Lunedì 14, al Caffè delle Arti, il romanzo di Paolo Arcuri, edito da Ursini
Opera prima di narrativa vincitrice del Premio “Torre Petrosa 2011”
CATANZARO - Appuntamento culturale di grande interesse al Caffè delle Arti di Catanzaro, con la presentazione del romanzo “Sandali di ortica: storia di un calabrese sovversivo” di Paolo Arcuri, pubblicato di recente dalle Edizioni Ursini.
All’iniziativa, promossa dalla sezione catanzarese dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia e dall’Associazione “25 aprile”, parteciperanno Filippo Veltri, direttore ANSA Calabria, Don Mimmo Battaglia, Nicola Fiorita, docente Unical, e lo stesso Paolo Arcuri.
Il volume racconta la storia di Paolo De Fazio, nonno dell’autore, che all’improvviso si è trovato a combattere una guerra non sua, della quale poi è diventato “attore” attivo.
“Il protagonista - scrive Salvatore Piccoli - fu vittima di guerra quindi, ma anche vittima di partenze, di addii, di emigrazione! Vittima di una mancata riforma agraria, vittima di quel feudalesimo che nelle nostre terre pareva non finire mai”!
Dalla lettura del romanzo, con il quale l’autore ha vinto nel mese di agosto la quinta edizione del premio “Torre Petrosa” riservato alle opere prime di narrativa, emerge la solitudine infinita dell’animo del protagonista, sbattuto in un mondo non suo e del tutto ignoto. Una persona come tante che se ne andò dalla Calabria non certo per spirito di avventura, ma solo per sopravvivere e fare sopravvivere la sua famiglia.
“Si ritrovò così - continua Saltavate Piccoli - in un mondo sconvolto dagli eventi, devastato da una storia crudele dentro cui molti ragazzi spaesati come lui restarono avvolti e stritolati. In un tempo in cui con il sangue bisognava scrollarsi finalmente di dosso i residui di un feudalismo cruento e spietato, non solo dal punto di vista sociale ed economico, costringendo masse sterminate di uomini a languire nella povertà. Forse, casualmente, il protagonista del romanzo si ritrovò a combattere una guerra di libertà, senza capir bene quel che succedeva. Ma poi fu facile per lui e per quelli come lui riconoscersi in quegli ideali e darsi a loro completamente non solo con le armi, ma con i comportamenti e con il pensiero, con i sogni”.
Nel libro queste sensazioni vengono trasmesse a tutti, grazie alla narrazione lineare e fortemente comunicativa, intrisa di emozioni, che suo nipote ha saputo trasmetterci. Siamo quindi in presenza di una storia vera, raccontata con dovizia di particolari, che ci fa scoprire un passato tragico di questa nostra Calabria, attraverso la vita di un uomo che può diventare simbolo di riscatto per tutti.
“Il male non è questo”. Da queste parole, che sono le ultime del romanzo inserito dalle Edizioni Ursini nella collana “I libri dell’elefantino”, si apre un orizzonte sterminato di pensieri. Il male non è l’irritazione causata dalle ortiche sui piedi induriti o sul cuore gonfio del protagonista, il male - sembra dirci l’autore - è il filo di quella vita che condusse suo nonno a non essere riconosciuto dalla propria figlia. Il filo di quella storia infinita che espropriò di umanità masse immense di esseri umani.
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