domenica 19 ottobre 2008

Disastro ambientale di Crotone: indagò per primo De Magistris nel '98

LE DICHIARAZIONI DELL'EX PM DI CATANZARO ALL'EMITTENTE CALABRESE VIDEOCALABRIA

di Domenico Condito

Fu Luigi De Magistris, ex magistrato della Procura di Catanzaro, a condurre la prima inchiesta sullo smaltimento illecito delle scorie tossiche provenienti dalla Pertusola Sud di Crotone. E’ lo stesso De Magistris a ricordarlo in un’intervista esclusiva rilasciata all’emittente calabrese Videocalabria. Nel corso di quella prima inchiesta, che risale al 1998, furono indagate 19 persone, fra imprenditori della società ATMC Sud, politici e funzionari. Contro di loro furono formulate accuse gravissime: avrebbero dovuto smaltire tonnellate di rifiuti di ferriti di zinco provenienti dalla Pertusola, con le autorizzazioni ottenute dall’Assessorato all’Ambiente, ma, secondo le tesi accusatorie, le scorie tossiche non avrebbero mai raggiunto il sito di smaltimento in Sardegna, e sarebbero state sotterrate nella Sibaritide. Ben 11 furono le persone arrestate, e fra queste figurava anche Sergio Stancato, all’epoca Assessore regionale all’Ambiente, del CCD.

Fin da subito fu accertata l’estrema gravità del disastro ambientale contestato agli accusati. “Scoprimmo – afferma De Magistris - un traffico di rifiuti di ferrite di zinco per circa 30 mila tonnellate, che dalla Pertusola Sud venivano portati in varie parti, in particolare nella Sibaritide e nella zona di Rossano, dove ci sono campi di agricoltura, frutteti ed altro. Quindi, un’indagine molto importante che portò ad emissione di ordinanze di custodia cautelare e consentì di ricostruire fatti che provocano pericolo alla salute pubblica e danni evidenti. Negli atti si evinceva un aumento di tumori vicino la zona della Pertusola. Sull'indagine vi fu anche attenzione della commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti, perché fu contestato il reato di disastro ambientale doloso. Credo che fu la prima applicazione in sede custodiale di questo tipo di reato".

"Sono molto contento – afferma ancora De Magistris nell'intervista - che ci sia questa attenzione a 10 anni di distanza da quell'inchiesta, perché ritengo che ci sia un filo conduttore tra i fatti del '98 e quelli del 2008. Quello che sconcerta, però, è che prima di andar via da Catanzaro feci di tutto per poter esercitare l'azione penale e la richiesta di rinvio a giudizio. Sono andato via da Catanzaro nel 1998, sono tornato nel dicembre del 2002, il fascicolo era ancora all'udienza preliminare. Io non so se è possibile che un fascicolo possa star fermo per quattro anni in udienza preliminare".

I ritardi nell’inchiesta provocarono nel 2007 la prescrizione dei reati contestati. Ne beneficiò anche Sergio Stancato, rieletto nel frattempo Consigliere regionale nelle liste del Nuovo PSI nel 2005.

La vicenda raccontata da De Magistris è sconcertante. La prescrizione di reati così gravi per decorrenza dei termini non è degna di un paese civile, e solleva interrogativi inquietanti. Ci chiediamo se si trattò solo di cattivo funzionamento della giustizia, o se invece l’affossamento dell’inchiesta di De Magistris non sia stato determinato dall’azione di qualche magistrato colluso. Noi non possediamo elementi per affermare ciò, e crediamo ancora nell’assoluta irreprensibilità dei magistrati, di tutti i magistrati, che operano in Calabria. Ma la domanda è legittima, e ancora più doverosa dovrebbe essere la risposta.

Sappiamo, invece, che le Istituzioni politiche, sia di destra che di sinistra, ai massimi livelli nazionali, erano pienamente a conoscenza del disastro ambientale che si stava consumando in Calabria, se è vero, e lo è, che il caso fu trattato all’interno della Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti, con la contestazione del reato di disastro ambientale doloso. Ma quali furono gli atti conseguenti? Perché non s'intervenne negli ultimi dieci anni? Quali ulteriori e disastrose conseguenze per l'ambiente e la salute dei cittadini deriveranno dai mancati interventi degli anni passati?

Su quante coscienze peseranno le morti dei calabresi “svenduti” per un piatto di lenticchie?

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