(Adnkronos) - Sono le 5.21 di un freddo mattino d'inverno del 1908. E' il 28 dicembre del 1908 e la gente ha finito di festeggiare il Natale. Si è da poco conclusa l'Aida andata in scena al teatro di Messina. All'improvviso un boato, poi la terra inizia a tremare tra Messina e Reggio Calabria per 37 secondi, che sembrano un'eternità. E' la catastrofe. Decine di migliaia di persone sono prese dal panico e scappano da casa, si riversano sulle strade e sulle rive del mare, ma non servirà a molto, perché 80.000 messinesi e oltre 15.000 reggini moriranno nel più tragico evento sisimo della storia italiana.Oltre il 90% degli edifici di Messina vengono rasi al suolo. E come se non bastasse, dopo il sisma che raggiunge i 7,1 gradi della scala Richter, pari agli undici gradi della scala Mercalli, Messina e le coste reggine vengono sconvolte da un maremoto che porta via quello che rimane.Sono trascorsi cento anni dalla tragedia del 1908, ma a Messina sono migliaia le persone che vivono ancora nelle baracche. Vecchie, fredde, fatiscenti, senza riscaldamento. I tetti sono in eternit, il materiale è composto da amianto. Se piove, entra l'acqua dappertutto. Un inferno disposto su una superficie di oltre 50.000 metri quadrati. Ci sono topi, ratti e animali di ogni genere che si intrufolano nelle baracche. E la gente è stanca. Qualcuno ha addobbato un alberello natalizio un po' spoglio. "Anche per noi è Natale...", dice una signora con le lacrime agli occhi.
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