Il 10 settembre 2008, abbiamo pubblicato su queste pagine l'articolo: “Utopie Calabresi” sostiene l’Osservatorio per il decoro urbano di Catanzaro sulla salvaguardia dell’area archeologica di Germaneto, dove intervenendo a favore della salvaguardia dell'area catanzarese, denunciavamo al contempo lo stato di totale abbandono in cui versa il sito di Santa Maria del Mare di Stalettì, ovvero l'area archeologica del “castrum quod dicitur Scillacium”.
"Dopo le gloriose campagne di scavi degli anni ottanta e novanta - scrivevamo - a San Martino e a Santa Maria del Mare non si scava più. Il sito non è fruibile, e le stesse imponenti strutture, portate alla luce dagli archeologi dell’École Française de Rome, rischiano di andare perdute per sempre, se non si interviene con adeguate opere di risarcimento".
Oggi, su www.staletti.com, un articolo di Carmela Commodaro, in uscita domani sul quotidiano "Calabria Ora", denuncia che sul Castrum bizantino di Santa Maria del Mare di Stalettì si sono già verificati i primi crolli. Pubblichiamo di seguito la nota di Carmela Commodaro, che presenta la petizione dell'archeologa Chiara Raimondo, intervenuta per sensibilizzare l'opinione pubblica e i politici calabresi sui rischi di un imminente disastro archeologico a Santa Maria del Mare.
"Utopie calabresi" sottoscrive e rilancia l'appello
L'ARTICOLO DI CARMELA COMMODARO - CALABRIA ORA
“Salviamo il Castrum bizantino di S. Maria del Mare di Stalettì”. E’ l’appello lanciato dall’archeologa Chiara Raimondo per sensibilizzare l’opinione pubblica e i politici calabresi affinché la Regione Calabria, in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni archeologici, intervenga per evitare un disastro archeologico. Il 12 febbraio scorso, infatti, secondo quanto informa la stessa Raimondo, è crollata buona parte di una delle torri giustinianee del Castrum bizantino. Le strutture versano in uno stato di totale abbandono dal 1999, anno dell'ultima campagna di scavi dell'Ecole Française de Rome e della Soprintendenza archeologica della Calabria e sono ormai inavvicinabili a causa della vegetazione e dei rovi.L’archeologa chiede all’opinione pubblica di sostenere la petizione rivolta al ministro dei Beni e delle attività culturali Sandro Bondi e al presidente della Regione Agazio Loiero. “L’area archeologica di S. Maria del Mare – scrive la Raimondo - è considerata da tutti gli studiosi del settore a livello nazionale ed internazionale, tra le più importanti per la storia dell’Altomedioevo italiano e del periodo bizantino in Calabria. Si tratta del cuore dei cosiddetti luoghi cassiodorei, culla della cultura occidentale europea laica e cristiana. Qui lo statista e letterato Cassiodoro fonda la prima università europea: già solo questo fa di questo sito luogo unico nel vastissimo panorama archeologico della Calabria. Non è bastato quasi un secolo di studi (il primo ad occuparsene fu lo storico francese Pierre Courcelle nel 1938), non sono bastati gli accorati appelli di Emilia Zinzi, esimia studiosa di questi luoghi, e le sue decine di pubblicazioni sull’argomento; non sono bastati 15 anni di scavo da parte dell’Ecole française de Rome e della Soprintendenza archeologica della Calabria; non sono bastati convegni e seminari che hanno visto coinvolti studiosi italiani e stranieri di indiscusso valore; non sono bastati i vincoli, archeologico ed ambientale, che il Ministero per i Beni e le attività culturali ha posto sull’area nel 1999. Non sono bastati gli scritti, le parole, gli studi di Ghislaine Noyé, di Ermanno Arslan e di Chiara Raimondo. Non è neanche bastato che sia stato definito come uno degli esempi più significativi della presenza bizantina in Italia; non sono bastati gli articoli e le interpellanze di giornalisti ed appassionati”.“Lo scorso 12 febbraio – aggiunge l’archeologa - buona parte di una delle torri di fiancheggiamento dell’entrata principale al Castrum è crollata. Il subitaneo sopralluogo da parte della Soprintendenza ha permesso di constatare lo stato di totale abbandono e di degrado in cui versano le strutture archeologiche. E’ per questo che chiediamo un intervento immediato ed urgente al fine di fermare un disastro archeologico annunciato da tempo e la pianificazione di un programma di finanziamenti a lungo termine per valorizzare un’area di incommensurabile valore storico, archeologico e paesaggistico”.
(Ringraziamo per l'autorizzazione concessa alla pubblicazione dell'articolo).
Nella foto, Santa Maria del Mare, Stalettì: area archeologica del “castrum quod dicitur Scillacium” durante gli scavi archeologici del 1990. Dopo le gloriose campagne degli anni ottanta e novanta, a San Martino e a Santa Maria del Mare non si scava più. Il sito non è fruibile, e le stesse imponenti strutture, portate alla luce dagli archeologi dell’École Française de Rome, rischiano di andare perdute per sempre, se non si interviene con adeguate opere di risarcimento. Nella foto, a destra, la prof.ssa Ghislaine Noyé che, insieme al prof. François Bougard, ha curato le campagne di scavi sui “luoghi cassiodorei” di Stalettì. (Foto realizzata dal fotografo Antonio Froio di Stalettì).
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