di Salvatore Condito
Stalettì - Era il simbolo del degrado, dell’abusivismo edilizio. Era denominato l’Alveare, in sfregio alle più elementari regole di rispetto dell’ambiente del territorio. E oggi, dopo tante battaglie legali portati avanti nel corso degli anni dalle associazioni ambientaliste, tra cui Italia Nostra , W.W.F. Lega Ambiente e Verdi, l’ecomostro di san Martino a Copanello non esiste più.
Decisivo, tuttavia, è stato l’impegno della Regione Calabria, che durante il governo di Agazio Loiero, con il prezioso contributo dell’Assessore all’Urbanistica Michelangelo Tripodi, fece approvare un piano di riqualificazione di sette siti regionali, caratterizzati per forte presenza antropica e degrado urbanistico, tra cui proprio il promontorio di San Martino di Copanello: sette casermoni realizzati negli anni settanta, un vero scempio e una ferita aperta negli anni causata da connivenze e compiacenze. Contro, fiumi di inchiostro, denunce, esposti alla magistratura , tanto da elevare questo sito alle cronache nazionali, anche per il pregio del luogo da un punto di vista naturalistico e archeologico.
Oggi è stata scritta la parola fine. La riqualificazione ormai è completata grazie a un finanziamento di seicentomila euro, tramite fondi CIPE, che ha visto diverse fasi: l’abbattimento a Gennaio 2007 con la presenza dell’allora ministro all’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio ed i vertici regionali e comunali, poi la vera e propria riqualificazione con un bando per selezionare il progetto - poi realizzato da un gruppo di professionisti composto da Alessandro Taverniti, Ottavio Amaro, Antonio Marino, Laura Marino, Gianfranco Neri, Laura Thermes, Rosa Marino Tornatora , mentre l’impresa Garden Giada di Rocca di Neto ha realizzato materialmente l’opera. Il tutto, grazie alla determinazione negli anni dell’amministrazione comunale di Stalettì, guidata dal Sindaco Pantaleone Narciso, coadiuvato dall’Ufficio tecnico diretto da Beniamino Posca e dal responsabile del procedimento Leonardo Ciccarello.
I lavori sono stati consegnati da verbale alla fine di Dicembre 2012, ma in questi ultimi mesi si stanno completando opere di rifinitura come l’impianto di illuminazione , le panchine, l’impianto di irrigazione. Ora l’impatto visivo è davvero mutato: da un ammasso di cemento e pilastri abbiamo un vero e proprio giardino pensile che affaccia su un’area marina incantevole, tra le più belle d’Italia.
Nei prossimi giorni, comunque, l’amministrazione dovrebbe tagliare il fatidico nastro, offrendo alla popolazione locale, ma anche all’intera regione, un luogo straordinario ritrovato e recuperato dai predoni del cemento. Una battaglia vinta a favore dei tanti cittadini e associazioni che si sono battuti per ridare dignità a questo magnifico paesaggio. “Chiudiamo una delle pagine più amare del nostro territorio”, ha sottolineato il sindaco di Stalettì Pantaleone Narciso. “Ci sono voluti – ha aggiunto – quasi sette anni per recuperare e ridare dignità a quest’area, tra le più belle e famose dello Jonio, vicina alla chiesetta Paleocristiana di San Martino, sito di interesse archeologico nazionale. Sono felice personalmente di concludere il mio mandato con quest’ultimo atto – ha detto ancora Narciso – che renderà sicuramente orgogliosi i miei concittadini”.
Stalettì - Era il simbolo del degrado, dell’abusivismo edilizio. Era denominato l’Alveare, in sfregio alle più elementari regole di rispetto dell’ambiente del territorio. E oggi, dopo tante battaglie legali portati avanti nel corso degli anni dalle associazioni ambientaliste, tra cui Italia Nostra , W.W.F. Lega Ambiente e Verdi, l’ecomostro di san Martino a Copanello non esiste più.
Decisivo, tuttavia, è stato l’impegno della Regione Calabria, che durante il governo di Agazio Loiero, con il prezioso contributo dell’Assessore all’Urbanistica Michelangelo Tripodi, fece approvare un piano di riqualificazione di sette siti regionali, caratterizzati per forte presenza antropica e degrado urbanistico, tra cui proprio il promontorio di San Martino di Copanello: sette casermoni realizzati negli anni settanta, un vero scempio e una ferita aperta negli anni causata da connivenze e compiacenze. Contro, fiumi di inchiostro, denunce, esposti alla magistratura , tanto da elevare questo sito alle cronache nazionali, anche per il pregio del luogo da un punto di vista naturalistico e archeologico.
Oggi è stata scritta la parola fine. La riqualificazione ormai è completata grazie a un finanziamento di seicentomila euro, tramite fondi CIPE, che ha visto diverse fasi: l’abbattimento a Gennaio 2007 con la presenza dell’allora ministro all’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio ed i vertici regionali e comunali, poi la vera e propria riqualificazione con un bando per selezionare il progetto - poi realizzato da un gruppo di professionisti composto da Alessandro Taverniti, Ottavio Amaro, Antonio Marino, Laura Marino, Gianfranco Neri, Laura Thermes, Rosa Marino Tornatora , mentre l’impresa Garden Giada di Rocca di Neto ha realizzato materialmente l’opera. Il tutto, grazie alla determinazione negli anni dell’amministrazione comunale di Stalettì, guidata dal Sindaco Pantaleone Narciso, coadiuvato dall’Ufficio tecnico diretto da Beniamino Posca e dal responsabile del procedimento Leonardo Ciccarello.
I lavori sono stati consegnati da verbale alla fine di Dicembre 2012, ma in questi ultimi mesi si stanno completando opere di rifinitura come l’impianto di illuminazione , le panchine, l’impianto di irrigazione. Ora l’impatto visivo è davvero mutato: da un ammasso di cemento e pilastri abbiamo un vero e proprio giardino pensile che affaccia su un’area marina incantevole, tra le più belle d’Italia.
Nei prossimi giorni, comunque, l’amministrazione dovrebbe tagliare il fatidico nastro, offrendo alla popolazione locale, ma anche all’intera regione, un luogo straordinario ritrovato e recuperato dai predoni del cemento. Una battaglia vinta a favore dei tanti cittadini e associazioni che si sono battuti per ridare dignità a questo magnifico paesaggio. “Chiudiamo una delle pagine più amare del nostro territorio”, ha sottolineato il sindaco di Stalettì Pantaleone Narciso. “Ci sono voluti – ha aggiunto – quasi sette anni per recuperare e ridare dignità a quest’area, tra le più belle e famose dello Jonio, vicina alla chiesetta Paleocristiana di San Martino, sito di interesse archeologico nazionale. Sono felice personalmente di concludere il mio mandato con quest’ultimo atto – ha detto ancora Narciso – che renderà sicuramente orgogliosi i miei concittadini”.
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