mercoledì 13 agosto 2008

Il meridionale e il potere secondo Corrado Alvaro

Un'amara riflessione del grande scrittore calabrese
Anno 1938

"Il meridionale ha un tale desiderio del potere, poiché non conoscendo una libera società dipende tutto dai potenti, che è entusiasta del potere qualunque esso sia. Alla stazione di Foggia, un tale, pover'uomo all'apparenza, leggeva ad alta voce tra sé e sé il discorso d'un qualunque ministro riportato in un giornale. Come ci si può fare una posizione nel Mezzogiorno su questa cieca adorazione del potere, vantando grandi relazioni. Immaginare tutto un paese intorno a qualcuno che reputa potente, e che poi si scopre sprovvisto di ogni autorità. È il tema del «Revisore». Una signora meridionale, a Roma, diceva con indifferenza e con naturalezza di un tale che si teneva lontano dagli uomini del regime: «Perché non si è piegato?» Generalmente immaginano comprato con alcune occulte manovre chi poi professa idee, qualunque idea, anche se del partito dominante. Insomma, è la disistima dell'individuo in ogni caso; l'uomo non può essere che un folle impratico o un venduto". (Corrado Alvaro, Quasi una vita, Bompiani, Milano 1994, p. 200).

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