Si tratta di una relazione tecnico-scientifica del 1991 dell’archeologa Agnese Racheli. La studiosa ha collaborato per molti anni con la Soprintendenza Archeologica di Roma e con la Soprintendenza Archeologica della Calabria. È lei l’autrice delle schede relative ai loci cassiodorenses nel volume di Emilia Zinzi sull’analisi storico-territoriale del comprensorio di Stalettì.
Domenico Condito
Da qualche settimana vado ripetendo che, a Caminia di Stalettì, l’area archeologica di Panaia si sviluppa ben oltre il punto in cui affiora l’abside della chiesa bizantina segnalata dalla prof.ssa Ghislaine Noyé, archeologa dell’École Française de Rome e docente della Sorbona di Parigi. In quell'area è stato segnalato in passato un possibile insediamento di epoca medievale. A suffragare tale ipotesi un importante documento divulgato oggi, per la prima volta, in questo spazio. Si tratta di una rilevazione tecnico-scientifica dell’archeologa Agnese Racheli che, nel mese di agosto del 1991, aveva partecipato alle ricognizioni sul territorio di Stalettì dirette dalla prof.ssa Emilia Zinzi. Le ricognizioni si erano svolte nell’ambito dello studio, voluto dal Comune di Stalettì, per l’analisi storico-territoriale del comprensorio comunale finalizzata alla redazione del Piano Regolatore Generale. Alle ricognizioni avevano preso parte lo scrivente Domenico Condito, in qualità di Assessore alla Cultura e Beni Culturali, nonché studioso delle radici storiche del territorio di Stalettì, l’ing. Antonio Froio, l’arch. Maria Gabriella Picciotti, l’archeologo Sergio Piane e, appunto, l’archeologa Agnese Racheli, in qualità di collaboratrice della Soprintendenza Archeologica della Calabria.
Il documento su Panaia, redatto dalla dott.ssa Agnese Racheli, fa parte di un fascicolo di n. 6 schede archeologiche consegnato dalla prof.ssa Zinzi al Comune di Stalettì in allegato alla sua analisi storica-territoriale del comprensorio comunale. Copia analoga è stata depositata a suo tempo presso la Soprintendenza Archeologica della Calabria. La copia del fascicolo in mio possesso mi è stata donata all'epoca dalla prof.ssa Zinzi.
Riporto il testo integrale della scheda su “Panaja”:
“I resti esaminati sono ubicati in località Panaja, tra la ferrovia Reggio Calabria – Metaponto ed il tracciato della vecchia statale 106 jonica, in un sito dove in età medievale è documentato un ancoraggio.
Il toponimo, attribuito anche a una vicina sorgente, indica con ogni probabilità l’esistenza di una chiesa dedicata alla Madonna (Παναγία). Attualmente è visibile solo parte della sommità di un’abside che reca all’interno tracce di intonaco.
Lo scavo d’emergenza effettuato dalla dott.ssa Noyé nel giugno 1991 ha evidenziato l’abside, orientata N-E, ed ha messo in luce parte di un muro laterale NW di considerevole spessore (m. 1.55), impiegante blocchi di granito locale e tegole legati con malta.
Questa struttura, il cui ambito cronologico è attribuibile all’età medievale od altomedievale, è stata parzialmente distrutta dal crollo di un masso.
L’edificio evidenziato, la cui funzione originaria è ancora da precisare, potrebbe essere stato riutilizzato per un luogo di culto. In ogni caso la consistenza delle strutture murarie rinvenute fanno pensare ad un insediamento di età medievale”.
La scheda su Panaia dell'archeologa Agnese Racheli |
Il documento ha un valore scientifico enorme, perché attesta la presenza a Panaia di un insediamento di età medievale. Questo conferma che l’area archeologica si estende ben oltre l’abside emergente della chiesa bizantina. La dott.ssa Racheli, inoltre, in linea con lo studio della collega francese, conferma che la chiesa sarebbe stata edificata sui resti di un edificio ancora più antico, e ipotizza per quest’ultimo elemento una datazione che potrebbe spingersi fino all’altomedioevo. Se ciò venisse confermato dal proseguimento delle indagini storiche e archeologiche, Panaia potrebbe rientrare a pieno titolo nel novero dei “luoghi cassiodorei”.
A Panaia, ed è la polemica rovente delle ultime settimane, il Comune di Stalettì ha avviato i lavori per realizzare un’area turistica attrezzata con tanto di rete fognaria, bagni pubblici, chiosco, area pic-nic e relativo parcheggio. L’archeologo Alfredo Ruga, funzionario della Soprintendenza Archeologica della Calabria, è stato chiamato a relazionare sui lavori del Comune, e sembra voler circoscrivere l’area archeologica all’abside emergente della chiesa e alle sue immediate vicinanze. La rilevazione scientifica della dott.ssa Racheli impone, secondo me, una profonda revisione del parere della Soprintendenza, lo sviluppo di un’indagine estesa dell’area e l’adozione di adeguate misure di tutela.
E il Comune di Stalettì? Farebbe bene a rinunciare al suo progetto su Panaia e a diventare il primo sostenitore della tutela e della valorizzazione storica e culturale dell’area, supplendo e contrapponendosi, se necessario, all’azione carente della Soprintendenza Archeologica della Calabria. Un ente, quest’ultimo, che non è mai riuscito a tutelare in modo adeguato nessuno dei siti archeologici presenti sul nostro territorio.
In basso, all'interno della recinsione, l'abside affiorante della chiesa bizantina di Panaia. Sullo sfondo s'intravede una delle piattafrome di cemento realizzate dal Comune di Stalettì. |
Una delle due piattaforme di cemento realizzate dal Comune di Stalettì nell'area archeologica di Panaia, senza aver indagato prima l'area, né aver effettuato i necessari saggi preliminari. |
Per approfondire i vari aspetti della questione "Panaia" vi rimando agli articoli già pubblicati su "Utopie Calabresi":
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