Eraldo Garello, Fuori misura, in Nicola Silvi, La misura della vita, a cura di Giovanni Amodio, Schena Editore, Fasano (BR) 1995, p. 21.

Orbiting a Red Dwarf StarFonte immagine: NASA

giovedì 28 agosto 2008

Barack Obama si ispira a Gioacchino da Fiore, il mistico calabrese citato da Dante Alighieri

L'Autore della Divina Commedia lo colloca nella seconda corona degli spiriti sapienti, nel cielo del Sole: lucemi dallato/ il calavrese abate Giovacchino/ di spirito profetico dotato (Pd XII 140).
Obama, che cita l'Abate silano nei suoi discorsi, è stato invitato a visitare l'abbazia di San Giovanni in Fiore (Cosenza) che ne conserva le reliquie.

COSENZA, 28 ago. - (Adnkronos) - La Calabria invita Barack Obama a visitare l'abbazia dove sono custodite le reliquie del mistico medievale Gioacchino da Fiore. Il sindaco di San Giovanni in Fiore e il Centro Studi Gioachimiti, a quanto apprende l'ADNKRONOS, hanno contattato, nel giorno della Convention di Denver, le associazioni italo-americane per l'eventuale viaggio del candidato alla Casa Bianca nel piccolo paese silano. Il Comune di San Giovanni in Fiore vuole omaggiare Obama, consegnandogli la cittadinaza onoraria, perché per ben tre volte, durante la sua campagna elettorale, ha citato Gioacchino da Fiore, l'abate silano fondatore nel XII secolo dell'ordine florense e caro a Dante, che nella Divina Commedia lo definisce "il calavrese di spirito profetico dotato". Nei suoi discorsi il candidato democratico ha fatto riferimento a questa grande figura di religioso e iniziato medievale chiamandolo "maestro della civiltà contemporanea" e "ispiratore di un mondo piu' giusto". "Conosco questi riferimenti e richiami - dichiara all'ADNKRONOS l'antropologo Aldo Civico, esperto di Relazioni Internazionali e docente alla Columbia University che lavora nello staff del senatore afroamericano - ma non sono io ad avergli fatto conoscere Gioacchino da Fiore o ad avergli ispirato queste citazioni. E' stata una autonoma scoperta culturale da parte di Obama". ''Siamo pronti ad accogliere Obama - dichiara il sindaco Antonio Nicoletti - Ci inorgoglisce che il candidato alla Casa Bianca si sia ispirato a Gioacchino da Fiore. E' un personaggio molto amato e conosciuto da eminenti studiosi europei, soprattutto tedeschi, francesi, e paradossalmente americani. In Italia invece salvo il nostro Centro studi gioachimiti lo é meno''.

Abbazia di San Giovanni in Fiore (CS)
Fonte immagine: Wikimedia Commons

A cercar lumi... con Nicola Silvi

Quindici anni fa, il 28 agosto 1993, la scomparsa di Nicola Silvi. Il ricordo dell'amico Antonio Froio.

INSIEME A CERCAR LUMI (in memoria di Nicola Silvi)

Dalla piazza battuta dal sole,
crogiolo dei rossi pesci muti,
lungo la traccia del percorso antico
giù insieme, andammo
a cercar lumi
sopra le pietre che ti videro infante.

Un’ombra stagna logorava il tuo corpo;
ma tu, dall’arco granitico
ai bassi tetti strachi,
dai secolari ulivi
e dalle ginestre in fiore,
nuova linfa traevi.

Poi l’affanno
o l’incanto dell’omerico golfo
ti piegarono sul pietroso giaciglio
dell’amata quercia
e il tuo canto si levò sull’aerea collina
a cogliere la verità estrema.

Invano hai aspettato
quella risposta senza tempo né spazio.
Ti sei fermato;
e sulla via diruta ancora da esplorare
i tuoi progetti
hai seminato al vento.

Ora, sul tremulo sfondo marino
baluginante al diadema di Hera,
il grande albero
avvolge di silenzio il mio pensiero:
ricordi di te;
amico per sempre.


ANTONIO FROIO

A. Froio, Insieme a cercar lumi, in Verso Fine Millennio (la poesia in antologia), a cura di Giovanni Amodio, Progetto Letterario nell’ambito delle celebrazioni “Taranto 1996” - Anno della Magna Grecia, Lisi Editore, p. 36.

Antonio Froio con l’amico Nicola Silvi
“lungo la traccia del percorso antico”,
l’antica Via Grande di Stalettì

mercoledì 27 agosto 2008

Nicola Silvi, Linguaggio del tempo-spazio nel “Poeticus” di R. Aloisi, Lacaita Editore, Manduria 1986

Quindici anni fa, il 28 agosto 1993, la scomparsa di Nicola Silvi, giornalista, saggista, scrittore, poeta. Intellettuale limpido e generoso, quanto scomodo e controcorrente, ci lascia in eredità opere di grande ingegno e uno straordinario esempio di vita.
Oggi lo ricordiamo presentando una fra le sue opere più significative: il Linguaggio del tempo-spazio nel “Poeticus” di R. Aloisi. Il saggio fu presentato a suo tempo dall'Autore in uno dei Seminari di Erice organizzati dal prof. Antonino Zichichi. Ad ascoltare il calabrese di Stalettì: un punto della Calabria studiosi e scienziati di tutto il mondo, fra i quali diversi premi Nobel.


Dal retro di copertina di N. Silvi, Linguaggio del tempo-spazio nel "Poeticus" di R. Aloisi, Lacaita Editore, Manduria 1986:

NICOLA SILVI nel mezzo di questo 1986 licenzia il presente lavoro su Alfredo Rosario Aloisi, poeta ignoto in Italia, in Calabria e nello stesso paese natale di Palermiti che trovasi in Calabria e quindi in Italia. Quando il Silvi venne in possesso, per caso, del Poeticus dell’Aloisi si accorse che questo poeta aveva rotto ogni aggancio con la prosodia metrica secolare e che tuttavia tale prosodia non poteva essere riallacciata né alle forme di una poesia artificiale né a qualunque «teconopaegno» memorante forme ludiche anziché la vera «pòiesis» del pensiero. Venuto a contatto col poeta seppe che tale Poeticus era stato preceduto da un altro volume di versi intitolato Dai frammenti di Talimane appena segnalato a una edizione del Premio Viareggio. Dallo studio di queste opere dell’Aloisi Nicola Silvi ha tratto i presenti tre capitoli: nel primo egli tenta di scoprire nella crotonese scuola di Pitagora il «valore» della misura quale fondamento della metageometria contemporanea; nel secondo, esaminando Dai Frammenti di Talimane s’imbatte infatti in un poeta che si macera nella ricerca della «dirittura del secolo», tentativo questo che fallisce per mancanza di coscienza delle coordinate logiche e oggettive alle quali omologare il linguaggio poetico fluente. Nel terzo capitolo il Silvi, riprendendo una pagina di Massimo Bontempelli che sollecitava la cultura italiana – e non solo quella – a ricostruire il concetto di Tempo e di Spazio, trova nella poesia dell’Aloisi la risposta a questa richiesta. La domanda di una poesia che risponde alle moderne istanze della Scienza è posta da studiosi di rango quali Bachelard, Jakobson ed altri ancora. Nicola Silvi quindi aggancia alle contemporanee categorie einsteiniane la poesia dell’Aloisi e indaga nel Poeticus non solo il termine della geometria euclidea rispecchiata sino ad oggi nel «parallelismus versuum», ma la possibile visione della «cosa in sè» nel linguaggio poetico adeguato alle forme dello Spazio e del Tempo alle quali il linguaggio dell’Aloisi si adegua per tornare ad essere pitagorica «misura» epocale.
 
Nicola Silvi intervista la scrittrice Dacia Maraini

Intervista al prof. Gaspare Baggieri sugli scheletri dei guerrieri rinvenuti nel castello di Squillace

di Salvatore Taverniti

SQUILLACE - Continua sostenuto il flusso turistico al museo del castello di Squillace. Nel mese di agosto, infatti, sono state centinaia le persone che hanno visitato la “sala dei Guerrieri”. Dalla sua apertura ormai si è oltrepassata la soglia delle duemila presenze. L’esposizione dei reperti, gli scheletri attribuiti a due guerrieri del XII secolo, ha suscitato un richiamo al di là delle aspettative, incuriosendo anche autorità ed esponenti del governo nazionale. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Carlo Giovanardi, in visita a Squillace, accompagnato dal sindaco Guido Rhodio ed altre autorità, ha visitato il museo del castello soffermandosi con ammirazione e stupore ed esprimendo i suoi complimenti per l’interessante iniziativa. L’ideazione scientifica progettuale è stata eseguita da Gaspare Baggieri, antropologo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, al quale, non nuovo a questo genere di risultati, raggiunto telefonicamente, abbiamo chiesto quale sia la ricetta per destare simili interessi. “Per ogni evento c’è una ricetta specifica – ci ha confessato - per le trattazioni dei reperti umani, siano esse mostre, conferenze, convegni, fin da subito si deve lavorare per distinguere correttamente i valori etici, didattici, scientifici e culturali”.
Per Squillace come si è mosso?
“Nel caso specifico, il messaggio che scaturisce da un evento simile doveva arrivare ai destinatari con garbo e anche con una carica di riflessione che accompagnasse ancora qualche minuto, usciti dal museo, il pensiero dei visitatori. Pare che ci siamo riusciti”.
Cos’è che colpisce il visitatore?
“La sintesi espositiva, cioè il canale di trasmissione, gioca il ruolo fondamentale. Questa fase deve necessariamente essere testata (materiali scelti, dimensioni, colori, assemblaggi tecnici, ecc.); il risultato finale deve quasi sempre essere la conciliazione delle aspettative rilevate. In poche parole un linguaggio semplice che arrivi a tutti”.
E dei volti dei due individui?
“Le scelte, ovviamente, sono maturate da un gruppo di lavoro ben motivato. Ad esempio, la ricostruzione dei volti, eseguiti dal maestro scultore Gabriele Mallegni, che ha tradotto i dati scientifici dei punti anatomici dei crani forniti dal prof. Francesco Mallegni hanno rappresentato un’ineludibile testimonianza che doveva arricchire il contesto espositivo. I calchi, così come il restauro delle ossa, ed i pannelli descrittivi, hanno impegnato non poco: le scelte operate ci hanno premiato. Infatti, è stata raggiunta la sobrietà solenne del contesto che ci eravamo prefissati”.
Poca informazione promozionale è stata fatta, eppure è continua la presenza dei visitatori...
“Il luogo incantevole, il castello con i suoi ruderi e il contributo della cittadinanza sono l’ urlo di risonanza fatto dal silenzio e dall’orgoglio che si deve ai propri antenati: forse è questa la vera ricetta. E poi la Calabria e la sua gente bella ed estremamente sensibile”.
A quanto pare lei si intende di comunicazione?
“Ho avuto la fortuna di essere stato selezionato dal Ministero qualche anno fa per un perfezionamento in comunicazione pubblica svolto per due anni alla scuola superiore della Pubblica Amministrazione di Bologna. Tra gli argomenti trattati, alcuni affascinanti legati proprio al modo di fare informazione culturale”.
Delle esperienze passate che cosa l’ha colpita di più?
“Nel corso della mostra ‘Mater, incanto e disincanto d’amore’, tenutasi a Roma nel 2000, un alto prelato arrivò defilato con il suo autista, sostò nella sala dedicata all’abbandono dei bambini per più di un quarto d’ora, per allontanarsene commosso. La cosa mi colpì molto”.
Delle sue esperienze di lavoro, quali apprezzamenti le sembrano significativi?
“Alcune recensioni sull’Osservatore Romano, e sicuramente i complimenti di diverse note personalità”.
Come passa il tempo libero?
“Mi piacciono i film del dopoguerra, una miniera di informazioni su come eravamo, come erano i nostri luoghi, le nostre città, vere pagine di poesia universale, scritte dalla sofferenza. ‘Sciuscià’, che ebbi modo di commentare nel 2005 in una proiezione al Ministero dei Beni Culturali, descrive bene il mio intendimento”.

Gli scheletri dei guerrieri di Squillace

Le mura del castello - (Le foto del castello sono di Laura Za)

martedì 26 agosto 2008

Isola Capo Rizzuto, presentato il progetto delle “Mini Olimpiadi per disabili: lo sport come strumento di comunicazione fra il sé e l’altro”

Un'iniziativa d'avanguardia per l'integrazione delle persone con disabilità, in una realtà sociale difficile.
25 agosto - 6 settembre


di Domenico Condito

L’approccio alle problematiche delle “persone” con disabilità si è andato modificando profondamente nel corso degli ultimi decenni. Il rinnovamento pedagogico ha favorito il passaggio da un atteggiamento assistenziale e protezionistico, che garantiva la soddisfazione dei bisogni primari, alla promozione di una qualità della vita e di una realizzazione della “persona” con disabilità attenta e rispettosa del suo divenire biologico, psicologico ed esistenziale. Ma molto resta ancora da fare. La centralità della persona è un valore certamente acquisito a livello teorico, ma non sempre realizzato concretamente e in modo adeguato negli interventi a favore delle persone con disabilità. Ma esiste un luogo in Calabria, dove l’impegno a favore dell’integrazione delle persone con disabilità si colloca oltre il dire eccessivo e retorico, le buoni intenzioni e le vuote celebrazioni formali. Succede a Isola Capo Rizzuto (Crotone), dov’è stato concepito un progetto d’avanguardia, perché la parità dei diritti, la non emarginazione, l’integrazione sociale delle persone con disabilità si traducano in azioni concrete. Giusto ieri, nella sala del Palazzo Vescovile del Duomo di Isola, è stata presentata la “Mini Olimpiadi per disabili: lo sport come strumento di comunicazione fra il sé e l’altro”. L’iniziativa è promossa dall’ufficio progetti della “Misericordia di Isola”, in collaborazione con il gruppo dei giovani dell’Oratorio, e avrà la durata di 10 giorni, densi di attività motorie, teatrali, laboratori, giochi di abilità - orientamento. Una giornata, inoltre, sarà dedicata ad attività con i cavalli, spesso validi "collaboratori" di educatori, riabilitatori e terapeuti che si occupano di disabilità. Il progetto è patrocinato dalla Regione Calabria, dalla Provincia di Crotone e dall’Amministrazione Comunale di Isola Capo Rizzuto. Durante la presentazione dell’iniziativa, il parroco don Edoardo Scordio ha citato il brano del Vangelo di Marco (10, 46-52) relativo al “cieco di Gerico”, per riflettere sull’atteggiamento di solidarietà e di ascolto che Gesù manifestò nei confronti di una persona con disabilità, che nella cultura del tempo era, invece, considerato sinonimo di impurità e castigo di Dio.
“Ma i disabili non vogliono compassione da noi - ha affermato don Edoardo - perchè per tanti aspetti siamo noi ad essere più carenti di loro, sotto molti punti di vista”. Don Edoardo ha poi tracciato la differenza tra il concetto di solidarietà e quello di assistenzialismo. Quest’ultimo è stato definito “un brutto modo di aiutare gli altri, perchè promuove la cultura della diseducazione, così com’è accaduto ai cittadini di Isola, i quali si sono abituati a fare ciò che vogliono, con il conseguente risultato del mancato pagamento delle tasse, dell’abusivismo edilizio o delle lamentele per la crisi idrica, che non viene sopperita da atteggiamenti di responsabilità, studio e impegno nel provvedere personalmente alla risoluzione dei problemi. Questa è la vera disabilità”.
Ci colpiscono, e condividiamo pienamente, le riflessioni del parroco di Isola, capace di concepire, insieme ai suoi ragazzi, un progetto d’integrazione d’avanguardia, affidando ad esso un forte messaggio per il riscatto civile e morale dell’intera comunità. Quella di Isola, purtroppo, è una realtà “marchiata” da gravi contraddizioni sociali. La riaffermazione della centralità della persona e del suo valore etico, a partire dai soggetti più emarginati, ci sembra un modo utile, quanto coraggioso, per rilanciare quel territorio. Isola Capo Rizzuto potrebbe diventare in questo senso un esempio per la Calabria, che non sarà salvata dalla classe politica, ma solo da un profondo e radicale rinnovamento culturale e spirituale. Ma, si sa, un don Edoardo non fa primavera, e l’operato dei sacerdoti nelle nostre comunità non è sempre all’altezza della profonda crisi di valori che attraversa drammaticamente la nostra regione, anzi! Se dovesse continuare così, la crisi delle vocazioni potrebbe essere addirittura salutata come un fatto provvidenziale, il male minore, sempre che il laicato cattolico, sacerdozio regale, prenda maggiore coscienza della propria missione nella Chiesa e nel mondo. In fondo sarebbe come tornare alla Chiesa delle origini: “non abbiate paura”!

Cieli e terra nuova...

Crediamoci!

Opera prima di Nina Taccone, pubblicata dalle Edizioni Ursini: “OLTRE IL CUORE”, racconti e poesie

ROSARNO - A quasi 80 anni, Nina Taccone, grazie ai figli, corona il sogno di una vita e pubblica, con le Edizioni Ursini di Catanzaro, una bella raccolta di poesie e racconti dal titolo “Oltre il cuore”. Pur avendo coltivato sin da giovane la passione dello scrivere, partecipando a numerosi concorsi letterari, Taccone non aveva mai dato alle stampe alcun lavoro, se si esclude la presenza in qualche antologia, convinta com’era che le sue opere fossero il frutto di autentici momenti interiori che andavano conservati con grande gelosia nello scrigno della memoria.
“Autodidatta e casalinga - scrive di lei Ugo Verzì Borgese - possiede una sensibilità accorata che la ha spinta ad avvicinarsi alla poesia. Il verso l’aiuta a dipanare la sua personalità; la riflessione non priva di finezze rispecchia nella sua poesia le lacerazioni del suo animo di donna”.
La silloge poetica e narrativa, pubblicata nei giorni scorsi da Ursini, ci porge interamente l’anima dell’Autrice, ci dà una poesia del nostos; una poesia del ritorno della mente a fatti della giovinezza della Taccone, vissuti e rivissuti nel proprio cuore, dalla giovinezza all’età matura.
Sono episodi e personaggi rimasti vivi nel cuore di Nina Taccone, che, ora, in età matura, riprende liriche scritte in altro tempo; qualche altra lirica aggiunge oggi, alla luce di ulteriori letture e alla luce del suo sentimento palpitante, perché ella sente il bisogno di lasciare testimonianza della sua vita, del suo passare, delle persone che in altro tempo ed in altra stagione sono venute in contatto con lei. Ed il cuore di Nina sembra essere rimasto sempre semplice, sempre bello, sempre delicato.

“E delicata - aggiunge Ugo Verzì Borghese - è la poetessa a richiamare i tanti episodi della sua vita, i tanti personaggi con cui è venuta in contatto; e, soprattutto, con i familiari più stretti verso i quali ha sempre una parola di conforto e uno scatto di amorosa partecipazione.
Se è vero, com’è vero, che il tempo tutto cancella dalla memoria, la poetessa è dell’avviso che il suo libro servirà a lasciare ‘memoria’, l’impronta di un passare.
I motivi autobiografici, sia nei racconti e nelle poesie, ritornano costanti, dolci nella memoria; e la poesia, a mio parere, dove l’Autrice parla col cuore in mano, è “Un Diario”: un diario che “non ingiallisce e non si strappa” perchè “legato con i fili dell’amore”.
Nina Taccone non si sente ‘foglia morta’ pur nel tormento della vita, ma è una donna certa che “una nuova luce svelerà / questo mio ignoto pauroso/ e implorerò al Signore il suo perdono”.
Gli otto racconti inseriti nel volume sono anch’essi un ‘diario scritto col sangue’.
Le storie piccole di un microcosmo si dilatano nella sensazione dell’Autrice, che fa palpitare i personaggi, fa partecipare la natura a questi contesti narrati; una vita nella vita e per la vita.
“E’ bene - conclude Verzì Borgese - che il lettore si accosti, in punta di piedi e con la delicatezza ai racconti e alle liriche di Taccone e scopra, un po’ alla volta, durante la lettura, l’animo lirico di questa donna; il suo sentire; ne veda la semplicità ma al tempo stesso il suo amore al bello, al grande, al desiderato; di scoprire il desiderio di una poetessa di sciogliere nodi paurosi di un ignoto nella ricerca del perdono divino”.

giovedì 21 agosto 2008

Torre di Ruggiero (CZ): SCIALART 2008, Festival di "Musica Arte e Solidarietà" dal 24 al 26 agosto

Il centro calabrese, che ospita la rassegna da tre anni, è in prima linea con Amnesty International nella difesa dei diritti umani

Amnesty Intermational - L'associazione culturale "I Sognatori", la Sezione Italiana di Amnesty International, l'Amministrazione comunale di Torre di Ruggiero (CZ) con il patrocinio della Regione Calabria presentano la terza edizione di Scialart, il festival di 'Musica Arte e Solidarieta'' che si terrà a Torre di Ruggiero dal 24 al 26 agosto, dedicato al 60° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani. Torre di Ruggiero ospiterà eventi di musica, ballo, teatro, pittura, fotografia e momenti di condivisione di idee e riflessioni al fine di proporre una molteplicità di linguaggi artistici e per sensibilizzare il pubblico e le istituzioni sulle situazioni di disagio, sofferenza e soprusi a cui molte popolazioni, comunità e singoli individui sono sottoposti. L'evento sarà ulteriormente valorizzato dalla ricorrenza del 150° anniversario della ricostruzione del Santuario Mariano di Torre di Ruggiero, che da tre anni accoglie la rassegna. Da qui la volontà di organizzare un incontro inter-religioso sul dramma di milioni di profughi che vivono in drammatiche condizioni in paesi attraversati da conflitti politici e militari.

Durante la manifestazione, i Gruppi locali di Amnesty International cureranno le attività pomeridiane e allestiranno stand per la diffusione del materiale informativo dell'organizzazione sul sessantesimo della Dichiarazione universale dei diritti umani e per la raccolta di firme sulle campagne in corso.

PROGRAMMA:

Domenica 24 agosto ore 19:00
Ore 17.00: Inaugurazione Mostra di pittura e fotografia
Ore 19.00: Aperitivo musicale "Suoni e sapori di Calabria" con degustazione di prodotti tipici
Ore 21.00: Inizio concerti
"BACIAMO LE MANI" (Ragusa)
"RATTI DELLA SABINA" (Roma)

Lunedì 25 Agosto
Ore 16.30: Attivita’ pomeridiane curate dalla Circoscrizione Calabria di Amnesty International
Ore 19.00: Spettacolo teatrale curato da ‘Scialattori’
Ore 21.00: Inizio concerti
Gruppo Zed Folk (Salerno)
Bunarma A Folk-Pop-Rock (R. Calabria)

Martedi’ 26 Agosto
Ore 16.30: Attivita’ pomeridiane curate dalla Circoscrizione Calabria di Amnesty International
Ore 19.00: Tributo a Rino Gaetano. Aperitivo musicale con degustazione di prodotti tipici
Ore 21.00: Inizio concerti
Diva Scarlet Rock (Bologna)
Spasulati Band Reggae (Cosenza)

Per informazioni:
Tel. 328-4332251

CREDIAMOCI!

mercoledì 20 agosto 2008

"La melanconia del vampiro" di Vito Teti ripubblicata da Manifestolibri

Il prof. Vito Teti insegna Etnologia e Letteratura Popolari presso l'Università della Calabria, dove dirige il "centro di antropologie e letterature del mediterraneo" presso il Dipartimento di Filologia, ed è presidente del corso di Laurea in Lettere. Di recente Manifestolibri ha ripubblicato il suo saggio sulla figura del vampiro, come prototipo dell'eroe maledetto. Il prof. Teti ne ha tracciato un ampio profilo analizzando il suo sviluppo storico "dal folklore dell'Europa centrosettentrionale alle dispute settecentesche, dalla letteratura romantica alla psicoanalisi, dal cinema all'industria culturale, dai fumetti a internet". Vi proponiamo un'intervista sull'argomento al noto etnologo calabrese, pubblicata oggi su il Giornale.it, dal titolo "Un eroe problematico e umanissimo".

Presentazione, indice e alcune pagine del libro La melanconia del vampiro
Recensione del libro

L'intervista:
www.ilgiornale.it 20.8.08 - Il professor Vito Teti è docente di etnologia presso l’università della Calabria e tra le sue molte pubblicazioni c’è anche La melanconia del vampiro un classico sui vampiri come soggetto letterario e culturale (recentemente ripubblicato da Manifestolibri). Professor Teti perché il vampiro ci affascina da almeno due secoli? «Il vampiro letterario afferma il prototipo dell’eroe maledetto. È, a differenza del vampiro folclorico, un archetipo della modernità, parla di inquietudine. Segna la fine, ma anche il rimpianto, del mondo tradizionale...». Il suo successo in letteratura è ciclico. Come mai? «Non vorrei legare la questione meccanicamente al contesto sociale, ma nei periodi di passaggio questa figura mitica appare come particolarmente affascinante... In fondo il vampiro rappresenta bene l’“altro” il “nemico”. Come rappresentazione del pericolo terrorista ha un suo senso... Del resto è un pericolo strisciante che si insinua tra noi in maniera indiretta come il vampiro medesimo... ». Lei però parla, a partire dal suo libro, anche di melanconia del vampiro... «Sì, il vampiro è andato via via assumendo caratteristiche sempre più ambivalenti. È carico di solitudine, vorrebbe amare l’altro e invece lo divora, in qualche modo è sempre più una proiezione della nostra società: può tutto ma è solo. Poi è anche per sua natura un simbolo adatto a incarnare una profonda riflessione sulla vita e sulla morte. In una società dove non vogliamo più invecchiare, dove la morte ci è diventata estranea e elaborare il lutto è sempre più difficile, l’eternità del vampiro piace. È un modello di eternità sia agognata, sia temuta». Insomma il vampiro ci affascina perché è cambiato nel tempo e ci assomiglia sempre di più? «Racconta che in noi c’è bene e male, che vorremmo essere onnipotenti ma sappiamo che questo potrebbe disumanizzarci».

Alcune opere di VITO TETI:
1993 - La razza maledetta. Origini del pregiudizio antimeridionale, Il Manifesto, Roma
1994, 2007 -
La melanconia del vampiro, Manifestolibri
1999 - Il colore del cibo, Meltemi
2004 -Il senso dei luoghi. Memoria e vita dei paesi abbandonati, Donzelli

martedì 19 agosto 2008

Chi controlla il controllore? - Un articolo di Giusva Branca

Giusva Branca ha pubblicato ieri su www.strill.it un articolo dove, partendo dal "caso-Tricoli", sviluppa una riflessione attenta e lucida sui rapporti tra certa magistratura e torbidi ambienti politico-affaristico-imprenditoriali. Collusioni intollerabili in una società civile, che penalizzano fortemente la crescita della nostra regione. Riproponiamo l'articolo su "Utopie Calabresi".

Articolo di Giusva Branca, da www.strill.it - Dorina Bianchi si dice “perplessa e preoccupata”; Doris Lo Moro, magistrato, dice che il “caso-Tricoli” rappresenta la sconfitta di tutta la Calabria, e non sono i soli rappresentanti delle Istituzioni a manifestare sorpresa per il caso-Tricoli, che, a Crotone, ha scoperchiato l’ennesimo rapporto ambiguo tra impresa, criminalità e magistratura.
Bene, questi signori o mentono (ben sapendo di farlo) o vivono in un altro mondo.
Se la Calabria ha ancora un barlume di speranza questo passa attraverso la necessità di scrollarsi di dosso incrostazioni vecchie di decenni, zone grigie create ad arte nei lustri attraverso assi tanto occulti quanto robusti tra i veri esponenti della classe dirigente intesa in senso ampio.
La (falsa) sorpresa palesata nello scoprire i rapporti tra Vrenna e Tricoli fa il paio con quella – analoga – che scosse Catanzaro rispetto alla scoperta (sic!) dei fittissimi collegamenti intercorrenti tra politica e magistratura, nella fattispecie emersa dalle intercettazioni tra il Procuratore Capo pro tempore, Lombardi, ed il parlamentare, nonché avvocato, Pittelli.
Bene, se vogliamo continuare – tutti – a svolgere il nostro ruolo in questa rappresentazione di noi stessi (intesi come società calabrese) che sta rapidamente evolvendo dalla commedia al dramma passando per la farsa, siamo padroni di farlo, ma, altrimenti, è ora di dire le cose che, peraltro, quasi tutti sanno.
Per decenni il sistema di potere calabrese è passato anche attraverso la contiguità di rapporti, quasi sempre perfettamente leciti, ma altrettanto inequivocabilmente inopportuni, di alcuni magistrati con ambienti politico-affaristico-imprenditoriali che, a loro volta, troppo, troppo spesso, si sono dimostrati soltanto la testa di ponte, la camera di compensazione verso attività – quelle sì – dichiaratamente illecite portate avanti da gruppi criminali.
In troppi casi nelle città calabresi, per decenni e decenni, hanno sviluppato l’intera loro carriera magistrati nati e cresciuti sul posto, inevitabilmente amici, parenti, compagni di scuole o di università con persone che, poi, hanno preso altre strade, a loro volta troppo spesso intersecantesi, negli anni, sul piano professionale.
Eppure, se si fosse soltanto voluto, nei decenni, analizzare in maniera incrociata i rapporti di frequentazione, ma anche di veri e propri affari, spesso a nome di mogli, fratelli, etc. tra i rappresentanti dei sopra elencati quattro poli-cardine della società civile, non sarebbe stato difficile individuare quanto meno dei punti di partenza per meglio comprendere alcune dinamiche.
Continuiamo a dircelo con franchezza e chiarezza: per troppi anni i salotti ed i circoli di provincia calabresi hanno rappresentato una sorta di “zona franca extraterritoriale” dai contorni in origine – forse – netti ma che, nel tempo, chi ne aveva interesse ha fatto in fretta a fare diventare ambigui.
La qual cosa, nella maggior parte dei casi, dove non ha creato danni reali, ha, comunque alimentato chiacchiere, pettegolezzi, passaparola – devastanti in tutte le piccole comunità – che spesso hanno portato al danno più grande, pur se intangibile: la perdita di credibilità dei singoli e, conseguentemente, delle Istituzioni rappresentate. A maggior ragione se si tratta del potere giudiziario.
Eppure, il metodo per porre un freno, da almeno 40 anni, a questo tipo di degenerazione ci sarebbe anche stato: sarebbe bastato ruotare i magistrati nelle loro sedi di applicazione, così come avviene per i Prefetti, i Questori, soprattutto per evitare che, in maniera grossolanamente induttiva, ci andassero di mezzo, nella considerazione collettiva, anche coloro i quali – vivaddio la maggior parte – invece, si sono sempre mantenuti con le loro condotte specchiate, personali e professionali, al di sopra di ogni sospetto.
Perché se è vero, come è vero, che sulla moglie di Cesare non erano tollerati sospetti, è anche vero che qualcuno dovrà anche porsi il problema di chi controlli il controllore…

lunedì 18 agosto 2008

Reggio Calabria ospiterà il "Cultural Medley 2008" dal 21 al 25 agosto

www.strill.it Reggio Calabria ospiterà, dal 21 al 25 agosto, il “Cultural Medley 2008”: un prestigiosissimo evento internazionale di Erasmus Student Network (una delle principali associazioni studentesche europee che si occupa del potenziamento e del supporto al programma internazionale di scambio “Socrates-Erasmus”).
L’evento prevede la promozione della cultura del paese ospitante in rapporto con quelle dei paesi di provenienza dei 50 ospiti internazionali, anch’essi membri di sezioni ESN, che saranno presenti all’evento.
ESN Rhegium, organizzatore dell’evento, ha preparato un programma d’eccellenza per la promozione del territorio reggino: i partecipanti saranno ospitati nella splendida cornice del “Villaggio del Pino” sito in Melia di Scilla, dal quale potranno ammirare l’incredibile panorama offerto dalle due sponde dello Stretto, visiteranno il Museo Nazionale della Magna Grecia, il Parco Archeologico di Locri Epizephiri, i borghi di Gerace e Scilla, senza dimenticare le escursioni verso alcune delle spiagge più belle del nostro litorale; avranno altresì il piacere di gustare piatti tipici italiani e calabresi nonché la cucina turca, essendo ESN Turchia co-organizzatore dell’evento.
Durante l’evento spazio anche per la vita notturna: i partecipanti, infatti, non mancheranno di divertirsi a tempo di musica grazie alle quattro feste in programma per altrettante serate.
Va senz’altro ricordato che il “Cultural Medley” è sicuramente uno degli eventi di spicco interni all’associazione, difatti è stato in passato ospitato da città europee del calibro di Monaco di Baviera, Madrid, Budapest, Zurigo eccetera.
Reggio Calabria è quindi la prima città di taglio medio a ospitare un così importante evento studentesco, avendo battuto, nell’assegnazione dell’evento medesimo, l’agguerrita concorrenza di una città come Cracovia.
Il “Cultural Medley” si aprirà, come detto, il 21 di agosto con la conferenza inaugurale a cui saranno presenti autorità ed enti patrocinanti dell’evento quali il Sindaco di Reggio Calabria, il Presidente della Provincia di Reggio Calabria, il rappresentante dell’Università Mediterranea, il Sindaco del Comune di Scilla, rappresentati dell’Europarlamento e della Commissione Europea ed i Presidenti di ESN Italia e Turchia.
La conferenza prenderà il via alle ore 18 nella sala conferenze del “Villaggio del Pino”.

Il Castello Aragonese di Reggio Calabria 
Foto di Saverio Autellitano

Pizzo, mostra di falsi d'autore

Al Museo della Tonnara, dal 18 al 31 agosto

Pizzo - Mostra di falsi d’autore certificati e complementi di arredo al Museo della Tonnara di Pizzo, dal 18 al 31 agosto. Organizzata da Rossella Cerminara, Caterina Petit e Luciano Sacco, del gruppo “InChiostro - Terra di Calabria”, con l’adesione dell’amministrazione comunale e della casa editrice Ursini di Catanzaro. La mostra sarà aperta dalle ore 18,00 alle ore 24,00, festivi inclusi.
Tra gli altri saranno esposti “falsi” di Klimt (Il bacio, Signora con cappello e boa di piume, Le amiche, Donna con ventaglio, Danae, L’albero), Manet (Garofani in un vaso di cristallo), Monet (Prato, Londra - il Parlamento, La Grenouillère), Brueghel (Bouquet), Caravaggio (Bacco), Modigliani (Ritratto di donna con cravatta nera), Vouet (Vergine con Bambino e la rosa), Fede Galizia (Natura morta con pesche). Van Gogh (Girasoli, Notte stellata, La stanza), Raffaello (La fornarina), Picasso (Ragazzo con la pipa), Gauguin (Donna con mango) Dalì, (Cigni che riflettono elefanti). “Il nostro obiettivo - hanno dichiarato Rossella Cerminara Caterina Petit - è quello di fare emozionare il visitatore attraverso le copie d’autore, riprodotte e certificate da qualificati artisti contemporanei. Il colore, le forme, la preziosità degli elementi, conferiscono ai “falsi” il carattere di autentiche opere d’arte che vale la pena di ammirare e collezionare. Un settore, questo, in forte espansione che, siamo convinte, non mancherà di suscitare grande interesse anche nella nostra regione”.

Uno dei "falsi d'autore" della mostra di Pizzo

sabato 16 agosto 2008

A Squillace, presentazione del volume “Brividi a Sud” di Rocco Pedatella

Cinque storie di mistero, colori e sapori ambientate in Calabria

Squillace (16.8.2008) - Confermata per domani pomeriggio, in Piazza Risorgimento, a partire dalle ore 18,00, la presentazione del libro “Brividi a Sud” (cinque storie di mistero, colori, sapori, odori ambientate in Calabria): primo volume di Rocco Pedatella, calabrese di nascita e manager di una multinazionale, pubblicato nei giorni scorsi dalle Edizioni Ursini di Catanzaro.
Proprio a Squillace è ambientata una delle cinque storie, dal titolo “Boa Boa” che sarà proposta ai presenti ad inizio manifestazione.
Alla presenza dell’autore, interverranno Guido Rodio, sindaco della città, Sarino Facciolo, dirigente medico, Ignazio Spanò, assessore alla Pubblica Istruzione, G. Battista Scalise, dirigente scolastico e responsabile culturale dell’associazione “Accademia dei Bronzi”.
Si tratta di cinque racconti lunghi incentrati su situazioni abbastanza strane e insolite, soprattutto per quanto attiene gli sviluppi conclusivi. Il tutto nel segno dei profumi e dell’ambiente calabrese (Squillace, Mandatoriccio, Tropea, Capo Rizzuto, Santo Stefano d’Aspromonte) e, naturalmente, del mistero ovvero di un insieme di suspence da cui fuoriescono le personalità dei vari personaggi, ancorati a loro volta in maniera ombelicale alla Calabria, a quelle radici di storia e di tradizioni (singolari, al riguardo, le ricette riproposte al termine dei singoli racconti: risotto alle more, farfalle all’ortolana, le friselle del nonno, linguine cozze e ceci, sardella calabrese) di cui vanno fieri un po’ tutti i giovani e i meno giovani di questi riuscitissimi “brividi”.
“Per rendercene conto (e lo faranno di certo i lettori, anche i più distratti) - scrive il giornalista Fulvio Castellani - sarebbe sufficiente soffermarci sulle pagine di chiusura delle storie “Boa Boa”, con Luca che al risveglio sente dire dagli amici dell’uccisione di un cane e di un delfino che lui, in sogno, sapeva di aver colpiti a morte; “L’autogrill”, con Vincenzo e Sarino che si confessano amore essendo gay fin dalla gioventù; “L’Organizzazione”, in cui le tre prove che hanno impegnato la giovanissima banda di ragazzini non risultano essere che delle semplici e ricorrenti bravate…”.
Certo è che la scrittura di Rocco Pedatella, efficace e pulita com’è, trasmette d’un subito interesse, coinvolge, appassiona, rende atmosfere decisamente di stampo thriller; un thriller, comunque, che fuoriesce dai canoni abitudinari e che lascia non poco amaro in bocca proprio per la singolarità di scene che anticipano la calata del sipario.
Ogni storia, pertanto (avvincenti e dai toni alti, ovviamente, anche le scene legate a “La vendetta” e “La confessione” con i personaggi ben scavati e resi con consumata maestria descrittiva), ha un suo andamento, un suo sviluppo ed una sua ragnatela di momenti più o meno magici, sempre in ogni caso ombelicamente uniti nel segno di una solida amicizia che accomuna i vari protagonisti dei racconti.
Da ciò non si può che rilevare la felicità stessa che Rocco Pedatella prova nello scrivere, nell’inventare e nel fotografare via via alcuni dei tanti angoli della Calabria a testimonianza del suo amore per una terra che è stata cantata e descritta da non pochi altri scrittori e poeti, anche contemporanei, molti dei quali sono stati accolti nelle collaudate collane delle Edizioni Ursini.“Una felicità scritturale - aggiunge Castellani - che sottende altri orizzonti, altre prove, altre incursioni nell’io degli altri e, perché no, di se stesso. Si, perché ogni “brivido” racchiude (almeno questa è la nostra impressione) un mondo che è stato e che è suo, e che vorrebbe poter consegnare anche a quanti amano, oltre una lettura scorrevole e di facile presa, le sfaccettature policrome di un ieri non proprio lontano e quel concerto di luci, di colori e di suoni che proviene dal saper coniugare il mare e l’ambiente anche aspro di una Calabria accogliente e dal volto non solcato dalle rughe del silenzio”.

giovedì 14 agosto 2008

Sarà avviato il processo canonico per il riconoscimento del culto a Cassiodoro

L'ARCIVESCOVO METROPOLITA DI CATANZARO-SQUILLACE,
MONS. ANTONIO CILIBERTI, HA ANNUNCIATO LA STORICA DECISIONE
di Salvatore Taverniti

SQUILLACE - L’arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, mons. Antonio Ciliberti, ha dato l’annuncio ufficiale della decisione di avviare il processo canonico diocesano per il riconoscimento del culto prestato per vari secoli a Cassiodoro, non solo a Squillace e in Calabria, ma anche in diverse parti dell’Europa. Il provvedimento è stato letto, nel corso di una manifestazione su Cassiodoro, a Squillace, dal vicario generale dell’arcidiocesi, mons. Raffaele Facciolo, ed è stato accolto con soddisfazione dalla comunità locale. Il sindaco di Squillace, Guido Rhodio ha ringraziato pubblicamente l’arcivescovo “per questo dono inatteso che, insieme alle autorevoli riflessioni pronunciate da papa Benedetto XVI nel marzo scorso, rendono al nostro Cassiodoro, un gigante della cultura e della spiritualità cristiana, il giusto tributo di omaggio che una personalità così eminente, non solo come uomo di cultura e come statista, meritava di avere anche dalla Chiesa locale e universale”. “Questa decisione – ha aggiunto Rhodio - spezza finalmente il silenzio di quindici secoli della Chiesa locale, diocesana e calabrese, su questa grande figura di umanista, di politico, di asceta e di santo della nostra terra, che gli studiosi e i popoli da sempre riconoscono come uno dei padri fondatori dell’Europa. Squillace e il suo comprensorio ne sono orgogliosi e auspicano la celerità del processo canonico per vedere finalmente riconosciuto l’onore degli altari a questo grande figlio della Calabria e dell’Europa cristiana”.
Flavio Magno Aurelio Cassiodoro si dedicò alla vita politica e all’impegno culturale nell’occidente romano del suo tempo. Consapevole della necessità di non lasciare svanire nella dimenticanza tutto il patrimonio umano e umanistico, accumulato nei secoli d’oro dell’Impero Romano, Cassiodoro collaborò ai livelli più alti della responsabilità politica con i popoli nuovi che avevano attraversato i confini dell’Impero e si erano stanziati in
Italia. Anche lui fu modello di incontro culturale, di dialogo, di riconciliazione. Le vicende storiche non gli permisero di realizzare i suoi sogni politici e culturali, che miravano a creare una sintesi fra la tradizione romano-cristiana dell’Italia e la nuova cultura gotica. Quelle stesse vicende lo convinsero, però, della provvidenzialità del movimento monastico, che si andava affermando nelle terre cristiane. Concepì l’idea di affidare proprio ai monaci il compito di recuperare, conservare e trasmettere ai posteri l’immenso patrimonio culturale degli antichi, perché non andasse perduto. Nel suo insegnamento, distribuito in varie opere, la preghiera, nutrita dalla Sacra Scrittura e particolarmente dalla frequentazione assidua dei Salmi, ha sempre una posizione centrale quale nutrimento necessario per tutti. La ricerca di Dio, tesa alla sua contemplazione, resta lo scopo della vita monastica. Cassiodoro si dedicò a studi filosofici, teologici ed esegetici senza particolare creatività, ma attento alle intuizioni che riconosceva valide negli altri. Leggeva con rispetto e devozione soprattutto Girolamo ed Agostino. Citando Girolamo esortava i monaci di Vivarium: “Conseguono la palma della vittoria non soltanto coloro che lottano fino all’effusione del sangue o che vivono nella verginità, ma anche tutti coloro che, con l’aiuto di Dio, vincono i vizi del corpo e conservano la retta fede. Ma perché possiate, sempre con l’aiuto di Dio, vincere più facilmente le sollecitazioni del mondo e i suoi allettamenti, restando in esso come pellegrini continuamente in cammino, cercate anzitutto di garantirvi l’aiuto salutare suggerito dal primo salmo che raccomanda di meditare notte e giorno la legge del Signore. Il nemico non troverà infatti alcun varco per assalirvi se tutta la vostra attenzione sarà occupata da Cristo”.

Cassiodoro nel Vivarium
Miniatura del Codex Amiatinus

Rimpatriata degli ex seminaristi di Squillace degli anni Settanta

NEL SEGNO DEI RICORDI E DELL'AMICIZIA
di Carmela Commodaro

SQUILLACE - Passa il tempo, ma l’amicizia resta. Anche a distanza di tantissimi anni. E’ così per gli ex allievi del Seminario diocesano di Squillace, che nei giorni scorsi, per la seconda volta, si sono incontrati per una rimpatriata nel segno dei ricordi e dell’amicizia. A promuovere e organizzare la bella rimpatriata l’instancabile Totò Catroppa, che è riuscito a contattare numerosissimi ex seminaristi degli anni Settanta. Hanno risposto all’appello, questa volta, Enzo Caristo, Luigi Caristo, Guido Caristo, Rosario Commodaro, Antonio Calabrese, Antonio Guido, Pasquale Treccosti, Pietro Tedesco, Vincenzo Fera, Fernando Rocca, Nunzio Saraceno, Filippo Catalano, Giuseppe Sestito, Luciano Mercurio, Francesco Maiuolo, Raffaele De Raffaele, Antonio Severini, Domenico Cetraro, Giuseppe Tinello, Francesco Nania, Nicola Mantello, Demetrio Laface, Giovanni Laface, Rocco Mungo, Saverio Lagrotteria e Salvatore Taverniti. Erano presenti alla festa anche i docenti Luisa Policicchio Di Lieto, mons. Raffaele Facciolo (vicario generale), don Biagio Cutullè, don Bernardo Marascio e la signora Grazia Sgrenci, cooperatrice del Seminario.
Molti di loro si erano già visti lo scorso anno, in occasione del trentennale. Ma quest’anno si sono ritrovati nei locali del Seminario di Squillace, dove mons. Raffaele Facciolo ha celebrato la santa messa. Tanti i ricordi riaffiorati fra i corridoi del Seminario e gli aneddoti legati a quegli anni trascorsi insieme.
Dopo gli abbracci e i consueti scambi di informazioni sulle vicende della propria vita, gli ex seminaristi hanno concluso la rimpatriata con un’ottima cena presso l’agriturismo “Appoiato”. Con la promessa di un nuovo incontro nella prossima stagione estiva.

Gli ex seminaristi al raduno di Squillace

Musei aperti in tutt'Italia a Ferragosto

Un Ferragosto d'arte e di cultura

Venerdì 15 agosto gran parte dei musei, monumenti e siti archeologici statali saranno aperti al pubblico. Per ogni informazione su orari di apertura, prenotazioni ed eventuale costo del biglietto è attivo tutti i giorni, dalle 9:00 alle 19:00, il call center nazionale che risponde al numero verde 800991199, gratuito per chiamate da telefonia fissa.

“I simboli dell’arte più conosciuti e i tesori dell’Italia minore diffusi sul territorio – ha dichiarato il Ministro per i beni e le attività culturali, Sandro Bondi - spesso vicini alle località turistiche, saranno visitabili anche il giorno di ferragosto. Un’occasione per i turisti e i cittadini italiani di rendere la vacanza un’opportunità per conoscere il ricco patrimonio artistico e culturale nazionale. Sono certo che sarà possibile scoprire con emozione le bellezze a volte celate del nostro territorio, sorprendendoci di quante meraviglie e tesori nascosti è ricca l’Italia”. Ogni regione offre la possibilità di dedicare la giornata all'arte; sul sito del Ministero per i beni e le attività culturali, www.beniculturali.it, è disponibile l’elenco completo dei musei e delle aree archeologiche visitabili.

In Calabria aperti il Palazzo Arnone di Cosenza, il Museo Statale di Mileto, il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria e il parco archeologico di Scolacium a Borgia (Roccelletta).


Basilica di S. Maria della Roccella
Parco Archeologico di Scolacium - Roccelletta di Borgia
 

Fonte immagini: www.calabria.org.uk
 

Buon Ferragosto!

mercoledì 13 agosto 2008

Il meridionale e il potere secondo Corrado Alvaro

Un'amara riflessione del grande scrittore calabrese
Anno 1938

"Il meridionale ha un tale desiderio del potere, poiché non conoscendo una libera società dipende tutto dai potenti, che è entusiasta del potere qualunque esso sia. Alla stazione di Foggia, un tale, pover'uomo all'apparenza, leggeva ad alta voce tra sé e sé il discorso d'un qualunque ministro riportato in un giornale. Come ci si può fare una posizione nel Mezzogiorno su questa cieca adorazione del potere, vantando grandi relazioni. Immaginare tutto un paese intorno a qualcuno che reputa potente, e che poi si scopre sprovvisto di ogni autorità. È il tema del «Revisore». Una signora meridionale, a Roma, diceva con indifferenza e con naturalezza di un tale che si teneva lontano dagli uomini del regime: «Perché non si è piegato?» Generalmente immaginano comprato con alcune occulte manovre chi poi professa idee, qualunque idea, anche se del partito dominante. Insomma, è la disistima dell'individuo in ogni caso; l'uomo non può essere che un folle impratico o un venduto". (Corrado Alvaro, Quasi una vita, Bompiani, Milano 1994, p. 200).

lunedì 11 agosto 2008

Inaugurata a Squillace mostra a fumetti sulla vita di Cassiodoro

All'inaugurazione della mostra mons. Antonio Ciliberti, arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, ha annunciato l'avvio del processo canonico diocesano per il riconoscimento del culto prestato per secoli a Flavio Magno Aurelio Cassiodoro.

di Salvatore Taverniti

SQUILLACE – Una sorpresa fuori programma, di enorme rilievo storico-religioso, ha caratterizzato la cerimonia dell’inaugurazione a Squillace, domenica scorsa, della mostra a fumetti sulla vita di Cassiodoro, curata dal Gruppo periodici delle Edizioni Paoline, e delle celebri “Case di Cassiodoro”, un monumento, forse una reliquia del famoso monastero di Montecastello, restaurato e reso fruibile dal Comune con finanziamenti della Regione e dell’Unione Europea.
Prima della benedizione e del rituale taglio del nastro l’arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace, mons. Antonio Ciliberti, con un annuncio a sorpresa, ha infatti comunicato di aver deciso di avviare il processo canonico diocesano per il riconoscimento del culto prestato per vari secoli a Magno Aurelio Cassiodoro, non solo a Squillace e in Calabria, ma anche in diverse parti dell’Europa, come l’Inghilterra (Oxford) e la Germania (Munstereifel), dove venne appellato spesso come beato e invocato come santo.
La mostra riguarda quarantotto tavole originali dei fumetti sulla vita di Cassiodoro in esposizione presso la chiesa monumentale dell’Immacolata per gentile concessione de “Il Giornalino”. Alla manifestazione, oltre all’arcivescovo erano presenti, tra gli altri, il sindaco Guido Rhodio, il vicario generale diocesano mons. Raffaele Facciolo, il direttore delle Edizioni San Paolo don Antonio Tarzia, il coordinatore del comitato scientifico dell’Istituto Cassiodoro Pietro De Leo, sindaci e amministratori del comprensorio, rappresentanti del mondo della scuola e delle associazioni. “Conosciuto nei luoghi dell’alta cultura dove si approfondisce l’universalità dei saperi – ha affermato il sindaco Rhodio - Cassiodoro, grazie all’iniziativa avviata con le edizioni San Paolo, sarà conosciuto anche dalle nuove generazioni e dai giovani. Vogliamo così diffondere tra i giovani, nelle scuole, negli oratori, nei luoghi di aggregazione dei ragazzi la grande figura del nostro Cassiodoro”. “I fumetti sulla vita si Cassiodoro, disegnati da Stefano Voltolini e sceneggiati da Ottavio De Angelis – ha spiegato don Tarzia - saranno pubblicati su “Il Giornalino” a partire dal prossimo mese di ottobre. Per l’occasione abbiamo costituito anche un’associazione con lo scopo di promuovere le idee del grande statista e monaco squillacese, che già nel V secolo pensava all’Europa unita”. Sull’impegno sociale e politico di Cassiodoro si è soffermato mons. Ciliberti, il quale ha ricordato anche il recente intervento di papa Benedetto XVI che ne ha rilanciato la grande personalità come esponente della cultura e come Padre della Chiesa. Il professor De Leo ha posto l’accento sui manoscritti di Cassiodoro in Europa (“sono 1163”, ha detto), proponendo di farne copia e portarli a Squillace. Poiché Cassiodoro è considerato uno dei padri dell’Europa, De Leo ha poi auspicato che il Parlamento europeo ponesse una sua statua nella propria sede.
Dopo l’inaugurazione, davanti alla chiesa dell’Immacolata, è stata riprodotta l’atmosfera di alcune scene dell’opera teatrale “Un giorno al Vivarium di Cassiodoro”, con la regia di Mario Maruca e le scene di Carmen Commodaro.
Sono stati poi inaugurati i locali delle cosiddette “Case di Cassiodoro”, nei pressi del municipio, recentemente restaurate con la supervisione della Soprintendenza ai Beni ambientali e di Chiara Raimondo dell’Università della Calabria.

L'inaugurazione della mostra

Un scena dell'opera teatrale "Un giorno al Vivarium di Cassiodoro"

Torna il festival "Rumori Mediterranei" di Roccella Jonica dal 13 al 23 agosto

Sottotitolo dell'edizione 2008 "Terremoti", in occasione del centenario del terremoto di Reggio e Messina (1908)

Roccella Jonica (Rc) - (Adnkronos/Adnkronos Cultura) - Giunto alla sua XXVIII edizione, torna dal 13 al 23 agosto il festival "Rumori Mediterranei" di Roccella Jonica sempre con la direzione artistica di Paolo Damiani, presentando come da tradizione un programma che dà ampio spazio alle produzioni originali e alla sperimentazione. Sottotitolo dell'edizione 2008 sarà "Terremoti" in occasione del centenario del terremoto di Reggio e Messina (1908). Rumori Mediterranei non sarà una semplice rassegna di artisti e di gruppi, ma anche un luogo di incontro tra musicisti di aree espressive e geografiche differenti stimolando la contaminazione tra linguaggi diversi come la poesia, la danza, l'immagine, le installazioni, le mostre fotografiche, il cinema. Anche per l'edizione 2008, l'impostazione di fondo non cambierà. A Roccella Jonica i tradizionali spazi del Teatro al Castello e dell'Auditorium Comunale con l'ex convento dei Minimi, uno stupendo spazio ristrutturato che dal 15 al 19 agosto presenterà dei ''solo'' con musicisti del calibro di Stefano Bollani, Massimo Giuseppe Bianchi, Antonello Salis, Rosario Giuliani. Confermati anche gli appuntamenti itineranti in provincia con l'apertura a Reggio Calabria il 13 agosto, presso l'Arena allo Stretto con il concerto di uno dei piu' coinvolgenti musicisti della scena internazionale del jazz, Maceo Parker e la sua band. Il suo concerto sara' preceduto dal nuovo quintetto di Rosario Giuliani che annovera nelle sue fila musicisti del calibro di Dado Moroni, Flavio Boltro, Luca Bulgarelli e Fabrizio Sferra.

Programma e informazioni:

Castello di Roccella Jonica

venerdì 8 agosto 2008

In scena: la Compagnia Motus al Teatro dei Ruderi di Cirella, a Diamante (CS), il 13 agosto

Lo spettacolo "Di quelle vaghe ombre. Prime indagini sulla ribellione di Antigone", diretto da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, rientra nel "Magna Græcia Teatro Festival"

COSENZA, 7 agosto - (Adnkronos/Adnkronos Cultura) - Il Teatro dei Ruderi di Cirella, a Diamante (CS), ospiterà lo spettacolo Di quelle vaghe ombre. Prime indagini sulla ribellione di Antigone della compagnia Motus, diretto da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò. L'appuntamento, previsto per il 13 agosto, rientra nel "Magna Græcia Teatro Festival", la rassegna teatrale itinerante promossa dalla regione Calabria e diretta da Giancarlo Cauteruccio.
Nello spazio scenico, Nicoletta Fabbri e Vladimir Aleksic, insieme a dieci allievi-attori del workshop realizzato dalla compagnia riminese a Roccelletta di Borgia (CZ), recitano i testi curati dalla Nicolò. Le luci e i video sono della Nicolò e di Enrico Casagrande, con le musiche dal vivo e le macchine sonore di Giancarlo Bianchini e Mathilde N. Poireir. Per questo primo studio su Antigone, centrato sul tema della ribellione, la formazione teatrale si è affidata al romanzo di Grete Weil, "Mia sorella Antigone".
Sulla scia del terzo movimento del progetto "X (ics), Racconti crudeli della giovinezza", Motus prosegue, in altra forma e altre dinamiche, l'indagine sui "conflitti fra le generazioni, l'amore tra coetanei e fratelli, i tentativi di civile insurrezione", che da anni ne caratterizza la poetica. "Ancora una volta -si legge nelle note allo spettacolo- per guardare avanti ci volgiamo indietro, lontano come non siamo mai stati per imparare, dalle arcaiche parole di Sofocle, a disobbedire, per re-imparare a dire no. Proseguiamo ostinati, condividendo queste dolorose meditazioni con un gruppo di giovani incontrati sul luogo, in Calabria, ancora nel lungo percorso attorno alla lettera ics, che nega e segnala, che si fa a questo punto incrocio/crossing di vecchio e nuovo, memoria e presente, soprattutto rifiuto verso un qui e ora che comincia a puzzare di morto".

L’isola di Cirella a Diamante (Cosenza)
Fonte foto: www.weebt.net/foto.htm

giovedì 7 agosto 2008

I Bronzi di Riace: il grave atto d'accusa di Giuseppe Braghò

E' uscito da poco il volume di Giuseppe Bragho', ''Facce di Bronzo. Personaggi & figuranti a Riace'', pubblicato dalla Casa Editrice Pellegrini di Cosenza.

Asca - Un volume volutamente scomodo, che vuole fare riparlare, carte alla mano, delle ''verita''' sui famosissimi bronzi di Riace (Rc) e che si presenta come un credibile atto d'accusa, fondato, soprattutto, su una considerevole quantita' d'inediti e sconcertanti documenti, indagati presso l'Archivio Storico del Museo Nazionale Archeologico di Reggio Calabria, che fanno risaltare, senza veli, l'inattendibilita' di Stefano Mariottini, scopritore ''ufficiale'' delle statue, del Soprintendente Giuseppe Foti e di personaggi vicini ai due primi attori. Altre insospettabili figure, appartenenti alla Cultura di Stato, avrebbero, per varie ragioni, partecipato alla ''messa in scena''. Il subacqueo romano, ad esempio, incasso' - prove alla mano - il premio di rinvenimento grazie a un espediente. Giuseppe Bragho' riferisce i particolari resi dalla supertestimone (la quale ha gia' deposto presso il Magistrato inquirente di Locri) presente al momento del furto di scudo e lancia, appartenuti ai Bronzi. Verita' scomode e scottanti a cui lo studioso Bragho' di certo non e' nuovo e che, gia' nel precedente volume ''I Bronzi: le altre verita''', aveva iniziato a spargere e disseminare. Il recentissimo ''Facce di bronzo'' (Pellegrini) affonda la lama con maggiore forza (e prove documentarie).

mercoledì 6 agosto 2008

Il "miracolo" eucaristico di Lourdes del 7 novembre 1999

Il "fenomeno straordinario" è stato ripreso in diretta dalla televisione francese. Ne proponiamo il video, preceduto dalla cronaca dell'evento di Tony Assante. Sono possibili diverse interpretazioni. Noi ci limitiamo a sottoporre il fatto alla vostra attenzione, senza pretendere di trarre alcuna conclusione in merito.

www.tonyassante.com - Il 7 novembre 1999 nella Basilica inferiore di Lourdes si teneva una Messa solenne. Era celebrata dall'arcivescovo di Lione e con lui concelebravano l’allora arcivescovo di Parigi, cardinale Jean-Marie Lustiger, molti vescovi francesi, molti sacerdoti e tutti i superiori dei monasteri trappisti del mondo. La cerimonia era trasmessa in diretta dalla televisione francese. Il celebrante aveva sull’altare per la Consacrazione due ostie molto più grandi di quelle che usano i sacerdoti italiani, come del resto è consuetudine in Francia. All'inizio della messa, le due ostie appaiono nel filmato appoggiate l’una sull’altra formando un corpo unico, tanto che non ci si accorge neppure che sono due e non una sola. Sono poste sulla patena, una specie di vassoio, e vi aderiscono perfettamente. Nel filmato ci sono diverse inquadrature che le riprendono in quella posizione e non ci sono dubbi che le due ostie siano fisicamente appoggiate l’una sull’altra e aderiscano alla patena. Al momento dell’ “epiclesi”, cioè quando i sacerdoti stendono le mani invocando lo Spirito Santo, si verifica il fenomeno. Si vede l’ostia superiore che si stacca dalla sottostante e si solleva. Il movimento è impressionante: l' ostia si alza come se sotto di essa fosse scattata una molla e oscilla tre, quattro volte nell' aria prima di prendere una posizione fissa, orizzontale, a circa un centimetro dalla sottostante, e rimane poi in quella posizione fino alla fine del canone.
La ripresa televisiva mette in evidenza vari momenti della cerimonia, durante i quali il celebrante si muove, si sposta, ed è così possibile vedere, attraverso le due ostie, una sollevata nell’aria e l’altra aderente alla patena, il colore dei paramenti indossati dal celebrante. Poichè il filmato con queste immagini è abbastanza lungo e ricco di primi piani, si ha la possibilità di acquisire, con ragionevole certezza, che non si tratta assolutamente di illusione ottica o di inganno di prospettiva. Esperti del settore, dopo attento esame del filmato, hanno escluso nel modo assoluto una manipolazione tecnica delle immagini.
Miracolo? Come già detto, le autorità ecclesiastiche, interpellate varie volte, hanno scelto di non fare commenti ufficiali. Però, chiunque vede quel filmato prova un’emozione indescrivibile perchè assiste con i propri occhi al verificarsi di un qualche cosa che razionalmente non ha spiegazioni.


Video con immagine ingrandita



Video con immagine rallentata

Le origini dell'Italia in Calabria, fra il Golfo di Squillace e quello di Sant'Eufemia, e l'istituzione dei "sissizi"

IN UN BRANO TRATTO DALLA POLITICA (VII-H, 9-10, 1329 b) DI ARISTOTELE
 
"Ora pare che non sia una scoperta nuova o recente dei filosofi politici che lo stato si debba distinguere in classi separate e che quella dei militari sia diversa da quella dei contadini. In Egitto esiste ancor oggi un ordinamento in tal guisa e pure a Creta: in Egitto, a quanto dicono, in forza della legislazione di Sesostri, in Creta di quella di Minosse. Antica par che sia pure l'istituzione dei sissizi: quelli di Creta si ebbero sotto il regno di Minosse, quelli d'Italia furono molto più antichi di questi. Raccontano i dotti che uno degli abitanti di quella terra, un certo Italo, diventò re dell'Enotria, che dal suo nome, mutato l'antico, si chiamarono Itali invece di Enotri, e che da lui prese la denominazione d'Italia tutta quella penisola d'Europa compresa tra i golfi Scilletino e Lametico, i quali distano tra loro mezza giornata di viaggio. Dicono pure che questo Italo fece contadini gli Enotri che erano nomadi e dette loro altre leggi e per primo istituì i sissizi: è per ciò che ancora oggi alcuni dei suoi successori usano i sissizi e talune leggi di lui". (Aristotele, Politica, Editori Laterza, Roma-Bari 1993, p. 240-241)

Antonio Nunziante, Viaggio nel tempo
Olio su tela, 100x120 cm.

L'Università della Calabria organizza una mostra del grande pittore calabrese - arbëreshe Franco Azzinari

SARA' DEDICATA ALLO SCRITTORE ERNEST HEMINGWAY
Fra gli estimatori del pittore calabrese lo scrittore Gabriel García Márquez, che ha espresso apprezzamenti per il ciclo pittorico di Franco Azzinari sul "mondo" di Hemingway
di Domenico Condito

LA NOTIZIA
L’Università della Calabria organizzerà entro l’anno una mostra del grande pittore calabrese-arbëreshe Franco Azzinari, dedicata allo scrittore americano Ernest Hemingway. L’evento è stato annunciato dal Rettore dell'Università della Calabria, il prof. Giovanni Latorre. ''Azzinnari - ha detto il Rettore - in questi ultimi tempi ha dedicato particolare attenzione alla figura e all'esperienza di Hemingway, di cui il prossimo anno ricorrerà il centodecimo anniversario della nascita, e dalla cui vita, aperta ad una costante ed originale introspezione del mondo e della natura, ha tratto forte e particolare ispirazione. Azzinnari - ha concluso Latorre - con ogni probabilita' esporra' entro l'anno all'UniCal le sue opere dedicate al grande scrittore americano, ma contiamo per l'occasione di organizzare un grande e piu' complessivo momento in onore di questo straordinario esponente della cultura mondiale esteso naturalmente anche al cinema e alla letteratura''.

BIOGRAFIA DEL PITTORE
www.arbitalia.it - Franco Azzinari nasce a San Demetrio Corone, Cosenza, il 3 marzo del 1949. Dopo la morte dei genitori, ancora giovanissimo, abbandona la natia Calabria. Inizia, come giramondo, un vero e proprio viaggio culturale. Attraversa in lungo ed in largo l'Europa. Per diversi anni si ferma a Parigi, dove subisce il fascino dei grandi dell'impressionisismo, in particolar modo: Gauguin, Van Gogh e Monet. I tre prestigiosi artisti avranno un ruolo fondamentale nella personalizzazione della sua tavolozza. In Francia, per necessità, si scopre ritrattista: un gioco che gli permette di vivere.Un anno importante nella sua vita è il 1970. Si stabilisce in Liguria, dove ha formalmente inizio la sua attività pittorica. La regione è la sua via di Damasco. La natura diventa il motivo conduttore della sua arte: la grande madre, il meraviglioso, perché da essa tutto nasce. Nel 1973, nel nuovo studio di Lerici, realizza dieci tavole sulla Liguria, che gli procureranno le attenzioni della critica. Una mostra, nel 1974, presso la galleria "la Cattedrale" di Lerici, darà ufficialmente inizio alla sua tutt’ora intensa, attività artistica.Nello stesso anno, stimolato da un crescente impegno espositivo, inaugura a Milano uno studio-galleria. Nel 1977 intraprende una serie di viaggi in Estremo Oriente sulle tracce di civiltà più antiche. Rientrato in ltalia, riscopre le proprie origini: i paesaggi calabresi dell'infanzia, che ne caratterizzeranno l'attività artistica successiva.Gli anni seguenti sono costellati da importanti viaggi negli Stati Uniti, Seychelles, Brasile.Come pittore ottiene autorevoli e prestigiosi riconoscimenti. Le sue opere fanno ormai parte di importanti collezioni italiane e straniere.Nel 1992, durante un viaggio a Cuba ritrova nei personaggi e nelle campagne i colori della sua terra. Se ne innamora.Attualmente Franco Azzinari vive a lavora tra Milano e Riccione.

DALL'ANTOLOGIA CRITICA"Qui sono stato attratto dal percorso di un artista d'impressioni, stupori, e perfino innocente, che un viaggio a Cuba trasforma, da pittore di grazia per dir così, in pittore di segno, di materia, di realtà. Non è la prova di eclettismo a colpirmi - dal momento che ogni vocazione fa i conti con la possibilità che tutto possa essere o diventare diverso - ma il volgersi del talento verso una forma nuova, ineluttabile e, a sua volta , smentibile; non si darebbero, altrimenti, le stagioni, gli scenari, le materie che tengono insieme i "viaggi" dell'artista, senza i quali verrebbe meno, o ne risentirebbe, il valore della ricerca cioè di una percettibilità che al tempo stesso è scoperta, tecnica e ispirazione, prodotta dal più governato dei pennelli come dalla sua più irresistibile indocilità". Sergio Zavoli

"La natura è tutto, anche ciò che non riusciamo a vedere. E' questo, il mistero: quello spazio che rimane occulto finché non ci viene reso dalla mano dell'artista. Finché, come in un miracolo, ciò che era dinanzi ai nostri occhi e non vedevamo ci viene rivelato come qualcosa di straordinario. Solo un vero creatore può raggiungere tali profondità. Solo un grande artista ci consegna il paesaggio quotidiano, spesso invisibile, con tratti nuovi e nuove tinte. Solo colui che è in grado di sostenere un dialogo intimo, tellurico, con la natura, può operare un tale sortilegio.La natura è una, in tutto il pianeta: torniamo a lei! sembra gridare con tutto il fiato che ha in corpo Franco Azzinari, pittore senza tempo e del mondo". Miguel Carnet

"Ricordo l'inizio di una fiaba letta da bambina, in cui il protagonista cominciava la sua storia entrando in un quadro. davanti ai quadri di Azzinari ho avuto lo stesso desiderio. Ho pensato: basterebbe metterne uno su una parete bianca. Guardarlo e scivolare dentro: Camminare per ore assordati dalle cicale, tra le erbe alte e i fichi d'India, verso il mare". Susanna Tamaro

Franco Azzinari a Cuba mentre ritrae lo scrittore
Gabriel García Márquez, Premio Nobel per la letteratura nel 1982
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