lunedì 28 settembre 2009

Cosenza: premiazione del Concorso di poesia “Una poesia per una canzone”

Mercoledì 30 settembre, presso la Biblioteca Nazionale Universitaria Cosenza.
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Mercoledì 30 settembre prossimo, alle ore 10.00, nella prestigiosa Sala “Giacomantonio” della Biblioteca Nazionale Universitaria Cosenza, si terrà la cerimonia di premiazione del Concorso di poesia “Una poesia per una canzone”.
L’iniziativa, indetta dal Liceo ginnasio “Don Bosco” di Montalto Uffugo, si avvale del patrocinio della Biblioteca Nazionale Universitaria Cosenza, del Club Unesco Cosenza e del Comune di Montalto Uffugo.
Interverranno alla manifestazione, moderata dallo scrivente, Elvira Graziani, direttrice della Biblioteca Nazionale Universitaria Cosenza; Enrico Marchianò, presidente Club Unesco Cosenza; Angela Di Francia, coordinatrice del L
iceo ginnasio “Don Bosco” di Montalto Uffugo; Ugo Gravina, sindaco di Montalto Uffugo; Natalizia Sinopoli, docente del Liceo ginnasio “Don Bosco” di Montalto Uffugo; Rita Fiordalisi, funzionario della Biblioteca Nazionale Universitaria Cosenza; Adriano Ritacco, presidente Club Unesco San Marco Argentano e Lia Turano dell’AMI.BE.C. .
I primi tre classificati riceveranno un
a targa.
Il componimento in versi del primo classificato verrà, inoltre, musicato e cantato da Daniele Moraca e sarà presentato in una trasmissione di una nota emittente televisiva locale.
Gli elaborati sono stati esaminati da una qualificata commissione composta da Natalizia Sinopoli, docente; Daniele Moraca, docente di storia della canzone d’autore italiana; Domenico Greco, funzionario della Soprintendenza BSAE della Calabria; Rita Fiordalisi, funzionario della Biblioteca Nazionale Universitaria Cosenza e Ver
onica Barbaro, storico dell’arte.
In occasione di questa manifestazione verrà inoltre inaugurata una mostra bibliografica dal titolo: Prose e versi “… in lode di Telesio” curata da Rita Fiordalisi.

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SILVIO RUBENS VIVONE
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Biblioteca Nazionale Universitaria Cosenza
Sala “Giacomantonio”
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Locandina del concorso “Una poesia per una canzone”
(clicca sull'immagine per ingrandimento)

venerdì 25 settembre 2009

FUSCALDO, MACONDO E IL VOLO

Ovvero… solitudine e rassegnazione.
di Carmelo Anastasio
Vimodrone (Milano)
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Viaggio di giugno a Fuscaldo. E’ ancora li , immobile sulla collina, quasi in trance avvolto nella sua persistente coltre di nebbia, un misto di acqua e anice.
Nella passeggiata allo zenit, nessuno per strada; per accompagnatore nemmeno la mia ombra.
Fuscaldo è rupestre come Orte cui somiglia anche per i centrali contrafforti sotto la chiesa di San Giuseppe. Bisognerebbe proporre l’ennesimo gemellaggio.
Le città rupestri , si sa, invitano al volo. Un po’ come dire che sono altrettante piattaforme di tormento. Non puoi non sentirti aquila in questo posto. Ma sentirsi aquila e non esser aquila non è condizione felice.
Dopo aver disceso le vineddre vuote, riempite solo di chiacchiere con gli antenati, a questo penso affacciato alla ringhiera del belvedere che offre la piazza, davanti al quadro meraviglioso di terrazzi digradanti sostenuti da bassi muri a secco, della collinetta del convento di San Francesco e del mare laggiù , non tanto luminoso ma tranquillo e non più azzurra pista da ballo della ninfa Scilla.
E col pensiero volo nell’altro santuario, quello di San Francesco a Paola e vedo genuflettersi per errore molti fedeli davanti al verde sepolcro marmoreo del sanguinario marchese Spinelli. Qualcuno dovrebbe spiegare loro che le reliquie del Santo sono esposte sul lato opposto della cappella. A scanso d’equivoci, quei resti di spoglia mortale , bisognerebbe riportarli a Fuscaldo , nel castello del nobile. Tanto, in passato, Paola ha cercato in ogni modo di cancellare la sua dipendenza dal feudo di Fuscaldo.
Gli occhi disegnano ghirigori nel cielo , ora terso per incanto e così diventa più forte il desiderio di spiccare il volo da quassù e vederli dall’alto gli uomini parcati nel PdL, PD e una miriade di partiti minori , vederli nei loro giochi mentali ove gli affetti , le azioni, il benessere comune, rimangono incapsulati in rigide forme feudali tra interminabili accuse di disavanzo e spartizioni di denaro pubblico.
E gli altri? Quelli che “ va bene così, io li rivoto”? E i “monoculi” ? Stanno li, nella loro ottusità, come lucertole al sole, immersi nelle secche di naturalismo e consoni solo alla loro calabresità obesa. Forse sono proprio loro la vera cancrena di questa martoriata terra di Calabria.
E’ un volo impossibile. Fuscaldo così come molti altri paesi del sud, corre pessimisticamente verso la sconfitta. E ogni anno somiglia sempre di più al mitico Macondo di Màrquez ; senza i Buendìa però, e mancano le compagnie bananifere.
Meglio allora ritirarmi da questo sito di bellezza e errore di natura con i suoi uomini gravemente dentro le cose, incapaci di leventià; non c’è danza nel loro passo.
Piano mi avvio verso casa, luogo certamente più angusto ma bello, da li vedi il mare, non spii dentro l’abitazione dell’altro a tre metri di distanza. Luogo magicamente bello e pieno di risorse come la stanza di Melquìades. Guardando la facciata calda di casa , quella esposta a ovest, su per le scale cerco di ricordarmi dove ho letto “l’edificio non deve aprire ma chiudere”. Niente, non mi viene. Pensando alle nuove costruzioni fuscaldesi ricordo però altro: in queste costruzioni moderne Campanella non avrebbe scritto “Del senso delle cose” perché qui le cose non hanno più senso.
Campanella ha pensato e scritto tanto finché stava dentro, in carcere. Una volta libero in Francia non ha prodotto più nulla.
Pietre, pietre, sempre pietre. Fuscaldo non avrà anche il cuore duro come portale ornamentoso?
Anche nella stanza più cubica, quella di Melquìades , non riesco a mettere una chiosa a questi appunti di viaggio. La domanda sull’edificio sta diventando tarlo accompagnata dalla voce di De André “… il pozzo è profondo, più fondo della notte del pianto…”. Ho dimenticato a Milano la catena “chiavetta” che già mi manca… internet!
Domani riparto. Dal terrazzino guardo su e intanto qualcuno “vivo” nella via Piana di Rubens Santoro, attacca con “il cielo è sempre più blu” di Rino Gaetano. Meno male! Sempre meglio dei dialoghi con gli antenati.
“Il primo della stirpe è legato a un albero e l’ultimo se lo stanno mangiando le formiche”. Fuscaldo , non dissolverti come Macondo, non farti spianare dal vento, get well soon!
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Fuscaldo
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La piazza "vuota" di Fuscaldo
. Orte
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"Utopie calabresi"
ringrazia
Carmelo Anastasio
per il cortese contributo

giovedì 24 settembre 2009

Catanzaro: “Così vestivano” – La moda del Rinascimento in mostra al San Giovanni

25 settembre - 4 ottobre
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Il Complesso del San Giovanni di Catanzaro offre uno spaccato del Rinascimento attraverso i costumi. Si chiama, infatti, "Così vestivano" la mostra allestita dall'Associazione Culturale "Rinascimento" di Cosenza, in collaborazione con la Regione Calabria e voluta dal sindaco Olivo e dall'Assessorato alla Cultura retto da Antonio Argirò. Catanzaro è la prima tappa della mostra itinerante che toccherà altri luoghi storici in Calabria, ma anche altre regioni italiane e alcuni Paesi europei.
E' una galleria di costumi del '500 realizzati in esclusiva dalla costumista acrese Maria Capalbo per l'Associazione Rinascimento, che ne è proprietaria, e che ha inserito l'iniziativa in un progetto più vasto di conoscenza dell'epoca più proficua, brillante e feconda della nostra storia: il Rinascimento, appunto.
L'Assessore alla Cultura, Antonio Argirò e il Presidente dell'Associazione, il giornalista Rai Gennaro Cosentino, d'accordo con la Presidenza della Regione, hanno concordato la presenza dell'allestimento nella città capoluogo in un periodo nel quale ricade anche la "Notte piccante" che attira migliaia di visitatori. Momenti di svago ma anche offerta culturale per una fruizione completa della città.
Visitatori e curiosi potranno avere la possibilità di tuffarsi nel '500, attraverso il modo di vestire di dame e cavalieri, re e regine, cardinali, bambini, popolani e don
ne di corte, verificando la scelta di materiali, di stili, accessori, trine, pizzi e ampie gorgiere, con una curiosità storica: molti costumi sono stati ripresi dai dipinti relativi ad avvenimenti storici importanti, appartenenti a personaggi studiati sui libri di scuola o nella storia ufficiale. Abito da cerimonia di Carlo IX, tratto da un dipinto di Clovet; di Isabella di Portogallo, dai quadri del Vecellio; il vestito indossato dalla dama nell’opera del Parmigianino: “Dama con tre figli”; Maria de’ Medici in compagnia di Ferdinando I di Toscana; Maria de’ Medici il giorno delle nozze con Enrico IV; Elisabetta di Francia; Eleonora di Toledo, duchessa di Firenze; ma anche l’abito maestoso, in velluto nero, ispirato al film “Shakespeare in Love” di Jonn Madden.
Data la breve durata della mostra (25 settembre – 4 ottobre) è proprio il caso di seguire il percorso delle sale del San Giovanni che sembra volerci accompagnare indietro di cinque secoli e dare l'idea identificativa di un periodo, come solo il vestire sa fare. La vanità, la femminilità ma anche le nuove relazioni del Rinascimento, si colgono attraverso i vestiti, così diversi da quelli del più statico Medioevo. Un cambiamento radicale della società che si rispecchia nella Moda del Cinquecento influenzata dall’arrivo di merci dal Nuovo Mondo, dalla Riforma Protestante, dai rapporti più dinamici, commerciali, politici e sociali, tra la nobiltà dell’epoca e i diversi strati sociali.
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mercoledì 23 settembre 2009

Fortunato Seminara, um dos mais importantes escritores da Calábria

Para português foi traduzido o romance Vento no Olival.
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O vento não para
Romar Beling
romar@anuarios.com.br
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À medida que mergulhamos na literatura, vamos nos convencendo da pertinência de uma constatação: a boa obra literária jamais reproduz, afirma ou contribui para o status quo. Um livro honesto, autêntico, espelho de alma, instiga à mudança.Os grandes romances, os grandes poemas, as grandes peças teatrais, os grandes contos vêm marcados pela transgressão, pela fuga da regra, pela fobia ao mesmo, pela falta de escrúpulos com o insensível. São espaços onde, literalmente, viceja o óbvio, nesse caso tomado como a verdade.
Não há exceções a essa regra. Se houvesse, ela se anularia automaticamente, porque um livro que não propõe a mudança, que não leva o leitor a enxergar o mundo sob um prisma diferente, que não obriga o indivíduo a repensar sua trajetória e seus valores é, em síntese, um livro desnecessário. Que graça e que sentido haveria no fato de o livro dizer o já dito, afirmar o já afirmado, convencer do que já se foi convencido, numa dança suicida de mariposa em torno de uma lâmpada de chama falsa, que não aquece?
A grande literatura, que um leitor digno desse nome passa a conhecer a certa altura da vida, faz esse mesmo leitor concluir que o mundo e a própria vida só fazem sentido se a gente sabe mudar. E mudar não de fisionomia ou de fachada, solução dos hipócritas, incapazes e ignorantes; e sim de pensamento, de postura, de ponto de vista, de condição humana, signo de evolução da espécie, passando de uma atitude rasteira a uma atitude reflexiva.
A literat
ura da Itália, nos seus mais diversos recortes históricos, dialoga com o povo, com o velho e com o novo, e propõe uma mudança que, enfim, constituirá a pessoa que seremos. De um romance italiano pode-se dizer sempre: o indivíduo que terminou a leitura não é mais o mesmo que começou. Isto é: mudou.
E dentre as centenas de alternativas para realizar essa experiência, tome-se uma delas: o romance Vento no Olival, de Fortunato Seminara, que circula em edição da especialíssima (fora de catálogo, hoje circulando em sebos) Colecção Miniatura, da Editora Livros do Brasil, de Lisboa, Portugal. Essa série, no entorno da qual certamente se formaram sólidas gerações de bons leitores, mapeia a literatu
ra mundial de uma maneira que se pode dizer rara. Em formato de bolso, a coleção traz à língua portuguesa algumas relíquias, e é quase imperdoável que muitas delas nunca tenham sido disponibilizadas por editoras brasileiras.
Vento no Olival é uma delas. O romance, originalmente lançado em 1951, elogia, invoca ou descreve a mudança como fermento em cada linha, a começar pelo próprio título. Para o leitor do Rio Grande do Sul, não pode passar despercebido que a grande expressão literária estadual também se apoia sobre esse viés: O Tempo e o Vento, de Erico Verissimo (o eterno embate
entre a permanência – o tempo – e a renovação – o vento).
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Fortunato Seminara
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Quem planta, recolhe
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O texto de Fortunato Seminara, de sabor nitidamente neorrealista (o que, afinal, significa realidade em mudança), sugere esse mesmo duelo entre a estabilidade e a instabilidade. O olival, no ambiente econômico e social da agricultura, constitui uma das atividades mais perenes possíveis. É símbolo da continuidade, da conservação, da aristocracia, do status quo. Uma oliveira é explorada durante centenas de anos. Já o vento, nessa plantação, só pode sugerir inquietante ameaça no horizonte. Afinal, não se diz que, quando ele sopra, alguma coisa vem por aí ou vai por ali?
O enredo de Vento no Olival se estrutura a partir de apontamentos do protagonista (ora simplórios ou ingênuos, ora egoístas, interesseiros ou mordazes, ora revelando a gradativa tomada de consciência, a la São Bernardo, de Graciliano Ramos). É uma espécie informal de diário ou de relato memorial, feito por um fazendeiro, proprietário de um olival. Ele descreve as atividades na lavoura, as tarefas
dos empregados, com seus pequenos dramas e suas resingas; descortina o ambiente doméstico, no convívio com a esposa e com os filhos; e aponta as paisagens sociais, com sua rotina e seus valores estabelecidos.
No entanto, é tempo de distúrbios e os trabalhadores, instigados por suas representações sindicais, já não se submetem à exploração, querem benefícios, lutam por melhores salários e melhores condições. Mal-entendido
s, rancores, indisposições, antigas mágoas represadas vêm à tona. A rotina do fazendeiro, em meio à turbulência, na administração dos ânimos dos funcionários, em plena época de encaminhamento do novo ciclo de produção, ficará definitivamente instável quando a jovem filha de um dos seus empregados surge como ventania inesperada e transtorna seu coração. Sob o signo da agitação social e existencial, tudo nessas vidas foge ao controle e parece sugerir que nada mais poderá vir a ser e a permanecer como antes.
Descortinando temáticas comuns (pa
ssagem da vida agrária e estável a um ambiente com novas regras de trabalho) à produção neorrealista de outros países, em impulsos (de mudança) que obedeceram a uma época (a primeira metade do século XX, diante do panorama radicalmente alterado por guerras, migrações, privações e avanços tecnológicos), Fortunato Seminara soube ser único. Nascido na localidade de Maropoti, em Regio Calabria, em agosto de 1903, e falecido em maio de 1984, deixou através da escrita (como jornalista e como escritor) um retrato fascinante da maneira como viu, sentiu e intuiu seu tempo. Sua mestria foi reconhecida e enaltecida por colegas do naipe de Italo Calvino e pode ser medida em outro romance incluído na mesma Colecção Miniatura, Mulheres de Nápoles, de 1953. Na forma de expressão literária e no modo como é conduzido o enredo, associando as lidas de plantio e de amaino da agricultura ao plantar, regar e cuidar dos sentimentos, Vento no Olival é um livro do qual, concluída a leitura, saímos mudados. Para melhor. E quando mudamos, como bem sabe quem lê, o mundo à nossa volta inevitavelmente muda junto. Para melhor.
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Fortunato Seminara (1961)
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martedì 22 settembre 2009

"Utopie calabresi" riceve il premio "Blog de Reconhecido Mérito"

Un altro riconoscimento assegnatoci dalla blogosfera portoghese.
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O “Utopie calabresi” foi distinguido
com o
Prémio "Blog de Reconhecido Mérito"
atribuído pelo blog
“Um Farol chamado Amizade”
http://nuestramizade.blogspot.com/
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Muito obrigado, Tétis, Argos e Poseidon
pela lindissima e preciosa
“Coroa de Louros”!

lunedì 21 settembre 2009

Festivart 2009: SynagoSyty - Storia di un italiano

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ESCLUSIVA REGIONALE FESTIVART
Piccolo Teatro Unical
22 settembre - ore 20,45

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SynagoSyty
Storia di un italiano
di Aram Kian e Gabriele Vacis
con Aram Kian, Francesca Porrini
Regia di Gabriele Vacis
Scenofonia di Roberto Tarasco - Scene di Lucio Diana
Produzione: Teatro Stabile di Torino/ Teatro Regionale Alessandrino
Durata: 90’
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La storia di un (nuovo) italiano
al Piccolo Teatro dell’Unical
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Festivart ricomincia le attività dopo la pausa estiva. La rassegna di teatro, musica, cinema e arti visive organizzata dall’Università della Calabria riprende la programmazione, avviata lo scorso 19 maggio, con “SynagoSyty”, che Festivart propone in esclusiva regionale. Lo spettacolo è una produzione del Teatro Stabile di Torino/ Teatro Regionale Alessandrino per la regia di Gabriele Vacis. Andrà in scena martedì 22 settembre alle ore 20,45 al Ptu Piccolo Teatro Unical di Rende (CS).
Gli interpreti sono Aram Kian e Francesca Porrini. I due attori si alternano “sulla scena e nella narrazione con l’obiettivo di ritrovare il Teatro nella sua funzione di narratore del presente” scrive il rgista.
“SynagoSyty”, che Vacis ha scritto a quattro mani con il protagonista della pièce, tratta un tema di scottante attualità in modo deliberatamente leggero. Aram vive con la famiglia nella periferia di una grande città del Nord. Di padre iraniano e madre italiana, Aram racconta con ironia, talvolta con rabbia, le sue sventure in una società multietnica che deve ancora imparare ad esserlo. È nato in Italia, ma la sua identità è problematica, sofferta fra integrazione e pregiudizi. Le barriere ci sono, eccome, anche quando sono invisibili.
Festivart non si limita a organizzare spettacoli, sebbene sempre di accreditata qualità, ma contribuisce alla formazione dei futuri operatori del settore associando ai concerti e alle rappresentazioni diverse occasioni di incontro con gli artisti. Laboratori, master class, work shop sono riservati agli studenti delle Università e dei Conservatori calabresi, ai quali Festivart offre stimolanti opportunità di approfondimento e di conoscenza “dal di dentro” delle manifestazioni artistiche con i suoi protagonisti.
Il giorno seguente la messinscena di “Sinagocity” partirà il laboratorio “Schiera” condotto da Gabriele Vacis, che vedrà coinvolti gli studenti in un lavoro corale di partecipazione attiva sulla scena (laboratorio-spettacolo) e per la scena (edizione video).
L’ingresso al Ptu ha come al solito un costo ridotto. Biglietto 5 euro, tessera abbonamento maggio-novembre 20 euro. Studenti e personale di Unical e Conservatorio, altri studenti biglietto 1 euro, tessera abbonamento 10 euro.
Prevendita:
inprimafila, tel. 0984. 795699,
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Pia Tucci
Ufficio Stampa Festivart
338.5048865
festivart.unical@gmail.com
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LO SPETTACOLO
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SynagoSyty è la storia dei nuovi italiani. Quelli che hanno genitori stranieri.
Il padre di Aram, il protagonista di “SynagoSyty”, è iraniano.
SynagoSyty è la periferia di una grande città del nord in cui il padre di Aram è stato catapultato e in cui Aram è nato. Lo spettacolo racconta l’infanzia e la giovinezza dei nuovi italiani, sempre in bilico tra incanto, ironia e tragedia.
Questo nuovo lavoro teatrale con la regia di Gabriele Vacis, ha le sue radici nel teatro di narrazione di Teatro Settimo, movendosi però in una dimensione che, pur mantenendone l’epica, ne sviluppa gli aspetti corali. Saranno due attori ad alternarsi nella scena e nella narrazione, con l’obiettivo di ritrovare il Teatro nella sua funzione di narratore del presente.

Gabriele Vacis
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IL LABORATORIO

Con lo spettacolo teatrale “Sinagocity”, per la regia di Gabriele Vacis, si inaugura il laboratorio/spettacolo Schiera condotto da Gabriele Vacis, aperto agli studenti dell’Unical. Proprio per ritrovare il “teatro nella sua funzione di narratore del presente”, il laboratorio vedrà coinvolti gli studenti in un lavoro corale di partecipazione attiva sulla scena (laboratorio-spettacolo) e per la scena (edizione video).
Schiera è sinonimo di respiro comune per una creazione collettiva di situazioni e immagini sceniche. L’esercizio creativo coinvolge il gruppo in un lavoro di costruzione della presenza scenica attraverso il confronto, la percezione e la sperimentazione di elementi di spazio-tempo-corpo, fondamenti del linguaggio teatrale. La metodologia si avvale di tecniche e tecnologie dell’audiovisivo, nella prospettiva di un lavoro interdisciplinare, che comprenda molteplici forme espressive. Una comunicazione in forma di spettacolo e una produzione audiovisiva delle diverse fasi del lavoro costituiranno il prodotto finale del laboratorio.
Daniele Vianello (docente Unical)
Marisa Pizza (studiosa di teatro)

Conservatorio di Cosenza: SUONI IMPROVVISI con DAVE BURREL

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Ministero dell’Università e della Ricerca
CONSERVATORIO DI MUSICA
“Stanislao Giacomantonio”
Portapiana - Convento di S. Maria della Grazie
COSENZA
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SUONI IMPROVVISI
stage e concerti sull'improvvisazione
I edizione – 21/24 settembre 2009
Aula Magna del Conservatorio di Cosenza
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21 settembre ore 21.00 – Aula Magna
- Dave Burrell solo pianoforte
- Andrea Infusino 4tet
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22 settembre ore 10.00 – Aula Magna
- Master Class tenuta da Dave Burrell sul tema “L’improvvisazione nel linguaggio del jazz contemporaneo”
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23 settembre ore 21.00 – Aula Magna
- “Sconcerto di Lettur
e” – Serena Ciofi, voce recitante; Carlo Cimino, contrabbasso
- Alb
erto La Neve “SMAF 4tet”
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24 settembre ore 21.00 – Aula Magna
- SineLoco & Dave Burrell
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L’ingresso ai concerti è libero
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“Suoni Improvvisi” è una iniziativa del Dipartimento di jazz del Conservatorio di Cosenza, diretto da Nicola Pisani. Vuole proporre un percorso che dall’esperienza improvvisativa nella musica jazz possa riprendere ed esplorare altri territori di comunicazione artistica, sempre legati e ispirati all’azione improvvisata. Ecco il senso di un laboratorio aperto a tutti gli ambiti espressivi, sia musicali che di altre discipline artistiche.
Per ogni edizione è prevista la presenza di un artista ospite che svolgerà sia attività didattica che concertistica in produzioni del Conservatorio. Nell’edizione 2009 è Dave Burrell (nella foto a lato), pianista e compositore statunitens
e di spicco della scena musicale contemporanea, a dare il suo contributo artistico. Musicista che tiene sulla punta delle dita un secolo di tradizione di blues e di musica afro-americana, perseguendo parallelamente una costante ricerca verso nuove sonorità, Dave Burrell rappresenta un legame evidente con il free jazz storico fin dalle celebri registrazioni in compagnia di Archie Shepp, con cui divise i tempi cruciali dell’esperienza parigina del 1969, come l’incisione dello straordinario “Blasé” e la trasferta al festival panafricano di Algeri. Altrettanto importanti sono le sue collaborazioni con Pharoah Sanders, Marion Brown, David Murray, and Odean Pope. Il suo stile pianistico raccoglie ispirazioni diverse: il jazz dei grandi maestri, Duke Ellington, Jelly Roll Morton e Thelonious Monk, insieme alla tradizione europea, in particolare il repertorio operistico di Giacomo Puccini a cui ha dedicato la suite “La Vie De Bohème”. Nel 1979 Burrell compone un’opera, “Windward Passages” (di cui offrì poi differenti versioni in concerto, da solo ed in trio) a cui fece seguito un’altra composizione di ispirazione classica, la “Suite For Piano And Violin” per orchestra sinfonica.
Burrell si esibirà in concerto solistico il 21 settembre alle ore 21.00 nell’Aula Magna del Conservatorio. A seguire, Andrea Infusino quartet.
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Giorno 22 settembre, sem
pre nell’aula Magna, a partire dalle ore 10 il grande pianista statunitense terrà una Master Class su “L’improvvisazione nel linguaggio del jazz contemporaneo”.
Dave Burrel parteciperà infine al concerto SineLoco (giorno 24 settembre alle ore 21 nell’Aula Magna). Si tratta di un progetto musicale originale di Nicola Pisani, anche direttore e sassofonista, con performance vocale di Maria Luisa Bigai su testi liberamente tratti dai Pisan Cantos di Ezra Poun
d. Bigai affianca la cantante Velia Ricciardi e i 10 strumentisti dell’Ensemble, oltre a Pisani, in quella che è l’ultima produzione, in ordine di tempo, del Dipartimento Jazz del Conservatorio di Cosenza. “SineLoco” ha già ricevuto apprezzamenti a Rende, dove ha debuttato al “Festivart” organizzato dall’Università della Calabria, e a Roma, dove era inserito nel programma del festival jazz di Villa Celimontana.
Gli altri appuntamenti conc
ertistici sono fissati per il 23 settembre alle ore 21.00 nell’ Aula Magna: “Sconcerto di Letture” con Serena Ciofi, voce recitante, e Carlo Cimino al contrabbasso. A seguire, Alberto La Neve “SMAF quartet”.
La prima edizione di “Suoni improvvisi” si avvale della partecipazione e del contributo creativo dei musicisti Stefano Amato, Tonino Dambrosio, Piero Gallina, Mario Gallo, Massimo Garritano, Danilo Guido, Alessio Iorio, Fabio Lizzani, Felice Mezzina, Pino Murano, Giuseppe Oliveto.
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Dave Burrell
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Pia Tucci - ufficio stampa Conservatorio di Cosenza
tel. 3385048865
Alessia Frappi - Andrea Infusino - Melania Nuara - Saverio Pugliese - Fabio Sposato, studenti collaboratori dell’ufficio stampa.

domenica 20 settembre 2009

RENDE: IL CONSERVATORIO DI COSENZA AL SETTEMBRE RENDESE

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Ministero dell’Università e della Ricerca
CONSERVATORIO DI MUSICA
“Stanislao Giacomantonio”
Portapiana - Convento di S. Maria della Grazie
COSENZA

www.conservatoriodicosenza.it
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IL CONSERVATORIO DI COSENZA
AL SETTEMBRE RENDESE
RENDE (CS)

19 e 22 settembre 2009
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19 settembre ore 20
Museo Civico
DOPPIO RITRATTO: Georg Friedrich Handel e Georg Philipp Telemann
Ensemble Barocco del Conservatorio di Cosenza
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19 settembre ore 21,30
Piazza degli Eroi
FABER MUSICAE - omaggio a Fabrizio De Andrè
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22 settembre ore 23
Piazza Garibaldi
PERCUSSEO Ensemble di percussioni del Conservatorio di Cosenza
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INGRESSO LIBERO
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Il Conservatorio “Stanislao Giacomantonio” di Cosenza è fra i protagonisti dell’edizione 2009 del Settembre Rendese. L’istituto di istruzione musicale è presente nel cartellone con tre concerti molto diversi fra loro, espressioni della varietà di generi e stili che il Conservatorio coltiva costantemente con ragguardevoli risultati.
“Doppio ritratto” è il titolo del concerto dedicato a due fra i maggiori rappresentanti del barocco musicale, Georg Friedrich Haendel (1685-1759)- di cui nel 2009 si celebra il 250°anniversario della morte- e Georg Philipp Telemann (1681-1767). I due vengono accostati non a caso. Oltre ad essere, insieme con Johann Sebastian Bach, i dominatori della scena musicale tedesca del primo Settecento, furono uniti anche da una profonda amicizia iniziata in età giovanile.
Il programma include quattro trii per due flauti dolci e basso continuo, opere probabilmente d'occasione nel mare magnum di una sterminata produzione che vide entrambi gli autori eccellere nell'opera e nella musica sacra, nonché nei generi del concerto, della sonata e della cantata.
L’Ensemble barocco del Conservatorio di Cosenza è un’emanazione del Dipartimento di Musica Antica del Conservatorio. I componenti suonano strumenti costruiti su modelli dell’epoca: Annalisa De Simone e Gianmarco Garasto flauti dolci, Fausto Castiglione viola da gamba, Giovanni Marsico e Piergiorgio Garasto clavicembalo. L’appuntamento è per il 19 settembre alle ore 20 presso il Museo Civico, nel centro storico di Rende.
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Sempre giorno 19 ma alle ore 21,30, il Conservatorio cosentino proporrà un omaggio a Fabrizio De Andrè, di cui ricorre il decennale della morte. Faber Musicae è un progetto musicale di Nicola Pisani che ha debuttato, riscuotendo consensi particolarmente favorevoli da parte del pubblico e della critica, al teatro Rendano di Cosenza, nell’ambito delle manifestazioni che la Provincia ha dedicato al cantautore genovese. È il caso di dire che Faber Musicae ritorna “a grande richiesta”.
Alessandro Castriota Skanderbeg (voce), Piero Gallina (violino), Nicola Pisani (sassofoni), Massimo Garritano (chitarra), Francesco Pallone (chitarre, percussioni), Carlo Cimino (contrabbasso), musicisti provenienti dagli ambiti della classica, del jazz, della world music, hanno svolto un lavoro collettivo di arrangiamento di alcune tra le più famose canzoni di De Andrè. L'adozione di varie tecniche di orchestrazione e il gusto per lo stravolgimento ritmico caratterizzano l’elaborazione svolta dal gruppo, sempre mantenendo integralmente i testi, i quali vengono esaltati in un tessuto musicale che mescola sapientemente fascinazioni rock e pop a suggestioni classiche senza tralasciare l’improvvisazione.
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Il 22 settembre alle ore 23 in Piazza Garibaldi si esibirà il “Percusseo Ensemble”, gruppo di percussionisti del Conservatorio di Cosenza, diplomati o diplomandi di formazione classica, tutti giovani dai 18 ai 28 anni. Il “Percusseo Ensemble”, costituito da Sandro De Luca e Giuseppe Pastore (marimba), Vincenzo Brogno, Sara De Cicco e Francesco Montebello (percussioni etniche), Francesco Muraca (vibrafono), Simone Ritacca (batteria), dal 2003, anno di formazione, ha svolto attività concertistica che l’ha portato a partecipare, tra l’altro, al festival di musica contemporanea “Urti Canti“ di Bari.
Sarà eseguito un programma che spazia dall’epoca barocca (una Marcia militare svizzera) al jazz, fino al minimalismo di Steve Reich (Clapping music, composta nel1972).
L’ingresso ai concerti è libero.
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Nicola Pisani
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Pia Tucci - ufficio stampa Conservatorio di Cosenza
tel. 3385048865

Email: ufficiostampa@conservatoriodicosenza.it
Alessia Frappi - Andrea Infusino - Melania Nuara - Saverio Pugliese - Fabio Sposato, studenti collaboratori dell’ufficio stampa.

giovedì 17 settembre 2009

San Sisto dei Valdesi: inaugurazione del Museo Valdese e dell’arte contadina “Scipione Lentolo”

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Sabato 19 settembre prossimo, alle ore 17.30, all’interno di palazzo Miceli a San Sisto dei Valdesi frazione di San Vincenzo La Costa, caratteristico centro del cosentino, si terrà un convegno sul tema Il Museo: veicolo di cultura. Subito dopo si terrà l’inaugurazione del Museo Valdese e dell’arte contadina “Scipione Lentolo”, ideato e allestito dall’”Associazione culturale femminile San Sisto dei Valdesi”.
Interverranno all’iniziativa: Marco Fratini, direttore “Centro studi Valdesi Torre Pellice”; Michele Arnoni, presidente associazione culturale “Circolo Re Alarico”; Vincenzo Leonetti, sindaco di San Vincenzo La Costa; Rosario Olivo, sindaco di Catanzaro; Maria Mirandola, presidente “Associazione culturale femminile San Sisto dei Valdesi” e Beatrice Anna Perrotta, componente “Associazione cultu
rale femminile San Sisto dei Valdesi”.
Nella stessa occasione sarà proiettato il cortometraggio di Stefania Di Biase “Tempo d’eresia”.
«Tempo d’eresia – precisa la Di Biase - ambientato nel 1561, anno dell’eccidio, racconta la vita e le abitudini dei valdesi al tempo della violenta persecuzione. È una storia vera di un giovane italiano, Marco Berardi e di u
na giovane valdese, Giuditta. Il cortometraggio – conclude Stefania Di Biase - è stato interamente girato a San Sisto dei Valdesi e ripercorre luoghi e storia del popolo valdese».
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SILVIO RUBENS VIVONE
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San Sisto dei Valdesi - Palazzo Miceli
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