Il prof. Vito Teti insegna Etnologia e Letteratura Popolari presso l'Università della Calabria, dove dirige il "centro di antropologie e letterature del mediterraneo" presso il Dipartimento di Filologia, ed è presidente del corso di Laurea in Lettere. Di recente Manifestolibri ha ripubblicato il suo saggio sulla figura del vampiro, come prototipo dell'eroe maledetto. Il prof. Teti ne ha tracciato un ampio profilo analizzando il suo sviluppo storico "dal folklore dell'Europa centrosettentrionale alle dispute settecentesche, dalla letteratura romantica alla psicoanalisi, dal cinema all'industria culturale, dai fumetti a internet". Vi proponiamo un'intervista sull'argomento al noto etnologo calabrese, pubblicata oggi su il Giornale.it, dal titolo "Un eroe problematico e umanissimo".
Recensione del libro
L'intervista:
www.ilgiornale.it 20.8.08 - Il professor Vito Teti è docente di etnologia presso l’università della Calabria e tra le sue molte pubblicazioni c’è anche La melanconia del vampiro un classico sui vampiri come soggetto letterario e culturale (recentemente ripubblicato da Manifestolibri). Professor Teti perché il vampiro ci affascina da almeno due secoli? «Il vampiro letterario afferma il prototipo dell’eroe maledetto. È, a differenza del vampiro folclorico, un archetipo della modernità, parla di inquietudine. Segna la fine, ma anche il rimpianto, del mondo tradizionale...». Il suo successo in letteratura è ciclico. Come mai? «Non vorrei legare la questione meccanicamente al contesto sociale, ma nei periodi di passaggio questa figura mitica appare come particolarmente affascinante... In fondo il vampiro rappresenta bene l’“altro” il “nemico”. Come rappresentazione del pericolo terrorista ha un suo senso... Del resto è un pericolo strisciante che si insinua tra noi in maniera indiretta come il vampiro medesimo... ». Lei però parla, a partire dal suo libro, anche di melanconia del vampiro... «Sì, il vampiro è andato via via assumendo caratteristiche sempre più ambivalenti. È carico di solitudine, vorrebbe amare l’altro e invece lo divora, in qualche modo è sempre più una proiezione della nostra società: può tutto ma è solo. Poi è anche per sua natura un simbolo adatto a incarnare una profonda riflessione sulla vita e sulla morte. In una società dove non vogliamo più invecchiare, dove la morte ci è diventata estranea e elaborare il lutto è sempre più difficile, l’eternità del vampiro piace. È un modello di eternità sia agognata, sia temuta». Insomma il vampiro ci affascina perché è cambiato nel tempo e ci assomiglia sempre di più? «Racconta che in noi c’è bene e male, che vorremmo essere onnipotenti ma sappiamo che questo potrebbe disumanizzarci».
Alcune opere di VITO TETI:
1993 - La razza maledetta. Origini del pregiudizio antimeridionale, Il Manifesto, Roma
1994, 2007 - La melanconia del vampiro, Manifestolibri
1999 - Il colore del cibo, Meltemi
2004 -Il senso dei luoghi. Memoria e vita dei paesi abbandonati, Donzelli
1994, 2007 - La melanconia del vampiro, Manifestolibri
1999 - Il colore del cibo, Meltemi
2004 -Il senso dei luoghi. Memoria e vita dei paesi abbandonati, Donzelli
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