Lavoro è Cultura è lo slogan scelto per esprimere lo spirito con cui Pianopoli
(nella foto a sinistra) contribuisce alla manifestazione.
Una identificazione che, insieme ad un programma dedicato all’arte, al teatro e alla musica, apre uno spazio di riflessione critica e propositiva sul tema del lavoro, ribadendone l’urgenza e spogliandolo dai toni univoci del lamento e della rivendicazione passiva.
L’intera giornata è scandita da cinque essenziali momenti. Parte al mattino (ore 11.30 via XX Settembre) con l’inaugurazione della mostra collettiva d’arte contemporanea
Imagocrazia. Effetti Collaterali e l’installazione urbana
Il Precariato di Pasquale Maria Cerra; prosegue nel pomeriggio (ore 17.00 Sala Consiliare) con l’incontro/dibattito
Lavoro è Cultura. Tra vecchi e nuovi scenari sociali, passione e responsabilità dei singoli. Il lavoro possibile; continua in strada (ore 19.00 Corso Roma), sulla via principale della cittadina con la performance teatrale
Il Mondo dei Cantastorie di Nino Racco; termina alla sera con l’esilarante concerto
ska rock reggae di Le Rivoltelle (ore 21.30 Corso Roma).
Un concentrato di
esperienze che, nel progetto del direttore artistico, rilancia la domanda sulla questione
lavoro con l’intento di “ribadirne la forza e la ricchezza sempre e continuamente espresse nelle attività umane, saperne riconoscere le nuove forme e, soprattutto, saperne intuire le nuove prospettive alla luce dei rivoluzionari e inarrestabili mutamenti che l’
era della tecnica e della comunicazione globale comportano nei sistemi sociali e nella concezione della vita stessa.”
Un progetto culturale racchiuso in una giornata simbolica che si arricchisce di significati forti a Pianopoli, incontrando l’esigenza e la sensibilità del sindaco Gianluca Cuda che - con parole decise e fuor di retorica - introduce l’evento affermando: “Nessuna occasione più che la Festa del lavoro dovrebbe risultare dirompente nella coscienza di chi amministra e di chi governa. La questione del lavoro costringe a confrontarsi con i temi propri della politica - il futuro, il benessere, l’emancipazione, la giustizia e così via; costringe ad un’esame di coscienza sul proprio operato, sull’individuazione dei propri doveri e sul ruolo che ciascuno ha, a partire dalle proprie capacità e potenzialità; ma, soprattutto, costringe a confrontarsi con la realtà per capirla, comprenderne i disagi, individuarne i mali, leggerne i cambiamenti e creare le condizioni per trasformarla”.
Allora, a Pianopoli questo 2011 si festeggia il lavoro con approccio costruttivo e critico, mettendo in evidenza i termini salienti della nostra attualità attraverso cinque momenti unici e imperdibili.
La Mostra. IMAGOCRAZIA. Effetti collaterali mette in scena la caratteristica principale della vita contemporanea: la supremazia e il potere dell’immagine sulla vita degli individui e i condizionamenti e le influenze di questa supremazia nei processi di formazione identitaria dei soggetti e, dunque, nel loro rapporto con il mondo. Attraverso un viaggio poliglotta tra pittura, scultura, fotografia e videoarte, cinque sezioni declinano gli effetti collaterali del regime, svelandone i meccanismi e rilevandone le contraddizioni; ma allo stesso tempo, rivendicando la naturale forza trasformante del lavoro in tutta la sua estensione e umanità: AVaspo con IMAGOCRAZYA (Lavoro è Esperienza estetica); Amélie Waldberg con IMAGOPATIA (Lavoro è Liberazione); Brunivo Buttarelli con IMAGOMUNDI (Lavoro è Natura); Edita Voveryte con IM
AGONIA (Lavoro è Sogno); Kristina Kurilionok IMAGOMANIA (Lavoro è Identità).
L’installazione. L’installazione urbana di Pasquale Maria Cerra è dedicata ad uno dei temi più delicati e tristi del nostro tempo:
il Precariato. Giocata sulla proiezione di esistenze che non arrivano a costruzione identitaria, di sagome dal profilo estetizzante ma dalla realtà fatiscente, l’installazione è una allegoria della condizione di sospensione e assenza di prospettive in cui versa quella parte di società che dovrebbe rappresentare la produttività e il futuro.
L’incontro/dibattito. Introdotto da Maria Rosaria Gallo e moderato da Ketty Riolo,
Lavoro è Cultura. Tra vecchi e nuovi scenari sociali, passione e responsabilità dei singoli. Il lavoro possibile è un incontro nel quale il tema del lavoro viene affrontato muovendo da testimonianze concrete di impegno, passione, resistenza e produttività nei più svariati settori (Peppe Liberti, ricerca; Antonio Bruno Umberto Colosimo, divulgazione; Mauro Notarianni, informatica; Tania Pascuzzi, turismo; Francesca Filippa, artigianato; Raffaele Mangani, agricoltura; Gianfranca Bevilacqua, intraprendenza), mettendo in evidenza l’importanza di valori come innovazione, inventiva, conoscenza, capacità di comunicazione e di informazione, per intraprendere una relazione produttiva con il mondo attuale, da protagonisti, attraverso il lavoro.
E proprio al fine di ricordare e ribadire quali frontiere l’uomo è capace di oltrepassare se si affida alla conoscenza, all’abilità e alla padronanza di sé, l’incontro termina con un omaggio video a Yuri Gagarin (primo uomo nello spazio) curato da Tommaso Sorrentino.
Il teatro. Con la performance di Nino Racco, il momento teatrale propone una delle figure più tradizionali della cultura popolare, il Cantastorie, che nel lavoro sperimentale dell’attore e regista di Bovalino, ha trovato spazio e vita anche in Calabria.
Il mondo dei Cantastorie è uno degli spettacoli del repertorio di Nino Racco. Un libero montaggio di storie brevi, canti e racconti popolari che da sempre ispirano la teatralità meridionale, da cui Nino Racco attinge avidamente nel procedere della sua ricerca e nell’affinarsi della sua sperimentazione, gravitando magistralmente tra improvvisazione e costruzione, originarietà e universalita.
Nel collage atteso, anche uno stralcio di
Storia di Salvatore Giuliano, che rappresenta l’esordio della sua avventura nel 1989, attraverso la messa in scena di una storia ancora attuale, ritornata alla ribalta con la decisione della Procura di Palermo, nell’ottobre 2010, di riesumare il corpo del bandito e riaprire il caso, tra l’altro legato all’ancora irrisolta strage di Portella della Ginestra avvenuta proprio il 1° Maggio 1947.
Il Concerto. Quattro originalissime rockers calabresi scelgono la musica come arma di ribellione alle consuetudini: sono Le Rivoltelle. Ironia, grinta, personalità e talento ne contraddistinguono lo stile, assolutamente non etichettabile. Band di sole donne, della passione per la musica e l’amore per la canzone italiana, hanno fatto la loro rivoluzione, irrompendo con successo ed energia nel panorama nazionale. Attraverso ritmi e sonorità tutte mediterranee in un abile mix tra chitarre elettriche, sax, violini e percussioni, rvisitano con un tocco graffiante le grandi hit di Caterina Caselli, Mina, Rettore, Nada, Giuni Russo, Loredana Bertè e tanti altri protagonisti. Dopo La Notte, singolo di esordio discografico e cover del successo mondiale del cantautore italo-belga Salvatore Adamo, Le Rivoltelle pubblicano il loro primo album Donne Italiane, in uscita il 10 maggio.
Ma l’inno alla bellezza e la volontà propositiva con cui si caratterizza il 1° Maggio pianopolitano, non è da confondersi con un’azione di allontanamento dai tratti reali del tema. Anzi, come ribadisce il direttore artistico: “Identificare il lavoro con la cultura, non significa ignorare gli aspetti drammatici che caratterizzano l’attualità del tema (disoccupazione, inoccupazione, cassa integrazione, precariato, emigrazione e quant’altro); al contrario, significa proprio indicare l’unica via percorribile per il superamento di quegli stessi aspetti. La storia insegna che una società libera e civile si misura dal grado di libera espressione e di libera creatività vigente nel tessuto sociale; che solo menti libere e creative possono rapportarsi in modo responsabile e autonomo alla gestione e all’organizzazione del proprio presente nell’ottica di una progettualità rivolta al futuro e alla collettività.”
Dunque, al centro dei pensieri della festa le questioni sono l’autonomia, il futuro, il fare, il crescere, la libertà di espressione e di intraprendenza. La creatività e le competenze. L’intelligenza, la condivisione, la cooperazione. La forza di resistere alle brigate clientelari. La forza di esistere ed esprimere un senso di responsabilità e passione che possa spostare l'asse del discorso dal
lavoro che non c'è al
lavoro possibile.
Questioni poste con spirito di realtà e passione dallo stesso sindaco Cuda che, senza peli sulla lingua, esprime la sua analisi ed afferma “in un momento storico di
totale inquinamento in cui i meccanismi e gli interessi finanziari inquinano la regolamentazione del sistema economico e snaturano la funzione della politica; in un Paese dove l’esaltazione del potere si sostituisce alla responsabilità del governo; in una democrazia in cui il sondaggio d’opinione produce sistematicamente il consenso mentre la messa in vendita dell’appartenenza distrugge qualsiasi discorso di meritocrazia; in un sistema in cui le istituzioni sono prese d’assalto giorno per giorno e si distruggono i punti di riferimento ai cittadini; e, infine, in una terra in cui affarismo, malaffare e corruzione incontrano il compiacimento della politica, rendendo forte il sistema ‘ndrangheta e scaraventando nel cemento del clientelismo e delle costruzioni selvagge, eccellenze e risorse umane e naturali, riducendo le parole
emigrazione e futuro a meri spot elettorali, assalito da un senso di impotenza, mi sono chiesto: ma cosa mai potrà fare il sindaco di una piccola comunità, per la sua stessa comunità, per mantenere fede alla sua funzione e reagire a tutto ciò?
La risposta era più vicina e semplice di quanto immaginassi: produrre occasioni di fattibilità e promuovere valori costruttivi. Semplicemente continuare a credere e praticare quei valori nei quali sono cresciuto e che contraddistinguono il mio modo di intendere l’amministrazione: impegno, concretezza, servizio.
E’ con questo spirito che Pianopoli partecipa ai festeggiamenti del 1° Maggio lanciando la prima edizione della manifestazione sull’eco dello slogan Lavoro è Cultura”.
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