Ragioni culturali e politiche dell’unica opzione veramente laica e libertaria possibile oggi in Italia.
di Domenico Condito
Simone Weil ci ha insegnato che la più grande causa dell’oppressione sociale è l’esistenza di privilegi. In Italia il più grande dei privilegi è quello dell’impunità garantita agli uomini di potere, che oggi sancisce di fatto la diseguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Si tratta dell’attacco più grave mosso alla libertà e allo stato di diritto del nostro Paese negli ultimi sessant’anni. Una condizione creata ad arte nell’era “berlusconiana” attraverso le leggi ad personam e i decreti governativi che la coalizione di centrodestra ha approvato “in nome del popolo sovrano”, godendo di fatto del consenso della maggioranza degli italiani.
Una condizione che si tende a consolidare nell’era “renziana” con la stretta sulle intercettazioni, con il voto del Senato che salva dall'arresto il sen. Azzolini, o la proposta dell’istituto del silenzio-assenso tra amministrazioni pubbliche, quando si tratta di esprimere pareri o concedere autorizzazioni per opere in aree vincolate. Un provvedimento, quest’ultimo, che di fatto, se approvato, andrà a legalizzare operazioni speculative di pochi privilegiati in aree di pregio paesistico e storico-culturale, che potranno essere cementificate dopo i 60 giorni dalla richiesta del parere, un tempo spesso insufficiente per il pronunciamento degli esperti.
La verità, come scriveva Simone Weil, è che “i potenti, siano essi sacerdoti, capi militari, re o capitalisti, credono sempre di comandare in virtù di un diritto divino; e quelli che sono loro sottomessi si sentono schiacciati da una potenza che pare loro divina o diabolica, in ogni caso soprannaturale. Ogni società oppressiva è cementata da questa religione del potere, che falsifica tutti i rapporti sociali permettendo ai potenti di ordinare al di là di ciò che possono imporre”.
Succede nel nostro Paese, dove il senso dell’oppressione dei cittadini è come sublimato in una sorta di “consacrazione”, sottomissione cieca e assoluta, all’uomo o alla donna della provvidenza, siano essi capo del governo, presidente di regione o sindaco. È questa naturale propensione del popolo italiano all’autoflagellazione, al delirio “mistico” collettivo, già conosciuta in epoca fascista, che spiega il consenso acritico della “maggioranza” dei cittadini al potere politico e ai suoi leader di turno. Tanti “iman cristiani” a capo delle congreghe del “bene” contro il “male”, della “verità” contro le “falsità” dei loro presunti detrattori, sempre da screditare perché beceri, faziosi e invidiosi, assumendo una terminologia più prossima al linguaggio di una “setta” che non a quello di un pensiero politico civile e moderno. Ed è una maggioranza di “adepti”, di fondamentalisti, quella che garantisce al suo “capo religioso” quell’uso criminoso del potere che nessun consesso civile in Occidente è disposto a riconoscere a qualsivoglia leader politico o capo di governo o sindaco.
Può succedere, allora, che un sindaco qualsiasi del bel paese, a nord o a sud, realizzi delle opere abusive in una area assoggettata a vincolo paesaggistico e idrogeologico, e che poi tenti di “ripulirle” con una sanatoria; mentre, al contempo, ordina la demolizione e il ripristino dei luoghi a dei privati cittadini per delle opere abusive realizzate in aree sottoposte agli stessi vincoli. E tutto questo senza che si levi una sola voce di protesta, senza che nessuno pretenda il pieno rispetto delle regole, ma per tutti, nessuno escluso.
Oscuramento della ragione, delirio di massa, imbarbarimento delle istituzioni, declino etico e civile della nostra società. Le conseguenze di un degrado sostenuto troppo spesso a colpi di maggioranza, nazionale o locale, che resistono prepotentemente alle ragioni dell’etica pubblica, della democrazia, della civiltà.
E troppo spesso, contro questo esercito di “anime morte”, l’unica opzione veramente possibile è un forte, sprezzante e incontenibile “vaffanculo”!
Succede nel nostro Paese, dove il senso dell’oppressione dei cittadini è come sublimato in una sorta di “consacrazione”, sottomissione cieca e assoluta, all’uomo o alla donna della provvidenza, siano essi capo del governo, presidente di regione o sindaco. È questa naturale propensione del popolo italiano all’autoflagellazione, al delirio “mistico” collettivo, già conosciuta in epoca fascista, che spiega il consenso acritico della “maggioranza” dei cittadini al potere politico e ai suoi leader di turno. Tanti “iman cristiani” a capo delle congreghe del “bene” contro il “male”, della “verità” contro le “falsità” dei loro presunti detrattori, sempre da screditare perché beceri, faziosi e invidiosi, assumendo una terminologia più prossima al linguaggio di una “setta” che non a quello di un pensiero politico civile e moderno. Ed è una maggioranza di “adepti”, di fondamentalisti, quella che garantisce al suo “capo religioso” quell’uso criminoso del potere che nessun consesso civile in Occidente è disposto a riconoscere a qualsivoglia leader politico o capo di governo o sindaco.
Può succedere, allora, che un sindaco qualsiasi del bel paese, a nord o a sud, realizzi delle opere abusive in una area assoggettata a vincolo paesaggistico e idrogeologico, e che poi tenti di “ripulirle” con una sanatoria; mentre, al contempo, ordina la demolizione e il ripristino dei luoghi a dei privati cittadini per delle opere abusive realizzate in aree sottoposte agli stessi vincoli. E tutto questo senza che si levi una sola voce di protesta, senza che nessuno pretenda il pieno rispetto delle regole, ma per tutti, nessuno escluso.
Oscuramento della ragione, delirio di massa, imbarbarimento delle istituzioni, declino etico e civile della nostra società. Le conseguenze di un degrado sostenuto troppo spesso a colpi di maggioranza, nazionale o locale, che resistono prepotentemente alle ragioni dell’etica pubblica, della democrazia, della civiltà.
E troppo spesso, contro questo esercito di “anime morte”, l’unica opzione veramente possibile è un forte, sprezzante e incontenibile “vaffanculo”!
Roberto Benigni - Riunione Condominio - Vaffanculo alla maggioranza