mercoledì 28 aprile 2010

Il Presidente della Repubblica richiama i magistrati

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Il Presidente Napolitano ai giovani magistrati ricevuti ieri al Quirinale: «Occorre adoperarsi per recuperare l'apprezzamento e il sostegno dei cittadini. E a tal fine la magistratura non può sottrarsi ad una seria riflessione critica su se stessa, ma deve proporsi le necessarie autocorrezioni, rifuggendo da visioni autoreferenziali…. Fate attenzione a non cedere a esposizioni mediatiche o a sentirvi investiti, come ho detto più volte in questi anni, di missioni improprie e esorbitanti oppure ancora a indulgere ad atteggiamenti impropriamente protagonistici e personalistici che possono offuscare e mettere in discussione l'imparzialità dei singoli magistrati, dell'ufficio giudiziario cui appartengono, della magistratura in generale».
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Il commento di “Utopie calabresi”
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Con il richiamo del presidente Napolitano ai magistrati, muore la speranza di porre un argine istituzionale alla deriva autoritaria voluta da Berlusconi e dalla sua coalizione di governo. Cade l’ultimo baluardo della democrazia e della legalità nel nostro Paese. Pur riconoscendo le più alte e nobili intenzioni al Presidente della Repubblica, le sue parole saranno utilizzate per giustificare quella delegittimazione della magistratura perseguita ormai da tempo con attacchi, aggressioni e insulti che non hanno precedenti nella storia del nostro Paese. Una campagna di odio che si riverserà nella riforma della giustizia, con la quale di fatto l’autonomia dei giudici sarà sottoposta al potere politico.

Per l’opposizione di governo, è giunto il momento di esercitare nei confronti del Capo dello Stato il ruolo di “interlocutore attivo”. Il rispetto delle alte funzioni della Presidenza della Repubblica non può essere silente e acritico, e questo è contrario allo spirito della democrazia e della nostra Costituzione. L’opposizione, al contrario, ha il dovere di esercitare il mandato di rappresentanza politica che milioni di cittadini italiani le hanno affidato con il loro voto. Certo, per riuscirci, è necessario che il principale partito d’opposizione recuperi il senso della propria identità, oggi fin troppo aleatoria e frammentaria. L’incapacità dì incidere anche minimamente sull’attività del Governo dipende anche da questo. Parafrasando Corrado Alvaro, il Pd continua a rappresentare sullo scenario politico “un dramma di mediocri, brutti, goffi, che, guardandosi nello specchio, si vedono belli, e con le sembianze della giovinezza. A ogni modo, come grandi eroi, e trovano tutto attorno a loro bello e degno e grande”. L’autoreferenzialità in politica toglie spazio al pensiero, offusca l’azione e determina lo scollamento dai bisogni reali del Paese. Il PD ritrovi la sua ragion d’essere, ma faccia presto. Il condizionamento di massa messo in atto dalla maggioranza di Governo, con i potenti mezzi di comunicazione di cui dispone, sta già corrompendo il senso etico e civile degli italiani, e “non esiste difetto che, alla lunga, in una società corrotta, non diventi pregio; né vizio che la convenzione non riesca ad elevare a virtù”.
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Domenico Condito

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