Per la "cupola" del regime, naturalmente. E per i giornalisti che vogliono esercitare il diritto-dovere d'informare i cittadini? La galera! E' la "Piscopatologia della Libertà" (Pdl) che sta ammorbando il paese.
Avrei voluto occuparmi d’altro, ma le “porcate” di regime non danno tregua, e così ogni giorno porta la sua pena. Martedì scorso lo spettacolo osceno di un senatore della Repubblica, Marcello Dell’Utri, che celebrava le “virtù eroiche” del boss mafioso Vittorio Mangano, lo “stalliere di Arcore”, che fu trafficante di stupefacenti, estorsore e pluriomicida. Ieri la notizia che arriva da Palazzo Madama, dove nel parere sul Lodo Alfano, che la commissione Giustizia del Senato sta per inviare alla commissione Affari Costituzionali, c'è la proposta di estendere anche ai ministri i benefici dello scudo previsti per il premier e la alte cariche dello Stato. Con l’aggravante che la sospensione dei processi valga anche per quelli cominciati prima dell’assunzione dell’incarico di governo. Ancora una volta il regime si connota come quello dell’impunità eretta a governo del paese. Se il progetto “criminoso” andasse in porto, il Lodo Alfano, con gli effetti della “legge bavaglio” e di tutte le “porcate” ad personam già approvate, sarebbe in grado di garantire l’impunità assoluta al premier e alla spregiudicata “banda del fare”. Che tombola! Ma è una corsa contro il tempo, il tentativo disperato di porre un argine allo tsunami giudiziario che sta per abbattersi sul governo, e che potrebbe provocarne la caduta. Una lotta senza esclusione di colpi, perché non c’è nulla di più pericoloso e determinato di un regime dispotico che, intravista la sua fine, non vuole soccombere.
E chissà che lo stesso Dell’Utri con l’intervento di ieri non abbia voluto contribuire alla causa infame. La commemorazione del boss mafioso Vittorio Mangano è andata in scena nel corso di una conferenza stampa, subito dopo la sentenza della Corte d’Appello di Palermo che aveva condannato Dell’Utri a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Un omaggio, quello tributato dal senatore del Pdl, che Mangano si sarebbe meritato per essersi rifiutato di rilasciare ai giudici dichiarazioni contro Berlusconi e lo stesso Dell’Utri. E’ stato il suo primo atto pubblico da pluricondannato per mafia. E’ perlomeno singolare che in quel momento il suo primo pensiero sia andato al boss di Cosa Nostra. Una bizzarra coincidenza? E’ possibile, ma se così non fosse? E se parlando del “morto” il senatore del Pdl abbia voluto rivolgersi ai “vivi”, a qualcuno capace di intendere il vero senso delle sue parole? In tal caso, quale sarebbe il messaggio e, soprattutto, a chi sarebbe diretto? Si prepara forse la celebrazione di nuovi “eroi” per i processi a venire? Ma no, che dico, la mia è solo la fantasia di un cittadino onesto viziata dal pregiudizio. Non è vero che viviamo sotto un regime che vuole garantire l'impunità alla "cupola" del potere poltico, mentre legifera sulla galera ai giornalisti che vogliono semplicemente esercitare il diritto-dovere d'informare i cittadini. Ha proprio ragione Berlusconi, non c'entra la Psicopatologia della Libertà (Pdl). E' solo colpa di Gomorra e della Piovra che hanno diffuso l'idea balzana che in Italia il potere sarebbe colluso con la mafia. Ma pensa che sciocchezza sono andato a raccontare, e dire che non sono neppure comunista!
Domenico Condito
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