L'antidogmatismo di certa intellettualità falsamente libertaria è una forma di supponenza, magari anche erudita, colorata e variopinta, che si oppone ai dogmatismi solo per imporne uno su tutti, il proprio. Chi la professa si atteggia spesso a “maestro” della comunicazione, ma scava abissi insuperabili di vuoto fra sé e il mondo, perché non sa ascoltare, e tantomeno comunicare, chi è ossessionato dal proprio bisogno di affermazione. Eppure, intronizzato sul proprio "io" ipertrofico a mò di testa di siluro, giudica tutto e tutti con saccenza e disprezzo, dimenticando che ogni persona è la sua storia, e bisognerebbe almeno conoscerla prima di vomitarle addosso sentenze…
Fra questi “idiota d'autore” che esercitano la “volgar arte” dell’insulto, alcuni sono stati in India solo per sballarsi col “fumo” (era molto in voga un tempo), mentre tutt'attorno era desolazione, miseria e morte. E ora si atteggiano a paladini del progresso e dell’emancipazione dell’umanità!
Non curatevi di loro, non lasceranno traccia. Si affannano disperatamente per incantare con le loro malìe, ma è tutto vano… La loro voce risuona come peto tonante nel vuoto, il proprio. Per un po’ ne potremmo sentire l'olezzo sgradevole, ma basterà una sola brezza d’aria “pulita” per cancellarne per sempre il ricordo.
Domenico Condito
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