dal 18 aprile 2009 al 31 maggio 2009
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Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in collaborazione con tutti i suoi Istituti, promuove la Settimana della Cultura, quest’anno giunta all’XI edizione con lo slogan “Ia cultura è di tutti, partecipa anche tu”, per dare un maggiore impulso all’amore per l’arte e per il patrimonio culturale.
In questo contesto Silvio Vigliaturo – che da anni ha una solida collaborazione con l’UNICAL ed è, insieme a Gerardo Sacco e Santo Versace, testimonial nel mondo dell’Ateneo calabrese – espone una collezione di sculture in terracotta e una serie di installazioni e opere in vetro presso il Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide, che raccoglie tutte le testimonianze materiali della Sibaritide dall’età protostorica all’età romana, ed in particolare il ricco e glorioso passato di quella che fu una delle più importanti poleis della Magna Grecia: Sybaris.
“Il tempo tutto toglie e tutto dà; ogni cosa si muta, nulla s'annichila”, così scriveva il filosofo Giordano Bruno in L’arte della memoria. Questa breve frase è la perfetta sintesi delle riflessioni che stanno alla base di questa mostra di Silvio Vigliaturo. Si tratta infatti di una meditazione sul tempo e le sue stratificazioni, i suoi intrecci che sembrano essere guidati dal Fato degli antichi greci – civiltà con cui l’artista si è misurato costantemente lungo tutto il suo percorso creativo. È un’analisi volta a smascherare e reinterpretare la parvenza caotica del succedersi delle epoche storiche, quella confusione che solo apparentemente è in grado di cancellare le tracce anche d’intere città – come successe all’antica Sybaris nel 510 a.C., conquistata e distrutta dall’esercito della rivale Kroton. Nella visione di Vigliaturo quelle tracce non si perdono mai del tutto, ma, anzi, danno l’impressione di riaffiorare esse stesse spontaneamente dalle nebbie dell’oblio, per arricchire il nostro presente con il loro inestimabile valore documentario. In questo modo viene interpretata la dedica votiva alla dea Athena dell’atleta olimpionico dell’antica Sibari, Kleombrotos: una lettera, un documento, i cui destinatari siamo noi uomini d’oggi che, nel ritrovarci nel cuore di un’installazione, tra l’epigrafe e l’immagine del condottiero Milone - distruttore di Sybaris, anch’egli atleta olimpico, certo il più grande di tutti i Giochi antichi - siamo testimoni, stimolati dalla traccia lasciataci da Kleombrotos, di come l’antica città sia tuttavia riuscita a sopravvivere alla sua devastazione.
Questa dialettica tra passato e presente, mito e contemporaneità, in cui entrambi i poli in comunicazione sono in grado di agire stimolandosi a vicenda, è alla base della riflessione che Vigliaturo ha sviluppato per questa mostra. Le grandi sculture in vetro, le installazioni a pavimento e la serie di venticinque opere in ceramica intitolata La Guerra di Troia, si avvicendano agli importanti reperti archeologici custoditi nelle sale del museo. Ne traggono ispirazione, come nel caso del vaso con l'Erote: personaggio alato, con il quale l’artista intende dialogare, collocandogli di fianco una scultura in vetro che rappresenta una delle metafore a lui più care, la Caduta dell’Angelo, al fine di mostrare come certi temi siano delle costanti, degli archetipi della rappresentazione artistica e che, se anche in certe epoche possono subire delle modificazioni, o addirittura scomparire come la città di Sibari dopo l’attacco guidato da Milone, riappariranno, anche solo in una traccia mitica estrapolata dall’inconscio collettivo, di cui l’artista vuole essere il portavoce e l’interprete.
In questo contesto Silvio Vigliaturo – che da anni ha una solida collaborazione con l’UNICAL ed è, insieme a Gerardo Sacco e Santo Versace, testimonial nel mondo dell’Ateneo calabrese – espone una collezione di sculture in terracotta e una serie di installazioni e opere in vetro presso il Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide, che raccoglie tutte le testimonianze materiali della Sibaritide dall’età protostorica all’età romana, ed in particolare il ricco e glorioso passato di quella che fu una delle più importanti poleis della Magna Grecia: Sybaris.
“Il tempo tutto toglie e tutto dà; ogni cosa si muta, nulla s'annichila”, così scriveva il filosofo Giordano Bruno in L’arte della memoria. Questa breve frase è la perfetta sintesi delle riflessioni che stanno alla base di questa mostra di Silvio Vigliaturo. Si tratta infatti di una meditazione sul tempo e le sue stratificazioni, i suoi intrecci che sembrano essere guidati dal Fato degli antichi greci – civiltà con cui l’artista si è misurato costantemente lungo tutto il suo percorso creativo. È un’analisi volta a smascherare e reinterpretare la parvenza caotica del succedersi delle epoche storiche, quella confusione che solo apparentemente è in grado di cancellare le tracce anche d’intere città – come successe all’antica Sybaris nel 510 a.C., conquistata e distrutta dall’esercito della rivale Kroton. Nella visione di Vigliaturo quelle tracce non si perdono mai del tutto, ma, anzi, danno l’impressione di riaffiorare esse stesse spontaneamente dalle nebbie dell’oblio, per arricchire il nostro presente con il loro inestimabile valore documentario. In questo modo viene interpretata la dedica votiva alla dea Athena dell’atleta olimpionico dell’antica Sibari, Kleombrotos: una lettera, un documento, i cui destinatari siamo noi uomini d’oggi che, nel ritrovarci nel cuore di un’installazione, tra l’epigrafe e l’immagine del condottiero Milone - distruttore di Sybaris, anch’egli atleta olimpico, certo il più grande di tutti i Giochi antichi - siamo testimoni, stimolati dalla traccia lasciataci da Kleombrotos, di come l’antica città sia tuttavia riuscita a sopravvivere alla sua devastazione.
Questa dialettica tra passato e presente, mito e contemporaneità, in cui entrambi i poli in comunicazione sono in grado di agire stimolandosi a vicenda, è alla base della riflessione che Vigliaturo ha sviluppato per questa mostra. Le grandi sculture in vetro, le installazioni a pavimento e la serie di venticinque opere in ceramica intitolata La Guerra di Troia, si avvicendano agli importanti reperti archeologici custoditi nelle sale del museo. Ne traggono ispirazione, come nel caso del vaso con l'Erote: personaggio alato, con il quale l’artista intende dialogare, collocandogli di fianco una scultura in vetro che rappresenta una delle metafore a lui più care, la Caduta dell’Angelo, al fine di mostrare come certi temi siano delle costanti, degli archetipi della rappresentazione artistica e che, se anche in certe epoche possono subire delle modificazioni, o addirittura scomparire come la città di Sibari dopo l’attacco guidato da Milone, riappariranno, anche solo in una traccia mitica estrapolata dall’inconscio collettivo, di cui l’artista vuole essere il portavoce e l’interprete.
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Mostra: Kleombrotos – Vigliaturo, una lettera dal passato
Luogo: Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide
Luogo: Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide
Località Casa Bianca, 87011 Sibari (CS)
Vernissage: 18 aprile 2009 ore 11.00
Orario mostra: tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.30. Lunedì chiuso.
Curatori: Anna Lucia Casolaro, Domenico Marino, Vittorio Amedeo Sacco
Testi di: Bernard Légé e Vittorio Amedeo Sacco
Periodo: dal 18 aprile 2009 al 31 maggio 2009
Info: Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide
tel. 098179391-2
Vernissage: 18 aprile 2009 ore 11.00
Orario mostra: tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.30. Lunedì chiuso.
Curatori: Anna Lucia Casolaro, Domenico Marino, Vittorio Amedeo Sacco
Testi di: Bernard Légé e Vittorio Amedeo Sacco
Periodo: dal 18 aprile 2009 al 31 maggio 2009
Info: Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide
tel. 098179391-2
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Ufficio stampa MACA
tel. 0119422568
maca@museovigliaturo.it
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