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Catanzaro – “Il giuoco delle parti”, è il titolo di una prima affettuosa indagine sulla vita e l’opera di Raffaele Talarico, pubblicata in questi giorni dalle Edizioni Ursini e curata da Filippo D’Andrea.
Scrittore, poeta e pittore, nato a Carlopoli nel 1929, Talarico frequenta prima gli studi classici presso il Liceo Umberto 1° di Roma e poi consegue la maturità artistica. Nel 1957 si trasferisce a Genova e conosce artisti molto noti che lo introducono nei salotti letterari più raffinati.
Nel 1961 Giuseppe Ungaretti lo spinse a, parole testuali, “proseguire per la difficile e bruciante arte della poesia”. Con la sua poesia, Talarico è riuscito a contemplare in maniera stupenda i luoghi della città. È stato Cantore della città intesa proprio come luogo di aggregazione e di condivisione di affetti. Ha declamato Catanzaro Genova, Milano, Carlopoli, Isca, Lamezia Terme, dando voce ai quartieri più belli attraverso una sua personale musica interiore.
Lo sguardo dell’Uomo-Poeta, nell’atto creativo, leggeva in profondità vicoli, rughe, piazze, e dipingeva nell’atto compositivo affreschi lirici, costituitisi dono d’illuminazione della verità della città, e ri-scolpendo il corpo urbano ne faceva emergere l’anima.
Il volume pubblicato da Ursini, quale omaggio postumo del noto editore catanzarese alla sua arte, si apre con una dettagliata bibliografia curata dalla figlia Giò che offre un quadro completo dell’itinerario letterario ed artistico del Padre.
“A Talarico basta un piccolo grumo di parole - sottolinea lo scrittore milanese Angelo Gaccione - per svelarci una verità profonda, rivelarci una definizione perentoria, suggerirci un interrogativo, metterci davanti ad un frammento di poesia o suscitarci stupore. Gli occorrono pochi lemmi sapienti e ben congegnati, per bucare con lo spillo di uno humour tutto mediterraneo, l’universo di un personaggio pretenzioso o fotografare una situazione paradossale.”
La sua pittura è stata invece analizzata da Tommaso Cozzitorto, regalando interpretazioni originali sia di natura psicologica che antropologica. “Raffaele Talarico – scrive Cozzotorto - rappresenta nella sua opera il Pietro che rinnega tre volte Gesù Cristo e vive lo stato d’animo, in senso tragico e profondo, di colui che pianse amaramente. Pianse amaramente, un breve costrutto che racchiude la coscienza dell’Uomo moderno, l’alto e il basso di ogni essere, il disagio dell’Io che si dibatte tra fragilità, incertezza e incostanza della ricerca, ma ricerca, comunque. Talarico interpreta il Pietro che è in ogni uomo”.
Il rapporto della creatività poetica con la didattica è affrontato nel volume da Rolando Greco, dirigente scolastico e poeta, che con la sua competenza ed esperienza sul campo ha saputo leggere peculiarità del versante educativo alla poesia, sia nel suo aspetto culturale che istruttivo.
“Questo libro – commenta l’editore Ursini – è certamente uno strumento efficace per comprendere la figura e l’opera di Raffaele Talarico, artista poliedrico di grande effetto ma soprattutto amico sincero”.
Tra le sue opere: “Sortite oltre il confine” (1959), “La siepe” (1962), “Lo stallone reale” (1979), “Caserma in camice bianco” (1980), “Fragile”1980), “Fesso chi regge” (1985).
Docente al Liceo Artistico e poi all’Accademia dei Belle Arti di Catanzaro, Raffaele Talarico è deceduto il 25 settembre 2007.
Scrittore, poeta e pittore, nato a Carlopoli nel 1929, Talarico frequenta prima gli studi classici presso il Liceo Umberto 1° di Roma e poi consegue la maturità artistica. Nel 1957 si trasferisce a Genova e conosce artisti molto noti che lo introducono nei salotti letterari più raffinati.
Nel 1961 Giuseppe Ungaretti lo spinse a, parole testuali, “proseguire per la difficile e bruciante arte della poesia”. Con la sua poesia, Talarico è riuscito a contemplare in maniera stupenda i luoghi della città. È stato Cantore della città intesa proprio come luogo di aggregazione e di condivisione di affetti. Ha declamato Catanzaro Genova, Milano, Carlopoli, Isca, Lamezia Terme, dando voce ai quartieri più belli attraverso una sua personale musica interiore.
Lo sguardo dell’Uomo-Poeta, nell’atto creativo, leggeva in profondità vicoli, rughe, piazze, e dipingeva nell’atto compositivo affreschi lirici, costituitisi dono d’illuminazione della verità della città, e ri-scolpendo il corpo urbano ne faceva emergere l’anima.
Il volume pubblicato da Ursini, quale omaggio postumo del noto editore catanzarese alla sua arte, si apre con una dettagliata bibliografia curata dalla figlia Giò che offre un quadro completo dell’itinerario letterario ed artistico del Padre.
“A Talarico basta un piccolo grumo di parole - sottolinea lo scrittore milanese Angelo Gaccione - per svelarci una verità profonda, rivelarci una definizione perentoria, suggerirci un interrogativo, metterci davanti ad un frammento di poesia o suscitarci stupore. Gli occorrono pochi lemmi sapienti e ben congegnati, per bucare con lo spillo di uno humour tutto mediterraneo, l’universo di un personaggio pretenzioso o fotografare una situazione paradossale.”
La sua pittura è stata invece analizzata da Tommaso Cozzitorto, regalando interpretazioni originali sia di natura psicologica che antropologica. “Raffaele Talarico – scrive Cozzotorto - rappresenta nella sua opera il Pietro che rinnega tre volte Gesù Cristo e vive lo stato d’animo, in senso tragico e profondo, di colui che pianse amaramente. Pianse amaramente, un breve costrutto che racchiude la coscienza dell’Uomo moderno, l’alto e il basso di ogni essere, il disagio dell’Io che si dibatte tra fragilità, incertezza e incostanza della ricerca, ma ricerca, comunque. Talarico interpreta il Pietro che è in ogni uomo”.
Il rapporto della creatività poetica con la didattica è affrontato nel volume da Rolando Greco, dirigente scolastico e poeta, che con la sua competenza ed esperienza sul campo ha saputo leggere peculiarità del versante educativo alla poesia, sia nel suo aspetto culturale che istruttivo.
“Questo libro – commenta l’editore Ursini – è certamente uno strumento efficace per comprendere la figura e l’opera di Raffaele Talarico, artista poliedrico di grande effetto ma soprattutto amico sincero”.
Tra le sue opere: “Sortite oltre il confine” (1959), “La siepe” (1962), “Lo stallone reale” (1979), “Caserma in camice bianco” (1980), “Fragile”1980), “Fesso chi regge” (1985).
Docente al Liceo Artistico e poi all’Accademia dei Belle Arti di Catanzaro, Raffaele Talarico è deceduto il 25 settembre 2007.
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