giovedì 23 luglio 2015

Panaia - Stalettì: è arrivato il parere della Soprintendenza Archeologica della Calabria

Il documento costituisce una prima vittoria della battaglia per la salvaguardia di “un sito di notevole interesse archeologico”. Ma continuiamo a lottare perchè il Governo garantisca il pieno rispetto delle regole in quell'area, così come richiesto dal deputato Paola Parentela (M5S) nella sua interrogazione al Ministro dei Beni Culturali.

Domenico Condito

Emilia Zinzi
Da diverse settimane vado sostenendo, in tutte le sedi possibili, la grande importanza dell’area archeologica di Panaia, dov’è attestata fin dal 1991 la presenza di un “insediamento medievale”. Un sito la cui estensione reale, ancora da indagare, va comunque oltre la modesta recinsione che circoscrive l’abside emergente della chiesa bizantina. Analisi e riflessioni le mie, e non “pettegolezzi o false denunce” come sostiene il Sindaco di Stalettì, basate su rilievi tecnico-scientifici e documentali. Elementi che la Soprintendenza Archeologica della Calabria oggi riconosce pienamente nel suo parere sui lavori avviati dal Comune di Stalettì a Panaia. Qui, lo ricordiamo, il Comune ha messo in cantiere la realizzazione di un’area turistica attrezzata, senza disporre dei pareri preliminari delle Soprintendenze competenti. Una irregolarità che l'Amministrazione Comunale sta cercando di "sanare" dopo le denunce dei consiglieri comunali di minoranza e la campagna mediatica lanciata da "Utopie Calabresi" e da alcuni quotidiani regionali.

Il parere della Soprintendenza Archeologica è stato notificato al Comune nell’ambito della Conferenza dei Servizi, convocata ieri nel palazzo comunale, per l’acquisizione dei pareri e nulla-osta necessari al proseguimento dei lavori attualmente fermi. Alla Conferenza ha partecipato la Soprintendenza Archeologica della Calabria di Reggio, ma non la Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio di Cosenza che, pur essendo stata invitata, ha disertato i lavori. Il documento della Soprintendenza reggina attesta che Panaia è “un sito di notevole interesse archeologico”, che va adeguatamente tutelato e valorizzato.
La lettura storica e archeologica dell’area, da parte della Soprintendenza, è basata sullo scavo d’emergenza realizzato nel 1991 dalla prof.ssa Ghislaine Noyé, sulle relazioni dell’archeologa Agnese Racheli, e sugli studi della prof.ssa Emilia Zinzi pubblicati nel “poderoso e fondamentale volume collettivo Analisi storico-territoriale e pianificazione – Un esperienza metodologica nel Sud d’Italia”. Il sito di Panaia, inoltre, viene descritto “al centro di un luogo di ancoraggio legato anche alla chiesa o monasterio di San Martino e ai piedi del Castrum presso Santa Maria del Mare (già de Vetere) e con un’ottima sorgente ancora attiva”. In questo modo viene stabilita una relazione molto stretta e significativa tra l'insediamento medievale di Panaia e  i luoghi cassiodorei presenti sul territorio stalettese. Tutto ciò, si legge nel parere, “spingeva la Soprintendenza, nell’occasione della richiesta d’uso dell’area come parcheggio temporaneo, a notificare il 20 settembre 2000 all’Amministrazione comunale il vincolo archeologico e l’assoggettamento dell’area, già a vincolo paesaggistico ai sensi della L. 1497/1939, al Demanio pubblico, raccomandando al Comune di provvedere a transennare i ruderi, nonché vietare il transito e la sosta di autoveicoli di qualsiasi tipo”. 

La Soprintendenza, inoltre, “rammenta che il decespugliamento e la ripulitura dei resti affioranti, già eseguita senza la presenza e le indicazioni di nostro personale tecnico scientifico, dovrà d’ora in poi essere concordata preventivamente con i nostri uffici per predisporre quanto necessario alla tutela del bene archeologico-monumentale”. Nel documento si legge anche che “è stata riscontrata la realizzazione di reti idrica e fognaria che non ha causato danni ad eventuali stratificazioni antropiche o comunque presenze archeologiche. Tuttavia, ad ogni buon conto, sarà necessario concordare delle verifiche sui tracciati, eseguendo piccoli saggi mirati per escludere in modo definitivo ed inequivocabile la presenza nel sottosuolo di eventuali manufatti archeologici. Analogamente si procederà nell’area delle strutture amovibili di progetto”. 

La Soprintendenza esprime poi parere favorevole alla realizzazione, solo mediante strutture amovibili, di due chioschi, servizi igienici e aree picnic. Tuttavia, ritiene di approvare il progetto del Comune indicando una serie di “prescrizioni obbligatorie” piuttosto impegnative, che rendono di fatto molto difficile la ripresa dei lavori in tempi brevi:

- “Innanzitutto si dovrà provvedere ad eseguire saggi archeologici mirati atti a verificare la reale estensione della chiesetta e conseguentemente adeguare la recinzione prevista, tenendo conto di una fascia di rispetto che verrà indicata alla conclusione dei saggi. 

- Alla fine stagione (pari a un periodo inferiore a 120 giorni), dopo la rimozione delle strutture amovibili (chioschi e relative piastre di cls), si dovranno eseguire saggi di verifica nelle due aree di sedima dei manufatti e piccoli saggi presso le trincee di acquedotto e fognatura. 

- D’intesa con la Soprintendenza BAEP della Calabria e con la consulenza del Consorzio di Bonifica «Alli-Punta di Copanello» o «Calabria Verde» occorrerà scegliere le essenze arboree e arbustive più idonee dal punto di vista paesaggistico e naturalistico affinché non siano di nocumento alle evidenze archeologiche già a vista e a quelle nel sottosuolo, siano esse immobiliari e/o stratificazioni. 

- Si dovrà programmare una campagna di ricerche estensiva ed esaustiva nell’area a vincolo archeologico e tenuto conto della sua estensione, per altro in gran parte delineata nella tavola 7 del progetto, occorrerà rimodulare alcuni dei percorsi pedonali in ghiaia di progetto. 

- Infine è auspicabile in tempi brevi, qualora il quadro economico lo consenta, o comunque in tempi ragionevoli, la messa in opera di una recinzione stabile in materiali idonei e resistenti per la definitiva protezione dei luoghi da manomissioni e degrado, come auspicato fin dal 1991 dalla prof.ssa E. Zinzi e dalla sua équipe, da integrare con sistemi di video sorveglianza”. 

La Soprintendenza Archeologica della Calabria, pur concedendo qualcosa al Comune di Stalettì, seppure per un periodo molto breve, limita fortemente il progetto che, nelle intenzioni originarie degli amministratori, doveva avere ben altra portata. Ma la stessa Soprintendenza non si è espressa, perché non di sua competenza, sugli aspetti paesaggistici e sulla compatibilità del progetto con il PSC comunale e gli altri strumenti urbanistici e vincolistici vigenti.  Aspetti, quest’ultimi, sui quali deve pronunciarsi la Soprintendenza di Cosenza, che potrebbe annullare del tutto le velleità del Comune sull’area, ripristinando definitivamente quel rispetto delle regole auspicato dal deputato Paolo Parentela nella sua interrogazione parlamentare. 
Il parere della Soprintendenza Archeologica, però, non ci soddisfa del tutto, perché sembra sorvolare sul fatto che i lavori del Comune a Panaia sono stati avviati senza i pareri necessari. Una forma d'irregolarità molto grave per un ente pubblico. Il rispetto rigoroso delle regole è prioritario sempre, ma lo è molto di più in un territorio devastato da abusi edilizi e operazioni speculative d’ogni tipo. 
Tuttavia, il parere della Soprintendenza rappresenta, sul piano scientifico, un punto fermo di grande importanza, perché sancisce una volta per tutte la rilevanza straordinaria del sito archeologico di Panaia, stabilendo al contempo una linea rigorosa per l’indagine estesa dell’area e per la sua salvaguardia e valorizzazione. Un merito degli studi della prof.ssa Emilia Zinzi, che ho voluto al Comune di Stalettì quand’ero Assessore alla Cultura e ai Beni Culturali, ma anche della battaglia mediatica dell’ultimo mese, alla quale, operando con passione e competenza, ho portato il mio modesto contributo.

PARERE SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA (pdf)


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