giovedì 12 marzo 2009

Immigrazione, la Calabria prima Regione d’Italia a dotarsi di una legge per l’accoglienza e l’inserimento dei rifugiati

Regione Calabria - 11 marzo 2009
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La Calabria sarà la prima tra le Regioni italiane, a dotarsi di una legge che promuove l’accoglienza e l’inserimento dei rifugiati sul territorio coniugandolo allo sviluppo socio-economico delle comunità locali. Il provvedimento, approvato dalla Giunta e che passerà ora all’esame del Consiglio, è stato presentato oggi a Palazzo Alemanni dal presidente della Regione Agazio Loiero nel corso di un incontro con la stampa al quale erano anche presenti il vicepresidente dell’Esecutivo, Domenico Cersosimo, il portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Laura Boldrini, Gianfranco Schiavone del direttivo nazionale dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione e i sindaci di Riace e Caulonia, Domenico Lucano e Ilario Ammendolia. Assente, per impegni istituzionali a Roma, il capogruppo consiliare del Partito Democratico Nicola Adamo, che ha partecipato attivamente alla redazione del testo di legge.

Il provvedimento nasce dalla positiva esperienza dei Comuni di Riace, Caulonia e Stignano dove i rifugiati sono diventati una vera e propria risorsa. Giunti a più riprese nella Locride, a partire dalla fine degli anni Novanta, sono da tempo impegnati in attività artigianali e produzioni locali dando così un contributo, in armonia con la popolazione locale, alla rivitalizzazione dell’economia di borghi segnati da un passato di emigrazione di massa e altrimenti destinati a un futuro di decadenza e spopolamento. Un modello di integrazione balzato agli onori della cronaca nazionale la scorsa estate quando la Locride accolse l’appello disperato che arrivava da Lampedusa, di farsi carico dei nuovi arrivi visto che il centro d’accoglienza dell'isola era perennemente stracolmo.
L’obiettivo che adesso si prefigge la Calabria è quello di “mettere a sistema” il modello Locride, dare cioè un input alla realizzazione su tutto il territorio regionale di interventi diretti all’accoglienza e all’integrazione per arrivare a definire un vero e proprio sistema regionale integrato di accoglienza. Il provvedimento, infatti, finanzia con risorse regionali e comunitarie i progetti, presentati da Comuni, Province, Comunità Montane e altre istituzioni, finalizzati all’inserimento socio-lavorativo dei richiedenti asilo e dei rifugiati, soprattutto nei borghi interessati da fenomeni di spopolamento e da particolari sofferenze socio-economiche. La legge prevede anche azioni che favoriscano la conoscenza reciproca tra i popoli, base fondamentale di una convivenza serena. L'esperienza insegna che tutto ciò è possibile se attuato gradualmente e attraverso la strategia dei piccoli numeri, tenendo conto cioè delle esigenze di ciascuna comunità locale. Il diritto d’asilo è garantito dall’articolo 10 della nostra Carta Costituzionale che recita: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge”.
Lo Stato Italiano, pur avendo ratificato le convenzioni internazionali in materia, e avendo recepito nel proprio ordinamento le relative direttive dell’Unione Europea, non ha ancora una normativa organica nazionale. Nonostante l’assenza di una legge organica il numero di persone che bussano alle porte dell’Italia perché in fuga dai propri Paesi è in continuo aumento. Alla fine del 2008 le richieste pervenute alle Commissioni territoriali per il diritto d’asilo sono state 31.097, quelle esaminate 21.933 di cui 11.849 con esito positivo. Nel 2007 le domande d'asilo erano state 14 mila, l'anno prima circa 10.400. L’aumento, pur significativo, degli arrivi dei richiedenti asilo, va letto con attenzione e senza allarmismi. L’Italia è stata infatti, per lungo tempo, un Paese “di transito” con una presenza molto modesta di rifugiati rispetto alla media europea. Quanto sta avvenendo è quindi il segnale di un cambiamento del ruolo dell’Italia quale Paese di destinazione nel contesto dell’Unione. Il diritto d'asilo e le procedure di riconoscimento della condizione di rifugiato sono di competenza dello Stato. Le Regioni, nell’ambito della loro potestà legislativa, possono svolgere un ruolo importante sostenendo interventi di protezione, accoglienza e integrazione sociale dei rifugiati favorendo la costruzione di una rete di servizi territoriali.
Finalità della legge è “promuovere interventi specifici per l’accoglienza, la protezione legale e sociale dei richiedenti asilo, dei rifugiati e dei titolari di misure di protezione sussidiaria presenti sul territorio regionale con particolare riguardo alle situazioni più vulnerabili (minori, donne sole vittime di tortura); sostenere azioni indirizzate all'inserimento socio-lavorativo dei rifugiati e richiedenti asilo; promuovere un sistema regionale integrato di accoglienza”. Lo strumento di programmazione degli interventi previsti dalla legge è il Piano regionale, con valenza triennale, che individua per ogni annualità, le strategie, gli obiettivi, le linee di intervento, i soggetti ammissibili, le risorse e il sistema di monitoraggio.
La legge prevede, altresì, “interventi in favore di comunità interessate da fenomeni di spopolamento e declino che intendano avviare percorsi di riqualificazione e di rilancio socio-economico collegato all’accoglienza di rifugiati”. Viene data priorità ai “progetti che valorizzino le produzioni artigianali, le competenze e le tradizioni locali, che prevedano forme di commercio equo e solidale e di turismo responsabile; alla promozione di eventi culturali volti a sensibilizzare l'opinione pubblica sulla cultura dell'accoglienza allo scopo di prevenire situazioni di intolleranza e razzismo; a programmi di formazione rivolti alla pubblica amministrazione”. I beneficiari sono i Comuni, le Province, e le Comunità Montane per ciò che riguarda gli interventi di riqualificazione e di rilancio socio-economico e culturale collegati all'accoglienza dei richiedenti asilo, dei rifugiati, e dei titolari di misure di protezione sussidiaria o umanitaria. Gli stessi enti locali, nonché le istituzioni scolastiche, le aziende sanitarie, i soggetti pubblici associazioni ed enti senza fini di lucro possono attuare interventi per la produzione e la diffusione di eventi culturali volti a sensibilizzare l'opinione pubblica ad una cultura dell'accoglienza e ad una conoscenza del diritto d'asilo, anche allo scopo di prevenire e contrastare situazioni di intolleranza e razzismo.
Il Comitato dei garanti ha compiti di “formulare proposte per l’attuazione del piano regionale, esprimere una valutazione dei progetti sotto il profilo della coerenza e sostenibilità, operare un monitoraggio sull'andamento dei progetti finanziati, formulare proposte per l’attuazione di studi e ricerche oggetto della legge. Il Comitato, inoltre, ha il compito di valutare l’attuazione degli interventi e di redigere un rapporto. L’organismo è formato da 5 componenti, individuati dall’amministrazione regionale tra gli enti e le associazioni maggiormente significative sul piano nazionale nelle materie attinenti la tutela del diritto d'asilo, la tutela dei diritti umani, il dialogo interculturale, lo sviluppo di modelli di economia solidale nelle comunità locali e nelle relazioni internazionali. (Fonte: Regione Calabria)
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1 commento:

Gianna ha detto...

Mi inchino davanti a questo nobile progetto! Complimenti!

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