Inaugurazione: sabato 15 maggio - ore 18
Chiusura: 30 settembre 2010
Nell’ambito della programmazione per la VI edizione della Notte dei Musei europea del 15 maggio 2010, Il MACAT - Museo civico di Taverna (CZ), presenta la mostra di Antonio Saladino (nella foto) “I Portatori. Offerte non richieste” a cura di Maria Rosaria Gallo.
La mostra propone, in prologo, l’ultimo progetto scultoreo dell’artista avviato nel 2007. Un progetto che si ispira all’idea del ritrovamento archeologico e tematizza la pratica antropologica che sta a fondamento della relazionalità umana: il portare. Inevitabilmente declinata insieme al tema del dono e dell’offerta. Un progetto interessante e originale, che porta a maturazione - racconta il curatore - “l’opera di un artista il cui percorso è segnato nel suo svolgersi da una esigenza precisa: la ricerca di una espressione e di una identità dialogante con il suo tempo, il suo spazio, la sua storia, l’ambiente circostante, il suo territorio.”“In tutti i sui aspetti il lavoro di A. Saladino trae ispirazione dalle sue radici culturali ed è condotto da una profonda esigenza di conoscenza che in modo naturale interroga il passato rievocandolo, senza farsene inghiottire, esprimendo un linguaggio raffinato, viscerale e creativo che si svincola dalle mode e dalle istanze dell’originalità stupefacente e attinge al tessuto generativo del proprio mondo originario, sostanziandosene.”“Dal 2004, e ininterrottamente - afferma il direttore del MACAT Giuseppe Valentino - il Museo Civico di Taverna è invitato dalla Direzione dei Musei di Francia a partecipare all’evento europeo “Nuit des musées”, beneficiato dal patrocinio del Consiglio d’Europa, dell’Unesco, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dell’ICOM, che a seguito dell’adesione ha fissato al 15 di maggio la “Giornata internazionale dei musei”, avvalorando così la dimensione internazionale di questa spettacolare e ricongiungente notte, scandita nel borgo pretiano da tre importanti percorsi: dalle “Vie della Poesia”, da “Apparentemente” di Francesco Merletti, fino ai ritrovati “Portatori” di Antonio Saladino”.Evento topico della Notte dei musei a Taverna, dunque, I Portatori. Offerte non richieste - aperta al pubblico fino al 30 settembre prossimo - andrà a caratterizzare l’appuntamento europeo rappresentando un’arte contemporanea inequivocabilmente mediterranea. Una scultura in cui il tradizionale e meticoloso lavoro del ceramista è assorbito da una sensibilità indagatrice e indiscutibilmente attuale, capace di coniugare passato, presente e anticipazione, in un groviglio in cui si innesta l’intimo rapporto dell’artista con la sua terra e con un patrimonio culturale e valoriale che ne popola l’immaginario e lo guida, e che si coglie ovunque nella sua opera: nella sua opera,nella scelta dei materiali, nelle soluzioni stilistiche e cromatiche con cui si presenta, nei temi e nelle idee che la ispirano, negli interrogativi e nelle libere e spassionate provocazioni che la animano.
L’ulteriore accattivante elemento, rilevato e sviluppato dal curatore, rapisce e stuzzica l’attenzione evocando antiche influenze e appartenenze, “le sculture di Antonio Saladino hanno a che fare con la magia del ritrovamento archeologico: oggetti nuovi rinvenuti in uno scavo dalle molteplici direzioni - interiore ed esteriore, verticale e orizzontale - in cui l’atto del ritrovamento - il prodursi dell’opera - accoglie qui ed ora le suggestioni, le memorie, le anime, le verità di cui l’opera si fa, appunto, portatrice”. Come lo stesso Saladino afferma riferendosi alle sue creature: “E’ come se io avessi trovato queste cose nella mia terra e le utilizzassi per una nuova vita. Io porto il mio lavoro. porto me stesso”.
Allora, I Portatori si esibiscono come ritrovati tesori niente affatto innocui, affioranti da uno scavo mentale e laborioso - evocato anche nell’allestimento - in cui terra, mare, memoria e psiche convergono in un unico e complesso substrato; mentre in un doppio e subdolo gioco di svelamento-rivelamento di doni e reperti, la mostra diventa un cantiere/offertorio in cui è evidente lo stato di lavori in corso, e in cui a primeggiare sono otto emblematici pezzi: Il Portatore di Magra Gracia, La Portatrice di onde, La Portatrice di nuvole, La Portatrice di foglie, Il Portatore di portatrice, La Portatrice di pane, Il Portatore di teste, Il Portatore di Niente. “ Figure di un bianco folgorante. Un’argilla candida, levigata e pulita. Quasi a-temporale. Incorrotta” - recita il testo critico nel catalogo.
Ma nonostante l’impatto pacifico e blando, apparentemente sacrale, di questi modellati incompiuti o mozzati, dai tratti essenziali, che si ripetono quasi modularmente, “i minuziosi dettagli, le soluzioni fantastiche, gli interventi pittorici, le rotture ricorrenti, le differenze espresse, le idee vive negli elemnti, travalicano l’orizzonte dell’ovvio e conferiscono personalità a ciascuna scultura, esaltando con forza la singolarità e tradendo con ironia la subdola insidia dell’offerta”.
Un tema che Saladino sviluppa con sottile maestria, richiamando l’aspetto vivo e guerrigliero dell’arte, e ribadendone il contenuto di sfida nell’idea smascherata di dono, che in questo contesto perde il carattere di elargizione e il significato di atto caritatevole di benevolenza e pacifica apertura. Qui il donare è il donare dell’arte e si configura come tentativo di esistenza che istituisce un centro di gravitazione. Un centro di interesse. Donare signica calamitare l’attenzione dell’altro su di sé e su ciò che della propria essenza si infonde nella cosa donata. Significa costringere all’attenzione e all’obbligazione.Dunque la scelta del MACAT per la Notte dei Musei 2010 propina una mostra riccamente evocativa e dai molteplici significati, congiunti dalla parole dello stesso direttore Giuseppe Valentino: “Se i punti geografici della “Nuit” ci aiutano a tracciare l’inusitata mappa dell’Europa, il ricostruito scavo archeologico delle sculture contemporanee, riemerse dalle sedimentazioni creative e mnemoniche del mar Tirreno di Saladino, traccia una direttrice che si unisce idealmente e sorprendentemente con il reale scavo archeologico della polis Treis-chenè, della cui storia, iniziata sulle opposte coste del mar Ionio, l’attuale città di Taverna, tenta di conservare le frammentate origini, per essere in grado di accettare oggi le “offerte non richieste” dei tanti artisti-naufraghi che in terra di Calabria hanno il coraggio di approdare e donare - con rischio - il segno del loro libero viaggio creativo”.
La mostra propone, in prologo, l’ultimo progetto scultoreo dell’artista avviato nel 2007. Un progetto che si ispira all’idea del ritrovamento archeologico e tematizza la pratica antropologica che sta a fondamento della relazionalità umana: il portare. Inevitabilmente declinata insieme al tema del dono e dell’offerta. Un progetto interessante e originale, che porta a maturazione - racconta il curatore - “l’opera di un artista il cui percorso è segnato nel suo svolgersi da una esigenza precisa: la ricerca di una espressione e di una identità dialogante con il suo tempo, il suo spazio, la sua storia, l’ambiente circostante, il suo territorio.”“In tutti i sui aspetti il lavoro di A. Saladino trae ispirazione dalle sue radici culturali ed è condotto da una profonda esigenza di conoscenza che in modo naturale interroga il passato rievocandolo, senza farsene inghiottire, esprimendo un linguaggio raffinato, viscerale e creativo che si svincola dalle mode e dalle istanze dell’originalità stupefacente e attinge al tessuto generativo del proprio mondo originario, sostanziandosene.”“Dal 2004, e ininterrottamente - afferma il direttore del MACAT Giuseppe Valentino - il Museo Civico di Taverna è invitato dalla Direzione dei Musei di Francia a partecipare all’evento europeo “Nuit des musées”, beneficiato dal patrocinio del Consiglio d’Europa, dell’Unesco, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dell’ICOM, che a seguito dell’adesione ha fissato al 15 di maggio la “Giornata internazionale dei musei”, avvalorando così la dimensione internazionale di questa spettacolare e ricongiungente notte, scandita nel borgo pretiano da tre importanti percorsi: dalle “Vie della Poesia”, da “Apparentemente” di Francesco Merletti, fino ai ritrovati “Portatori” di Antonio Saladino”.Evento topico della Notte dei musei a Taverna, dunque, I Portatori. Offerte non richieste - aperta al pubblico fino al 30 settembre prossimo - andrà a caratterizzare l’appuntamento europeo rappresentando un’arte contemporanea inequivocabilmente mediterranea. Una scultura in cui il tradizionale e meticoloso lavoro del ceramista è assorbito da una sensibilità indagatrice e indiscutibilmente attuale, capace di coniugare passato, presente e anticipazione, in un groviglio in cui si innesta l’intimo rapporto dell’artista con la sua terra e con un patrimonio culturale e valoriale che ne popola l’immaginario e lo guida, e che si coglie ovunque nella sua opera: nella sua opera,nella scelta dei materiali, nelle soluzioni stilistiche e cromatiche con cui si presenta, nei temi e nelle idee che la ispirano, negli interrogativi e nelle libere e spassionate provocazioni che la animano.
L’ulteriore accattivante elemento, rilevato e sviluppato dal curatore, rapisce e stuzzica l’attenzione evocando antiche influenze e appartenenze, “le sculture di Antonio Saladino hanno a che fare con la magia del ritrovamento archeologico: oggetti nuovi rinvenuti in uno scavo dalle molteplici direzioni - interiore ed esteriore, verticale e orizzontale - in cui l’atto del ritrovamento - il prodursi dell’opera - accoglie qui ed ora le suggestioni, le memorie, le anime, le verità di cui l’opera si fa, appunto, portatrice”. Come lo stesso Saladino afferma riferendosi alle sue creature: “E’ come se io avessi trovato queste cose nella mia terra e le utilizzassi per una nuova vita. Io porto il mio lavoro. porto me stesso”.
Allora, I Portatori si esibiscono come ritrovati tesori niente affatto innocui, affioranti da uno scavo mentale e laborioso - evocato anche nell’allestimento - in cui terra, mare, memoria e psiche convergono in un unico e complesso substrato; mentre in un doppio e subdolo gioco di svelamento-rivelamento di doni e reperti, la mostra diventa un cantiere/offertorio in cui è evidente lo stato di lavori in corso, e in cui a primeggiare sono otto emblematici pezzi: Il Portatore di Magra Gracia, La Portatrice di onde, La Portatrice di nuvole, La Portatrice di foglie, Il Portatore di portatrice, La Portatrice di pane, Il Portatore di teste, Il Portatore di Niente. “ Figure di un bianco folgorante. Un’argilla candida, levigata e pulita. Quasi a-temporale. Incorrotta” - recita il testo critico nel catalogo.
Ma nonostante l’impatto pacifico e blando, apparentemente sacrale, di questi modellati incompiuti o mozzati, dai tratti essenziali, che si ripetono quasi modularmente, “i minuziosi dettagli, le soluzioni fantastiche, gli interventi pittorici, le rotture ricorrenti, le differenze espresse, le idee vive negli elemnti, travalicano l’orizzonte dell’ovvio e conferiscono personalità a ciascuna scultura, esaltando con forza la singolarità e tradendo con ironia la subdola insidia dell’offerta”.
Un tema che Saladino sviluppa con sottile maestria, richiamando l’aspetto vivo e guerrigliero dell’arte, e ribadendone il contenuto di sfida nell’idea smascherata di dono, che in questo contesto perde il carattere di elargizione e il significato di atto caritatevole di benevolenza e pacifica apertura. Qui il donare è il donare dell’arte e si configura come tentativo di esistenza che istituisce un centro di gravitazione. Un centro di interesse. Donare signica calamitare l’attenzione dell’altro su di sé e su ciò che della propria essenza si infonde nella cosa donata. Significa costringere all’attenzione e all’obbligazione.Dunque la scelta del MACAT per la Notte dei Musei 2010 propina una mostra riccamente evocativa e dai molteplici significati, congiunti dalla parole dello stesso direttore Giuseppe Valentino: “Se i punti geografici della “Nuit” ci aiutano a tracciare l’inusitata mappa dell’Europa, il ricostruito scavo archeologico delle sculture contemporanee, riemerse dalle sedimentazioni creative e mnemoniche del mar Tirreno di Saladino, traccia una direttrice che si unisce idealmente e sorprendentemente con il reale scavo archeologico della polis Treis-chenè, della cui storia, iniziata sulle opposte coste del mar Ionio, l’attuale città di Taverna, tenta di conservare le frammentate origini, per essere in grado di accettare oggi le “offerte non richieste” dei tanti artisti-naufraghi che in terra di Calabria hanno il coraggio di approdare e donare - con rischio - il segno del loro libero viaggio creativo”.
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