martedì 15 dicembre 2009

INFLUENZA H1N1, AD OGGI 114 VITTIME SU 3.455.000 CASI STIMATI

Sono i dati ufficiali dell’Istituto Superiore di Sanità.
Intervista a Massimo Ciccozzi, ricercatore del Dipartimento di Malattie infettive, Parassitarie ed Immunomediate dell’Istituto Superiore di Sanità.
I dati ufficiali a Catanzaro.
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Catanzaro - Le infezioni respiratorie acute, di origine virale o batterica, rappresentano la principale causa infettiva di morte nel mondo. Tra le infezioni virali, l'influenza è certamente la più importante in termini di morbilità. La storia degli ultimi anni ci ha fatto capire come nelle malattie infettive non vi è nulla di prevedibile.
Chi avrebbe mai previsto che il Coronavirus della SARS, un virus che fino a ieri al massimo provocava poco più che un raffreddore, potesse invece scatenare una polmonite emorragica mortale?
Tutte le emergenze epidemiche degli ultimi 40 anni, dall’AIDS alle febbri emorragiche, passando per un ritorno piuttosto inquietante della tubercolosi anche nei Paesi occidentali, erano forse “prevedibili”?
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Sono domande alle quali tenterà di rispondere il dottor Massimo Ciccozzi (ricercatore del Dipartimento di Malattie Infettive, Parassitarie ed Immunomediate dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha analizzato tutti gli aspetti evolutivi del virus H1N1) nel corso del Seminario sul tema “Evoluzione e filodinamica delle ultime pandemie: dalla SARS all’H1N1” che si terrà oggi, 15 dicembre, presso il Campus Universitario di Germaneto su iniziativa della Cattedra di Malattie Infettive diretta dal prof. Vincenzo Guadagnino e con il patrocinio della Sezione calabrese della SIMIT, (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali).
Dopo i saluti di Guadagnino introdurranno la discussione il Preside della Facoltà di Medicina, Giovambattista De Sarro e il Direttore del Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, Giuseppe Scala.
Nel corso dell’incontro, che sarà moderato dal prof. Elio Gulletta, si parlerà soprattutto dei fenomeni di evoluzione genetica dei ceppi virali che sono alla base del manifestarsi delle pandemie, inclusa quella attuale.
Indirizzato alla comunità scientifica calabrese, ai medici di medicina generale, nonché agli specializzandi ed agli studenti, il Seminario servirà ad illustrare altresì i risultati più importanti raggiunti dalla comunità scientifica nell’ambito delle emergenze epidemiche. Ciccozzi ci ha intanto sintetizzato alcuni aspetti della sua relazione.
Dottor Ciccozzi, cosa si aspettano veramente nei prossimi anni gli infettivologi?
“Gli epidemiologi e gli infettivologi - spiega l’illustre ricercatore - stanno oramai da anni aspettando una pandemia con caratteristiche di diffusione e aggressività che la farebbero assomigliare alla cosiddetta influenza ”spagnola”, la prima e finora più devastante pandemia causata da un virus influenzale (fra 30 e 50 milioni di morti complessive, cioè poco meno del 3% dell’intera popolazione mondiale di allora). Dopo la pandemia della SARS che ci troviamo a conoscere dal 21 Febbraio del 2003, e dove, dopo attente analisi riuscimmo a dire che “La velocità di mutazione del coronavirus sarebbe estremamente elevata solo in un breve tratto del suo genoma (10%) e simile a quella del virus dell'HIV”, eccoci nell’emergenza del virus dell’influenza aviaria H5N1 che in poco tempo dopo aver fatto un salto di specie dai “polli” passa all’uomo ed inizia il suo periodo di adattamento al nuovo genere, come viene dimostrato dalla sua elevata letalità (più del 50% dei colpiti) ma in cui rimane poco o nulla trasmissibile, esattamente il contrario del virus influenzale stagionale, che è molto trasmissibile ma poco letale per l’uomo”.
Quale potrebbero essere i segnali preoccupanti?
“Un segnale preoccupante e di rilevanza può essere dato dal fatto che ormai i due virus (quello stagionale e quello aviario) condividono in maniera endemica gli stessi ospiti (vari uccelli, alcuni mammiferi e l’uomo stesso) in una sempre più estesa area geografica. Ci sono quindi tutti i presupposti per una “ricombinazione” fra il virus aviario e quello stagionale in uno o più di questi ospiti e che questo possa generare un nuovo virus con caratteristiche di trasmissibilità e virulenza di entrambi. Questo certamente scatenerebbe una pandemia sul tipo della “spagnola” anche perché si tratterebbe di un nuovo virus contro cui non esiste un livello di immunità protettiva già presente nella popolazione. L’influenza aviaria non dà ancora oggi segnali di trasmissione interumana e questo ci porta a non avere eccessiva preoccupazione”.
E la pandemia di H1N1?
“Iniziata ad aprile di quest’anno, alla data del 29 novembre ci dà un totale di casi stimati di 3.455.000. Il totale di vittime correlate alla nuova influenza A/H1N1 al 7 Dicembre è di 114, con un rapporto percentuale al totale dei malati di nuova influenza dello 0,0033 per cento (0,2 per cento delle vittime correlate alla normale influenza).
Anche in quest’ultima pandemia la fa da padrone l’effetto mediatico e di disinformazione collettiva dove invece di ascoltare i consigli degli esperti le persone si fanno suggestionare da tam tam urbani provocando grande disagio e disorientamento solo a se stessi. Non ci sono quindi delle ciclicità e nulla si può dire circa l’avvento di una nuova pandemia, né di che tipo sarà. Quello che è, purtroppo, certo è che le conseguenze più devastanti saranno come al solito sofferte dalle popolazioni dei Paesi poveri. Ma questa non sarebbe una novità. Anche in questo caso quindi la pandemia di H1N1 che si pensava “simil spagnola” fallisce come tale e porta epidemiologi ed infettivologi ad un’altra estenuante attesa”.

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(Vincenzo Ursini)
380-4799720

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