sabato 13 novembre 2010

L’erotomania del “pifferaio magico” di Arcolandia

Nella civiltà dei mezzi di comunicazioni di massa, anche la vita privata dei capi di governo, o di qualsiasi altra carica istituzionale di rilievo, è esposta alla luce implacabile dei riflettori. Nel villaggio della “rete” globale, ogni loro comportamento, anche minimo, finisce per acquisire una dimensione pubblica inaudita, come mai era successo fino ad oggi nella storia dell’umanità. Un semplice starnuto, “ripreso” fra le mura domestiche di un capo di Stato, potrebbe fare il giro del mondo nell’istante stesso in cui “si consuma”. Piaccia o no, questa è la società in cui viviamo, e bisogna tenerne conto quando si valutano i comportamenti delle alte cariche istituzionali, e le loro conseguenze sullo svolgimento della vita pubblica. La loro vita privata deve essere irreprensibile, per non compromettere l’immagine del paese che rappresentano, la sua sicurezza e la fiducia dei cittadini nelle Istituzioni. E non si tratta di moralismo bigotto e reazionario, ma di una semplice, quanto ovvia, constatazione. Oggi, a certi livelli istituzionali, la distinzione fra la sfera pubblica e privata è artificiosa e inopportuna, semplicemente non può esistere: i “vizi privati” di un capo di governo pregiudicano sempre le “pubbliche virtù” del suo paese.

Segue racconto di fantasia:
Ecco quanto succedeva un tempo ad Arcolandia, mitica terra del piacere. Il Pifferaio magico, posto alla guida della regione, era un abituale frequentatore di mignotte, che a frotte venivano condotte nei suoi palazzi, per assecondarne gli appetiti e le perversioni indicibili. Uno stile di vita esemplare, diceva di sé l’erotomane, di cui menar vanto per le contrade, e il popolo incomprensibilmente lo adorava.
Alla sua corte prevalevano nani e buffoni, e fra questi un “Fido” servitore con velleità di poeta. Tutti lanciati a compiacere il loro padrone, a difenderlo senza ritegno dalle accuse infamanti che, dicevano, gli avversari politici avevano diffuso malignamente nel paese. Ma a mettere a nudo il magico Pifferaio di Arcolandia era stata una nobildonna del luogo, si dice la sua sposa, che per prima denunciò le perversioni di quell’uomo malato, che confondeva l’amore per le donne con il sesso a pagamento, le sue voglie senza controllo con il bene della regione. Fu all’imbrunire di un giorno di festa che il poeta-buffone colse il magico Pifferaio morbosamente accavallato a una giovane fanciulla, nella triste penombra del palazzo. Gli era sembrato di riconoscere nelle forme della ragazza, e non certo nella sua raccapricciante “postura”, quel “virgineo fiore” incontrato tempo addietro in una scuola del capoluogo, durante una visita ministeriale. Un sobbalzo, un tonfo, un battito di ciglia. Giusto il tempo di un lirico verso per convincersi che la procace signora era soltanto la socera di Zampagnero. Questa, almeno, fu la versione ufficiale fornita dal magico Pifferaio. Che sollievo! Ma s
ciagurato quel paese che ha cotanto bisogno di socere!

ATTENZIONE: ogni possibile riferimento a persone o situazioni reali è assolutamente casuale, ma la realtà potrebbe superare di gran lunga la fantasia!

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