Il capogruppo consiliare Gregorio Aversa, di “Staletti da Vivere”, rende noto di avere presentato un esposto per la realizzazione di «lavori irregolari in località Panaia». Il consigliere sostiene che sarebbe stato «commesso un grave danno per l'ambiente, in quanto nelle immediate vicinanze persiste il rudere archeologico dell’antica chiesetta di “Panaia”, bene archeologico censito dalle autorità archeologiche» (leggi l'articolo).
di Domenico Condito, stalettese
PANAGHIA ELEOUSA Facciata della Chiesa dell'Eremo di Panaghia Eleousa Lago di Prespa - Macedonia |
D’altronde, a Stalettì, sono veramente in pochi ad avere consapevolezza della valenza storica e culturale del sito di Panaia, ma anche del suo valore spirituale e religioso. Innanzitutto, l'agiotoponimo “Panaia” deriva dal greco “Panaghia”, un attributo antichissimo della Madonna che vuol dire “Tutta Santa”. Nell’Oriente cristiano esistono diverse chiese che portano questo nome, così come esistono antiche e splendide raffigurazioni iconografiche dedicate alla “Panaghia”, la “Tutta Santa”. Anche le residue testimonianze archeologiche affioranti a Panaia sono riferibili a un antichissimo luogo di culto di matrice greco-bizantina.
Chiesa dell'Eremo di Panaghia Eleousa Lago di Prespa - Macedonia |
ABSIDE DELLA CHIESA DI PANAGHIA Caminia di Stalettì - Fonte immagine |
Oggi il punto in cui affiora il rudere è recintato ed è ancora visibile l’abside semi-cilindrica orientata a Nord-Est, ma le mura della chiesa, con il materiale del crollo, si estendono nel sottosuolo ben oltre la recinzione. È evidente che per tutelare il bene sia necessario mantenere lo stato dei luoghi, compresa la vegetazione che al momento può contribuire a riparare il sito. Almeno fino a quando non sarà possibile avviare una campagna di scavi archeologici per riportare alla luce l'antico luogo di culto e indagarne l'area circostante. Sicuramente la realizzazione in quest'area di bagni pubblici, rete fognaria e di un'area pic-nic con relativo chiosco non risponde a questa importante esigenza di tutela. È necessario un ribaltamento di prospettiva: guardare questo luogo con gli occhi della mente e del cuore, e non anteporre alle “ragioni dell'anima” quelle della pancia dei bagnanti.
Se è vero, come sostiene il Telfer, che la chiesa “vicino alla grotta” sarebbe stata la prima a custodire le reliquie del Taumaturgo, quel “luogo sacro” rappresenta il “cuore” delle radici cristiane di Stalettì. La leggenda agiografica dell’approdo miracoloso delle reliquie del Taumaturgo nella Grotta di San Gregorio è una sorta di “mito di rifondazione” del nostro territorio attorno a un elemento cultuale cristiano. Alla luce di questa lettura in chiave meta-storica, la chiesa di Panaia, edificata probabilmente per accogliere proprio quelle reliquie, acquista una valenza simbolica enorme: in quel luogo si costituì la comunità cristiana da cui discende quella stalettese, in quel luogo ebbe inizio, in un certo senso, la storia di Stalettì. Come dire, fra i “luoghi dell’anima” presenti sul nostro territorio, la chiesa di Panaia, con tutta l’area circostante (ancora da indagare), è certamente il più “sacro”.
Nel mondo ortodosso, dove si coltiva il senso della memoria dei luoghi sacri, Panaia sarebbe diventata la meta di una “peregrinatio” incessante. Prendersi cura dell’anima di un popolo significa anche preservarne l’identità. E non c’è identità senza memoria, luoghi, simboli. Non credo che i sacerdoti a cui è affidata la cura pastorale della Comunità di Stalettì abbiano sufficiente consapevolezza di ciò. Non credo che siano a conoscenza dell’esistenza della chiesa di Panaia, e di ciò che rappresenta realmente per il nostro territorio. E dovrebbero essere i primi a voler tutelare a ogni costo questo remoto “luogo dell’anima”. È una forma d’ignoranza che alimenta colpevolmente ulteriore ignoranza, rendendo forse possibile qualsiasi disastro. Come quello che uno sconsiderato piano di “sderrupo” possa fare scempio di qualche millennio della nostra storia. Voglio credere che tutto questo non sia vero e che non lo sarà mai, ma oggi Panaia, la tutta santa, il sogno dei nostri Padri, giace dimenticata sotto il “rifeo fronzuto monte, grembo di notte scura ove la luce è forestiera”.
2 commenti:
Bellissimo articolo: i miei più sinceri e appassionati complimenti. Suggerisco un aggiornamento alla luce dei recentissimi scavi che hanno riportato alla luce la chiesetta di Panaja
Grazie, Marenostrum11!
I recenti scavi archeologici a cui fa riferimento sono stati "prescritti" dalle autorità competenti proprio grazie alla campagna di sensibilizzazione e di denuncia condotta nel 2015, e di cui sono stato uno dei protaginisti. Quest'articolo fu l'inizio della mia personale battaglia per salvare il sito di Panaia. È stata durissima, ma ce l'abbiamo fatta! Gli scavi, inoltre, hanno confermato in pieno l'esistenza della chiesa bizantina, ma l'area archeologica si estende ben oltre lo scavo fin qui realizzato.
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