giovedì 23 luglio 2015

Panaia - Stalettì: è arrivato il parere della Soprintendenza Archeologica della Calabria

Il documento costituisce una prima vittoria della battaglia per la salvaguardia di “un sito di notevole interesse archeologico”. Ma continuiamo a lottare perchè il Governo garantisca il pieno rispetto delle regole in quell'area, così come richiesto dal deputato Paola Parentela (M5S) nella sua interrogazione al Ministro dei Beni Culturali.

Domenico Condito

Emilia Zinzi
Da diverse settimane vado sostenendo, in tutte le sedi possibili, la grande importanza dell’area archeologica di Panaia, dov’è attestata fin dal 1991 la presenza di un “insediamento medievale”. Un sito la cui estensione reale, ancora da indagare, va comunque oltre la modesta recinsione che circoscrive l’abside emergente della chiesa bizantina. Analisi e riflessioni le mie, e non “pettegolezzi o false denunce” come sostiene il Sindaco di Stalettì, basate su rilievi tecnico-scientifici e documentali. Elementi che la Soprintendenza Archeologica della Calabria oggi riconosce pienamente nel suo parere sui lavori avviati dal Comune di Stalettì a Panaia. Qui, lo ricordiamo, il Comune ha messo in cantiere la realizzazione di un’area turistica attrezzata, senza disporre dei pareri preliminari delle Soprintendenze competenti. Una irregolarità che l'Amministrazione Comunale sta cercando di "sanare" dopo le denunce dei consiglieri comunali di minoranza e la campagna mediatica lanciata da "Utopie Calabresi" e da alcuni quotidiani regionali.

Il parere della Soprintendenza Archeologica è stato notificato al Comune nell’ambito della Conferenza dei Servizi, convocata ieri nel palazzo comunale, per l’acquisizione dei pareri e nulla-osta necessari al proseguimento dei lavori attualmente fermi. Alla Conferenza ha partecipato la Soprintendenza Archeologica della Calabria di Reggio, ma non la Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio di Cosenza che, pur essendo stata invitata, ha disertato i lavori. Il documento della Soprintendenza reggina attesta che Panaia è “un sito di notevole interesse archeologico”, che va adeguatamente tutelato e valorizzato.
La lettura storica e archeologica dell’area, da parte della Soprintendenza, è basata sullo scavo d’emergenza realizzato nel 1991 dalla prof.ssa Ghislaine Noyé, sulle relazioni dell’archeologa Agnese Racheli, e sugli studi della prof.ssa Emilia Zinzi pubblicati nel “poderoso e fondamentale volume collettivo Analisi storico-territoriale e pianificazione – Un esperienza metodologica nel Sud d’Italia”. Il sito di Panaia, inoltre, viene descritto “al centro di un luogo di ancoraggio legato anche alla chiesa o monasterio di San Martino e ai piedi del Castrum presso Santa Maria del Mare (già de Vetere) e con un’ottima sorgente ancora attiva”. In questo modo viene stabilita una relazione molto stretta e significativa tra l'insediamento medievale di Panaia e  i luoghi cassiodorei presenti sul territorio stalettese. Tutto ciò, si legge nel parere, “spingeva la Soprintendenza, nell’occasione della richiesta d’uso dell’area come parcheggio temporaneo, a notificare il 20 settembre 2000 all’Amministrazione comunale il vincolo archeologico e l’assoggettamento dell’area, già a vincolo paesaggistico ai sensi della L. 1497/1939, al Demanio pubblico, raccomandando al Comune di provvedere a transennare i ruderi, nonché vietare il transito e la sosta di autoveicoli di qualsiasi tipo”. 

La Soprintendenza, inoltre, “rammenta che il decespugliamento e la ripulitura dei resti affioranti, già eseguita senza la presenza e le indicazioni di nostro personale tecnico scientifico, dovrà d’ora in poi essere concordata preventivamente con i nostri uffici per predisporre quanto necessario alla tutela del bene archeologico-monumentale”. Nel documento si legge anche che “è stata riscontrata la realizzazione di reti idrica e fognaria che non ha causato danni ad eventuali stratificazioni antropiche o comunque presenze archeologiche. Tuttavia, ad ogni buon conto, sarà necessario concordare delle verifiche sui tracciati, eseguendo piccoli saggi mirati per escludere in modo definitivo ed inequivocabile la presenza nel sottosuolo di eventuali manufatti archeologici. Analogamente si procederà nell’area delle strutture amovibili di progetto”. 

La Soprintendenza esprime poi parere favorevole alla realizzazione, solo mediante strutture amovibili, di due chioschi, servizi igienici e aree picnic. Tuttavia, ritiene di approvare il progetto del Comune indicando una serie di “prescrizioni obbligatorie” piuttosto impegnative, che rendono di fatto molto difficile la ripresa dei lavori in tempi brevi:

- “Innanzitutto si dovrà provvedere ad eseguire saggi archeologici mirati atti a verificare la reale estensione della chiesetta e conseguentemente adeguare la recinzione prevista, tenendo conto di una fascia di rispetto che verrà indicata alla conclusione dei saggi. 

- Alla fine stagione (pari a un periodo inferiore a 120 giorni), dopo la rimozione delle strutture amovibili (chioschi e relative piastre di cls), si dovranno eseguire saggi di verifica nelle due aree di sedima dei manufatti e piccoli saggi presso le trincee di acquedotto e fognatura. 

- D’intesa con la Soprintendenza BAEP della Calabria e con la consulenza del Consorzio di Bonifica «Alli-Punta di Copanello» o «Calabria Verde» occorrerà scegliere le essenze arboree e arbustive più idonee dal punto di vista paesaggistico e naturalistico affinché non siano di nocumento alle evidenze archeologiche già a vista e a quelle nel sottosuolo, siano esse immobiliari e/o stratificazioni. 

- Si dovrà programmare una campagna di ricerche estensiva ed esaustiva nell’area a vincolo archeologico e tenuto conto della sua estensione, per altro in gran parte delineata nella tavola 7 del progetto, occorrerà rimodulare alcuni dei percorsi pedonali in ghiaia di progetto. 

- Infine è auspicabile in tempi brevi, qualora il quadro economico lo consenta, o comunque in tempi ragionevoli, la messa in opera di una recinzione stabile in materiali idonei e resistenti per la definitiva protezione dei luoghi da manomissioni e degrado, come auspicato fin dal 1991 dalla prof.ssa E. Zinzi e dalla sua équipe, da integrare con sistemi di video sorveglianza”. 

La Soprintendenza Archeologica della Calabria, pur concedendo qualcosa al Comune di Stalettì, seppure per un periodo molto breve, limita fortemente il progetto che, nelle intenzioni originarie degli amministratori, doveva avere ben altra portata. Ma la stessa Soprintendenza non si è espressa, perché non di sua competenza, sugli aspetti paesaggistici e sulla compatibilità del progetto con il PSC comunale e gli altri strumenti urbanistici e vincolistici vigenti.  Aspetti, quest’ultimi, sui quali deve pronunciarsi la Soprintendenza di Cosenza, che potrebbe annullare del tutto le velleità del Comune sull’area, ripristinando definitivamente quel rispetto delle regole auspicato dal deputato Paolo Parentela nella sua interrogazione parlamentare. 
Il parere della Soprintendenza Archeologica, però, non ci soddisfa del tutto, perché sembra sorvolare sul fatto che i lavori del Comune a Panaia sono stati avviati senza i pareri necessari. Una forma d'irregolarità molto grave per un ente pubblico. Il rispetto rigoroso delle regole è prioritario sempre, ma lo è molto di più in un territorio devastato da abusi edilizi e operazioni speculative d’ogni tipo. 
Tuttavia, il parere della Soprintendenza rappresenta, sul piano scientifico, un punto fermo di grande importanza, perché sancisce una volta per tutte la rilevanza straordinaria del sito archeologico di Panaia, stabilendo al contempo una linea rigorosa per l’indagine estesa dell’area e per la sua salvaguardia e valorizzazione. Un merito degli studi della prof.ssa Emilia Zinzi, che ho voluto al Comune di Stalettì quand’ero Assessore alla Cultura e ai Beni Culturali, ma anche della battaglia mediatica dell’ultimo mese, alla quale, operando con passione e competenza, ho portato il mio modesto contributo.

PARERE SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA (pdf)


martedì 21 luglio 2015

PANAIA - STALETTÌ: INTERROGAZIONE PARLAMENTARE DEL DEPUTATO PAOLO PARENTELA

UN INTERVENTO A 5 STELLE
Parentela: "Il Ministro Franceschini impedisca cementificazione dell'area archeologica di Panaia".

Il portavoce calabrese del MoVimento Cinque Stelle alla Camera dei Deputati si è rivolto al Ministro dei Beni Culturali domandando quali iniziative intenda assumere per tutelare e valorizzare l'insediamento medievale di Panaia, a Caminia di Stalettì (CZ). Ringrazio il deputato Parentela ed il suo staff per aver raccolto il mio appello per salvare l'importante area archeologica. L'iniziativa parlamentare, che fa seguito alla battaglia per la salvaguardia e la valorizzazione dell'area di Capo Colonna, è un atto di giustizia e di civiltà che rilancia il territorio calabrese, ponendo al centro dell'agenda politica i valori storici e culturali della nostra regione.
Domenico Condito


COMUNICATO STAMPA DI PAOLO PARENTELA

Paolo Parentela
«Il Ministro dei beni culturali Dario Franceschini, deve impedire che l’area archeologica di Località Panaia nel Comune di Stalettì (CZ) venga trasformata in un’area edificabile». Lo afferma il deputato M5S Paolo Parentela, dopo aver depositato un’interrogazione parlamentare. Parentela aggiunge: «Vogliono realizzare un’area pic-nic con bagni, allacci alla fognatura ed un ampio parcheggio in un’area dall’altissimo valore storico e culturale. Negli anni ’90 i tecnici del Comune di Stalettì sottoposero la zona di Panaia a vincolo archeologico, per la presenza dei resti di una Chiesa di origini bizantine». «È il classico disprezzo delle regole – continua il parlamentare – proprio della vecchia politica calabrese. Non è ammissibile che venga cementificata un’area in cui gli studi condotti hanno accertato la presenza di scavi di pregio, che possono riportare alla luce reperti storici e artistici di rilievo. Tutto questo è uno schiaffo alla vera vocazione turistica della Calabria e della zona di Caminia». Parentela conclude: «La legge impedisce il cambio di destinazione dell’area, che tra le altre cose è sottoposta a vincolo per il dissesto idrogeologico e classificata come ad alto rischio per frane e smottamenti. La classe politica è incivile ed irrispettosa e mette a rischio non solo l’importanza storica della zona, ma anche la vita dei cittadini e degli operatori turistici».

TESTO DELL'INTERROGAZIONE
Download pdf

http://paoloparentela.blogspot.it/2015/07/capo-colonna-bene-rimozione-del-cemento.html

venerdì 17 luglio 2015

PANAIA – STALETTÌ: UN INSEDIAMENTO MEDIEVALE OLTRE ALLA CHIESA BIZANTINA
Ecco il documento inedito

Si tratta di una relazione tecnico-scientifica del 1991 dell’archeologa Agnese Racheli. La studiosa ha collaborato per molti anni con la Soprintendenza Archeologica di Roma e con la Soprintendenza Archeologica della Calabria. È lei l’autrice delle schede relative ai loci cassiodorenses nel volume di Emilia Zinzi sull’analisi storico-territoriale del comprensorio di Stalettì.

Domenico Condito

Da qualche settimana vado ripetendo che, a Caminia di Stalettì, l’area archeologica di Panaia si sviluppa ben oltre il punto in cui affiora l’abside della chiesa bizantina segnalata dalla prof.ssa Ghislaine Noyé, archeologa dell’École Française de Rome e docente della Sorbona di Parigi. In quell'area è stato segnalato in passato un possibile insediamento di epoca medievale. A suffragare tale ipotesi un importante documento divulgato oggi, per la prima volta, in questo spazio. Si tratta di una rilevazione tecnico-scientifica dell’archeologa Agnese Racheli che, nel mese di agosto del 1991, aveva partecipato alle ricognizioni sul territorio di Stalettì dirette dalla prof.ssa Emilia Zinzi. Le ricognizioni si erano svolte nell’ambito dello studio, voluto dal Comune di Stalettì, per l’analisi storico-territoriale del comprensorio comunale finalizzata alla redazione del Piano Regolatore Generale. Alle ricognizioni avevano preso parte lo scrivente Domenico Condito, in qualità di Assessore alla Cultura e Beni Culturali, nonché studioso delle radici storiche del territorio di Stalettì, l’ing. Antonio Froio, l’arch. Maria Gabriella Picciotti, l’archeologo Sergio Piane e, appunto, l’archeologa Agnese Racheli, in qualità di collaboratrice della Soprintendenza Archeologica della Calabria. 

Il documento su Panaia, redatto dalla dott.ssa Agnese Racheli, fa parte di un fascicolo di n. 6 schede archeologiche consegnato dalla prof.ssa Zinzi al Comune di Stalettì in allegato alla sua analisi storica-territoriale del comprensorio comunale. Copia analoga è stata depositata a suo tempo presso la Soprintendenza Archeologica della Calabria. La copia del fascicolo in mio possesso mi è stata donata all'epoca dalla prof.ssa Zinzi.

Riporto il testo integrale della scheda su “Panaja”: 

“I resti esaminati sono ubicati in località Panaja, tra la ferrovia Reggio Calabria – Metaponto ed il tracciato della vecchia statale 106 jonica, in un sito dove in età medievale è documentato un ancoraggio. 
Il toponimo, attribuito anche a una vicina sorgente, indica con ogni probabilità l’esistenza di una chiesa dedicata alla Madonna (Παναγία). Attualmente è visibile solo parte della sommità di un’abside che reca all’interno tracce di intonaco. 
Lo scavo d’emergenza effettuato dalla dott.ssa Noyé nel giugno 1991 ha evidenziato l’abside, orientata N-E, ed ha messo in luce parte di un muro laterale NW di considerevole spessore (m. 1.55), impiegante blocchi di granito locale e tegole legati con malta. 
Questa struttura, il cui ambito cronologico è attribuibile all’età medievale od altomedievale, è stata parzialmente distrutta dal crollo di un masso.  
L’edificio evidenziato, la cui funzione originaria è ancora da precisare, potrebbe essere stato riutilizzato per un luogo di culto. In ogni caso la consistenza delle strutture murarie rinvenute fanno pensare ad un insediamento di età medievale”.

La scheda su Panaia dell'archeologa Agnese Racheli

Il documento ha un valore scientifico enorme, perché attesta la presenza a Panaia di un insediamento di età medievale. Questo conferma che l’area archeologica si estende ben oltre l’abside emergente della chiesa bizantina. La dott.ssa Racheli, inoltre, in linea con lo studio della collega francese, conferma che la chiesa sarebbe stata edificata sui resti di un edificio ancora più antico, e ipotizza per quest’ultimo elemento una datazione che potrebbe spingersi fino all’altomedioevo. Se ciò venisse confermato dal proseguimento delle indagini storiche e archeologiche, Panaia potrebbe rientrare a pieno titolo nel novero dei “luoghi cassiodorei”.

A Panaia, ed è la polemica rovente delle ultime settimane, il Comune di Stalettì ha avviato i lavori per realizzare un’area turistica attrezzata con tanto di rete fognaria, bagni pubblici, chiosco, area pic-nic e relativo parcheggio. L’archeologo Alfredo Ruga, funzionario della Soprintendenza Archeologica della Calabria, è stato chiamato a relazionare sui lavori del Comune, e sembra voler circoscrivere l’area archeologica all’abside emergente della chiesa e alle sue immediate vicinanze. La rilevazione scientifica della dott.ssa Racheli impone, secondo me, una profonda revisione del parere della Soprintendenza, lo sviluppo di un’indagine estesa dell’area e l’adozione di adeguate misure di tutela. 

E il Comune di Stalettì? Farebbe bene a rinunciare al suo progetto su Panaia e a diventare il primo sostenitore della tutela e della valorizzazione storica e culturale dell’area, supplendo e contrapponendosi, se necessario, all’azione carente della Soprintendenza Archeologica della Calabria. Un ente, quest’ultimo, che non è mai riuscito a tutelare in modo adeguato nessuno dei siti archeologici presenti sul nostro territorio.

In basso, all'interno della recinsione, l'abside affiorante
della chiesa bizantina di Panaia. Sullo sfondo s'intravede
una delle piattafrome di cemento realizzate dal Comune di Stalettì.

Una delle due piattaforme di cemento realizzate dal Comune di Stalettì
nell'area archeologica di Panaia, senza aver indagato prima l'area,
né aver effettuato i necessari saggi preliminari.

Per approfondire i vari aspetti della questione "Panaia" vi rimando agli articoli già pubblicati su "Utopie Calabresi":

martedì 14 luglio 2015

LA SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA DELLA CALABRIA SU PANAIA
Risposta di Domenico Condito a una nota pubblicata su "L'esuberante"

Ieri “L’esuberante – Quotidiano soveratese online” ha pubblicato un articolo di Teresa Pittelli, in cui si riporta una “nota” della Soprintendenza Archeologica sui lavori avviati dal Comune di Stalettì nell’area archeologica di Panaia. 
La “nota” definisce “meritevole” l’intervento fin qui realizzato dal Comune di Stalettì nell’area in oggetto. Ne è scaturito un confronto vivace con la giornalista. Rimando al link per la lettura dell’articolo e dei commenti. Riporto, a seguire, l’ultimo mio commento inviato al quotidiano di Soverato, per ribadire, ancora una volta, l’importanza del sito archeologico di Panaia, che si sviluppa ben oltre l’abside della chiesa bizantina affiorante nell’area. 

Gent.ma dott.ssa Pittelli, 
la ringrazio innanzitutto per la franchezza e l’onestà della risposta. Voglio inoltre precisare che con la mia allusione a una pubblicazione “forse solo parziale” della nota della Soprintendenza non intendevo assolutamente mettere in discussione la vostra professionalità. Se, mio malgrado, ho dato questa impressione me ne scuso ampiamente. Detto ciò, prendo atto che la Soprintendenza non ha ancora autorizzato il proseguimento dei lavori nell’area archeologica di Panaia, ma che si riserva, come lei scrive, “di esprimere comunque un parere di competenza”. Quest’ultimo punto adesso è più chiaro. 
Comunque sia, ieri, dopo aver letto il suo articolo, ho telefonato immediatamente al Soprintendente Archeologico della Calabria che mi ha riferito quanto segue: 
1) di non essere assolutamente a conoscenza dei lavori avviati dal Comune di Stalettì nell’area archeologica di Panaia; 
2) di non sapere nulla della nota inviata dalla Soprintendenza al Comune di Stalettì; 
3) che normalmente nelle aree di questo tipo (senza naturalmente entrare, per ovvi motivi, nel caso specifico) prima s’indaga l’area, poi si effettuano dei saggi preliminari mirati, e solo successivamente si presentano i progetti per la richiesta del parere di competenza. 
Ho “ricordato” quindi al Soprintendente l’importanza archeologica dell’area di Panaia, che si colloca nel più vasto comprensorio in cui ricadono i “luoghi cassiodorei”, ai quali è direttamente riferibile. La chiesa bizantina affiorante a Panaia sorge infatti nel luogo in cui si trovava l’approdo marittimo al Castrum di S. Maria del Mare e, secondo la prof.ssa Ghislaine Noyé, “il sito doveva appartenere ai possedimenti della chiesa o monasterio di San Martino, i cui vestigi sono stati individuati e scavati sul promontorio di Copanello, a nord di Santa Maria del Mare”. 
Ho riferito, inoltre, al Soprintendente quanto segue: 
1) l’area archeologica di Panaia è stata segnalata alla Soprintendenza Archeologica della Calabria il 06.07.1991 con una relazione tecnico-scientifica della prof.ssa Ghislaine Noyé, archeologa dell’École Française de Rome, subito dopo lo scavo d’emergenza realizzato sul punto in cui affiora l’abside della chiesa; 
2) alla relazione tecnico-scientifica dell’archeologa francese ha fatto seguito la pubblicazione dei risultati dello scavo: Ghislaine Noyé, Scavi medievali in Calabria, A: Staletti, scavo di emergenza in località Panaja, Archeologia Medievale, 20, 1993, 499-501; 
3) l’area archeologica è stata censita dalla prof.ssa Emilia Zinzi nell’ambito della sua analisi storica e archeologica del territorio finalizzata alla redazione del Piano Regolatore Generale di Stalettì, e il lavoro della studiosa calabrese, recepito ed approvato dal Consiglio Comunale di Stalettì nei termini fissati, è confluito nella redazione dello stesso Piano. La stessa prof.ssa Zinzi chiese per Panaia un provvedimento di vincolo del sito, con definizione della fascia di rispetto, e “l'esplorazione estesa” della zona a rischio circostante. 
Il Soprintendente si è assunto l’impegno di occuparsi della questione. Ma in questo momento non è il solo. Avremo modo di tornare sull'argomento.
Intanto, la ringrazio per l’ospitalità e le auguro buon lavoro! 

Domenico Condito
già Assessore alla Cultura e Beni Culturali del Comune di Stalettì

In basso, all'interno della recinsione, l'abside affiorante
della chiesa bizantina di Panaia. Sullo sfondo s'intravede
una delle piattafrome di cemento realizzate dal Comune di Stalettì.

Una delle due piattaforme di cemento realizzate dal Comune di Stalettì
nell'area archeologica di Panaia, senza aver indagato prima l'area,
né aver effettuato i necessari saggi preliminari.


LEGGI ANCHE:
Panaia - Stalettì: è arrivato il parere della Soprintendenza Archeologica della Calabria

giovedì 9 luglio 2015

Il Sindaco di Stalettì e le “sterne stolide”
Risposta alla prof.ssa Concetta Stanizzi

di Domenico Condito

Signor Sindaco, 

ho letto la Sua nota del 7 luglio scorso  su “L’esuberante – Quotidiano soveratese online”. Non entrerò nel merito, anche perché le mie conoscenze in campo ornitologico non vanno oltre alcune interessanti esperienze di ascolto in ambito musicale. Penso al Catalogue d'oiseaux di Olivier Messiaen, per esempio, o al Cantus Articus del compositore finlandese Einojuhani Rautavaara. O, per uscire dall’universo della musica seriale, all’Uccello di Fuoco di Igor Stravinsky, magari nell’interpretazione di Leonard Bernstein alla guida della New York Philarmonic (in commercio è reperibile ancora una splendida incisione della Sony; gliela consiglio vivamente, ne potrebbe trarre un certo beneficio all’ascolto). Acclarato, quindi, che di uccelli Lei se ne intende più di me, mi interessa piuttosto osservare, signor Sindaco, che Lei non entra mai nel merito delle questioni poste dai suoi presunti “detrattori”. Ai cittadini non interessa sapere se i Suoi “accusatori” siano “stupidi” o privi di “mente”, come Lei sembra sostenere, ma se le accuse che Le vengono mosse siano fondate oppure no. 
Allora ritorno volentieri sulla questione che mi sta più a cuore: è vero o no che quella di Panaia è un’area archeologica? Ed è vero o no che su questo stesso sito Lei ha avviato i lavori per costruire un’area turistica attrezzata? Le domande sono chiare e semplici, ma Lei elude malevolmente le risposte. 
E poi, signor Sindaco, è ancor più intollerabile il malcostume di voler delegittimare o ledere l'onore e la credibilità delle persone che non condividono il suo operato. È una forma di volgarità francamente inqualificabile. Chiunque abbia adottato questo sistema non ha superato indenne il vaglio della storia, e sarà così anche per Lei. Oggi, con questa uscita “esuberante”, credo che Lei abbia decretato la fine della Sua esperienza politica e amministrativa, o almeno della possibilità di esercitare le funzioni di Sindaco mantenendo un alto profilo etico. Potrà anche portare a termine il mandato elettivo, ma sarà come sopravvivere tristemente a sé stessa. Mi domando, allora, se quando scrive che “il Re è morto” non stia agendo un meccanismo di difesa freudiano, la proiezione, preconizzando la fine, già in atto, del Suo incarico alla guida del Comune di Stalettì. 
Parafrasando Paul Valéry, “il Suo futuro non è più quello di una volta”, e noi tutti, con la Sua elezione a Sindaco, abbiamo sperato in un futuro diverso da quello che vediamo spalancarci sotto i nostri occhi. La profonda mutazione che ci ha gettato nella situazione e nell’indignazione che viviamo trae origine dal Suo rapporto con il territorio, con il quale Lei non interloquisce mai, comportandosi da padrone del Comune e non da primo servitore della publica utilitas. La Sua disattenzione verso la memoria storica della nostra Comunità credo ne sia la cartina tornasole più efficace. Dopo la Rivoluzione francese Edmund Burke poté scrivere che “gli uomini che non guardano mai indietro, verso i propri antenati, non saranno mai capaci di guardare avanti, verso i posteri”. Lei aveva la responsabilità di contribuire alla formazione di un contesto sociale in grado di forgiare il futuro. Ma era necessario partire dalla ricostruzione di un senso identitario comune, basato sul recupero della nostra memoria storica. Un’impresa, prosegue Burke, che “richiede un tempo molto più lungo dello spazio di una vita” ed esige “collaborazione non solo tra i vivi, ma anche tra i vivi, i morti e chi deve ancora nascere”. Lei, invece, pensa di bastare a sé stessa. Le è mancato il senso di questa responsabilità intergenerazionale, che richiede uno sguardo lungimirante, e perciò impone la supremazia del bene comune sul Suo Ego pantagruelico, incapace di dialogare e di confrontarsi con il resto del mondo.

Illustration of The Firebird by Edmund Dulac from his
“Edmund Dulac’s Fairy Book” (1916)

mercoledì 1 luglio 2015

PANAIA
Dedico la mia battaglia a Emilia Zinzi

In difesa dell'area archeologica di Panaia a Caminia di Stalettì, nel ricordo della grande studiosa calabrese

di Domenico Condito, stalettese

La libertà d’espressione in Italia è “vigilata”. Dopo i miei interventi dei giorni scorsi sui lavori del Comune di Stalettì a Panaia, segnalata come area archeologica fin dal 1991, “Utopie Calabresi” ha ricevuto la visita del Ministero dell’Interno. Spero che il monitoraggio attento del blog si estenda anche all’operato del Comune di Stalettì, che prosegue senza vergogna nella realizzazione di un'area turistica attrezzata a Panaia, in assoluto dispregio degli studi e dei rilievi tecnico-scientifici prodotti su quell'area: errare humanum est, perseverare autem diabolicum!

Lunedì scorso, intanto, la versione per la stampa della mia “lettera aperta al Sindaco di Stalettì” è stata pubblicata dal “Quotidiano della Calabria”. Al centro dell’articolo una foto di Emilia Zinzi, storico dell'arte e del territorio di fama europea, che dedicò a Stalettì pagine memorabili. Fu la prima studiosa in Italia ad approfondire il rapporto fra ricerca storico-archeologica, pianificazione e descrizione della dimensione urbanistica e socio-economica del territorio. Una scienziata capace di coniugare sapere e alto impegno etico e civile, ponendosi al servizio della società calabrese e della sua crescita culturale. Ho avuto l’onore di collaborare con Lei proprio nello studio e nelle battaglie per la salvaguardia dei beni culturali della mia terra. È successo quando ero Assessore alla Cultura del Comune di Stalettì e, su mia proposta, fu conferito alla prof.ssa Zinzi un incarico per un’analisi storico territoriale del comprensorio comunale finalizzata alla redazione del piano regolatore generale. Facevo parte del gruppo di studio che sotto la guida di Emilia perlustrò palmo palmo il territorio di Stalettì. Come assessore mi adoperai, inoltre, per la pubblicazione di quel lavoro, ottenendo per questo un contributo della Presidenza della Giunta Regionale della Calabria guidata da Rosario Olivo.  Ne scaturì uno splendido volume cofanetto comprendente anche gli elaborati cartografici e documantali prodotti nei lunghi mesi di studio e di ricognizioni sul territorio: Emilia Zinzi, “Analisi storico-territoriale e pianificazione – Un esperienza metodologica nel Sud d’Italia”, Rubbettino Editore, 1997 (guarda il video in basso). Il volume, fra l'altro, fu presentato al prof. Salvatore Settis, al tempo Rettore della Normale di Pisa, che espresse parole di grande apprezzamento per il lavoro della sua collega, ma anche per le scelte del Comune di Stalettì, che giudicò assolutamente all’avanguardia in materia di pianificazione territoriale, un caso unico in Italia.

Nel suo studio su Stalettì la prof.ssa Zinzi chiese per Panaia un provvedimento di vincolo del sito, con definizione della fascia di rispetto, e l'esplorazione estesa della zona a rischio circostante. Il Sindaco di Stalettì ha deciso di misconoscere lo studio di Emilia Zinzi, e procede nel suo intento di realizzare a Panaia un’area turistica attrezzata con tanto di rete fognaria e cessi pubblici. Un intervento che tradisce la scienza e offende la coscienza culturale calabrese, riportando Stalettì a un'epoca di bieco oscurantismo che credevamo superata per sempre. E pensare che i talebani non sono ancora arrivati in Calabria!

La mia battaglia per Panaia la dedico a Emilia Zinzi.




Lettera aperta al Sindaco di Stalettì
pubblicata su "Il Quoitidiano della Calabria" il 29.06.2015
(Clicca per ingrandire)


Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...