Riceviamo e pubblichiamo
.Catanzaro - “Il Polo Oncologico è una risorsa irrinunciabile e rappresenta un vanto per la realtà accademica e per tutti i cittadini della nostra regione”. Ad affermarlo è Vincenzo Ursini, nella qualità di segretario aziendale della Federazione dei Sindacati Indipendenti, FSI, dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro.
“La FSI - dice Ursini - non solo condivide le preoccupazioni dei dipendenti della Fondazione Campanella, ma anche quelle del Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia, dell’Università Magna Graecia, Giovanbattista De Sarro che, nei giorni scorsi, aveva riepilogato, dati alla mano, tutte le attività sino adesso espletate dall’Istituto di Ricerca”.
“Il preside De Sarro - ha aggiunto il segretario della FSI - ha efficacemente messo a fuoco alcuni dei numerosi risulti conseguiti dal Centro oncologico e cioè: prestazioni sanitarie di alta tecnologia e notevole risparmio per la sanità calabrese, scaturito da una forte limitazione della emigrazione sanitaria verso altre realtà del centro-nord”.
“Sostenere la Fondazione è, quindi, un atto di grande responsabilità che andrebbe condiviso non solo dalla comunità scientifica e medica dell’intera Calabria, ma soprattutto da quei calabresi onesti e operosi che credono ancora nel futuro di questa regione e che alle beghe e agli interessi personali preferiscono quelli della collettività”.
“L’ipotesi di chiusura del Centro oncologico, prevista dalla Legge regionale n. 11 del 30 aprile 2009, contestata l’altro ieri nel corso dell’assemblea del personale alla quale hanno partecipato direttori, dirigenti medici e personale del comparto, è quanto mai inopportuna e da respingere con decisione perché ciò comporterebbe di sicuro un allungamento delle liste di attesa per tutte le patologie oncologiche ed una nuova conseguente emigrazione dei nostri pazienti”.
“Mi chiedo - aggiunge Ursini - se i politici regionali abbiano tenuto in debita considerazione questi risvolti o se, la decisione assunta, sia stata solo un atto di mera contabilità tra spesa e ricavi. La ricerca, specie quella oncologica, non può avere alcuna limitazione, perché spesso i risultati si raggiungono dopo anni di studi e di sacrifici ed è giusto dare ai calabresi tale opportunità. Chi non condivide questo ha interessi diversi da difendere che non sono certamente legati a quelli degli ammalati”.
“Il nostro auspicio - conclude Vincenzo Ursini - è che in Calabria le cose possano veramente cambiare, facendo lavorare e potenziando le poche realtà esistenti, ma siamo convinti che per fare ciò ci vogliono idee nuove. Un aiuto importante in tal senso potrà arrivare proprio da quegli ambienti universitari che hanno veramente a cuore le sorti di questa regione. Dare ai pazienti affetti di cancro risposte concrete all’interno del territorio regionale, con unità oncologiche di area medica (endocrinologia, pneumologia, gastroenterologia) e di unità chirurgiche (chirurgia addominale, toracica, neurochirurgia, otorinolaringoiatria, ecc) e a tutti i calabresi la possibilità di conoscere con congruo anticipo eventuali cellule o patologie tumorali (diagnostica per immagini e radiometabolica) è un atto di grande sensibilità al quale nessun amministratore oculato può e deve sottrarsi”.
“La FSI - dice Ursini - non solo condivide le preoccupazioni dei dipendenti della Fondazione Campanella, ma anche quelle del Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia, dell’Università Magna Graecia, Giovanbattista De Sarro che, nei giorni scorsi, aveva riepilogato, dati alla mano, tutte le attività sino adesso espletate dall’Istituto di Ricerca”.
“Il preside De Sarro - ha aggiunto il segretario della FSI - ha efficacemente messo a fuoco alcuni dei numerosi risulti conseguiti dal Centro oncologico e cioè: prestazioni sanitarie di alta tecnologia e notevole risparmio per la sanità calabrese, scaturito da una forte limitazione della emigrazione sanitaria verso altre realtà del centro-nord”.
“Sostenere la Fondazione è, quindi, un atto di grande responsabilità che andrebbe condiviso non solo dalla comunità scientifica e medica dell’intera Calabria, ma soprattutto da quei calabresi onesti e operosi che credono ancora nel futuro di questa regione e che alle beghe e agli interessi personali preferiscono quelli della collettività”.
“L’ipotesi di chiusura del Centro oncologico, prevista dalla Legge regionale n. 11 del 30 aprile 2009, contestata l’altro ieri nel corso dell’assemblea del personale alla quale hanno partecipato direttori, dirigenti medici e personale del comparto, è quanto mai inopportuna e da respingere con decisione perché ciò comporterebbe di sicuro un allungamento delle liste di attesa per tutte le patologie oncologiche ed una nuova conseguente emigrazione dei nostri pazienti”.
“Mi chiedo - aggiunge Ursini - se i politici regionali abbiano tenuto in debita considerazione questi risvolti o se, la decisione assunta, sia stata solo un atto di mera contabilità tra spesa e ricavi. La ricerca, specie quella oncologica, non può avere alcuna limitazione, perché spesso i risultati si raggiungono dopo anni di studi e di sacrifici ed è giusto dare ai calabresi tale opportunità. Chi non condivide questo ha interessi diversi da difendere che non sono certamente legati a quelli degli ammalati”.
“Il nostro auspicio - conclude Vincenzo Ursini - è che in Calabria le cose possano veramente cambiare, facendo lavorare e potenziando le poche realtà esistenti, ma siamo convinti che per fare ciò ci vogliono idee nuove. Un aiuto importante in tal senso potrà arrivare proprio da quegli ambienti universitari che hanno veramente a cuore le sorti di questa regione. Dare ai pazienti affetti di cancro risposte concrete all’interno del territorio regionale, con unità oncologiche di area medica (endocrinologia, pneumologia, gastroenterologia) e di unità chirurgiche (chirurgia addominale, toracica, neurochirurgia, otorinolaringoiatria, ecc) e a tutti i calabresi la possibilità di conoscere con congruo anticipo eventuali cellule o patologie tumorali (diagnostica per immagini e radiometabolica) è un atto di grande sensibilità al quale nessun amministratore oculato può e deve sottrarsi”.
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