Comunicato stampa
E’ una collezione di opere in ceramica, quella che Silvio Vigliaturo ha realizzato e che la Regione Piemonte ha esposto per la prima volta alla 48a Mostra della Ceramica di Castellamonte. Si trasferisce ora in Calabria per essere esposta al MACA, nella Sala delle Colonne. “Altra Terra”, così recita Vittorio Amedeo Sacco, curatore della mostra.
Erano le lunghe piogge che ci regalavano un meraviglioso gioco bambino. Conoscevamo allora, Silvio ed io, un nascondiglio segreto della terra rossa. Quella terra che i grandi chiamavano argilla. Era morbida, dolce nel farsi accarezzare. Per interi giorni tornavamo a casa con la nostra stanchezza sporca di fango. Un vecchio muro al sole, ombreggiato da un grande fico, essiccava le sue sculture. L’orgoglio, poi, arrivava puntuale a riempirci per via dei nostri lavori, ora volti, ora segni. Giudici, non troppo severi con noi stessi e soddisfatti, esponevamo la nostra fatica al blu del cielo e al verde del prato e delle vigne, di una natura a portata di mano. Ora sono altri luoghi e altre consapevolezze che regalano l’incontro con l’arte ceramica: una personale nell'ambito della Mostra della Ceramica di Castellamonte, ha segnato il tempo e oggi, qui al MACA, si ripete. Così si percorre la città e i luoghi che sanno ancora di mistero. Ci si perde tra penombre del tempo usurato e negli spazi discreti d’intimità, luoghi privati che odorano di domesticità e privatezza. E nelle chiese con il loro antico profumo d’incenso. Si arriva con il ritmo dei passi. Ci si ferma e l’oggetto appare alla vista. Nato da mani e cotto come il pane. E’ ristoro. Una sosta. Si sfama anche lo spirito. C’è sempre quel gesto antico conservato in tanti miti della creazione. Spesso ci raccontiamo che la creatura da cui discendiamo è stata creata d’argilla. E in questo incontro si ripete quell’emozione che cambia per oggetto ma anche per dove si trova a rivivere. Di questa alchimia si è voluto occupare Silvio Vigliaturo, per la sua prima volta. Vigliaturo, grande interprete del vetro, si serve questa volta di un'altra terra, plasmandola direttamente. Quando deve asservire la materia al magistero dell'arte, espressione autentica del suo sentire, egli usa solo le mani. E' questo un atto creativo che lo avvicina al Creatore. La scultura è figlia diretta della mano dell'uomo che imprime il suo pollice nella terra per dar forma e rilievo alla massa informe e crearne immagini e forme. L’arte di Vigliaturo, questa sua nuova arte in ceramica, si rappresenta dunque al mondo offrendo di sè una visione complessa, spesso contradditoria, costituita dalla sovrapposizione sfocata di una molteplicità di immagini frammentarie. Questa visione deve trovare un carattere unificante, tipicizzante, all’interno della sua frammentarietà. Subito si scompone, si moltiplica, si contraddice nelle sue parti e, come in un gioco di specchi, le visioni diventano molteplici. Di questa frammentazione, di questi cocci di immagine si occupa Vigliaturo, realizzando “La Guerra di Troia”, una serie di opere che mettono in scena la sua emozione. Si tratta di ceramica e dei suoi modi di esprimersi: sono opere, sculture, ma vanno letti come progetti, appunti, ricordi, riflessioni. In Vigliaturo la produzione ceramica resta comunque contrapposta alla produzione del vetro e la contrapposizione diventa fortemente carica di valori simbolici, per cui la forma, al di là della funzione primaria, ha una funzione secondaria, simbolica, che travalica la forma dell'opera. La sua opera ceramica viene letta come simbolo di un certo bisogno di radicamento in un passato diverso, un passato che appare come più tranquillo, più a dimensione umana. Nessuna produzione dell'umana attività ha seguito più da vicino della ceramica, nel corso dei millenni, la storia dell'umano incivilimento. Se il termine "ceramica", sostantivo o aggettivo, pur designando una notevole varietà di oggetti ricavati dall'argilla e dal fuoco, è poco equivocabile, i termini "terra" e "vetro" possono assumere significati diversi, fino a diventare persino contrapposti. E' dunque questo il compito che si è posto Silvio Vigliaturo: traghettare la tradizione ceramica, accettata e condivisa, verso il contemporaneo, imprimendo alla materia caratteri di innovazione con un'attività che si estrinseca in forme artistiche, spontanee, caratteristiche e peculiari, che abbiano incidenza sulla vita.
Erano le lunghe piogge che ci regalavano un meraviglioso gioco bambino. Conoscevamo allora, Silvio ed io, un nascondiglio segreto della terra rossa. Quella terra che i grandi chiamavano argilla. Era morbida, dolce nel farsi accarezzare. Per interi giorni tornavamo a casa con la nostra stanchezza sporca di fango. Un vecchio muro al sole, ombreggiato da un grande fico, essiccava le sue sculture. L’orgoglio, poi, arrivava puntuale a riempirci per via dei nostri lavori, ora volti, ora segni. Giudici, non troppo severi con noi stessi e soddisfatti, esponevamo la nostra fatica al blu del cielo e al verde del prato e delle vigne, di una natura a portata di mano. Ora sono altri luoghi e altre consapevolezze che regalano l’incontro con l’arte ceramica: una personale nell'ambito della Mostra della Ceramica di Castellamonte, ha segnato il tempo e oggi, qui al MACA, si ripete. Così si percorre la città e i luoghi che sanno ancora di mistero. Ci si perde tra penombre del tempo usurato e negli spazi discreti d’intimità, luoghi privati che odorano di domesticità e privatezza. E nelle chiese con il loro antico profumo d’incenso. Si arriva con il ritmo dei passi. Ci si ferma e l’oggetto appare alla vista. Nato da mani e cotto come il pane. E’ ristoro. Una sosta. Si sfama anche lo spirito. C’è sempre quel gesto antico conservato in tanti miti della creazione. Spesso ci raccontiamo che la creatura da cui discendiamo è stata creata d’argilla. E in questo incontro si ripete quell’emozione che cambia per oggetto ma anche per dove si trova a rivivere. Di questa alchimia si è voluto occupare Silvio Vigliaturo, per la sua prima volta. Vigliaturo, grande interprete del vetro, si serve questa volta di un'altra terra, plasmandola direttamente. Quando deve asservire la materia al magistero dell'arte, espressione autentica del suo sentire, egli usa solo le mani. E' questo un atto creativo che lo avvicina al Creatore. La scultura è figlia diretta della mano dell'uomo che imprime il suo pollice nella terra per dar forma e rilievo alla massa informe e crearne immagini e forme. L’arte di Vigliaturo, questa sua nuova arte in ceramica, si rappresenta dunque al mondo offrendo di sè una visione complessa, spesso contradditoria, costituita dalla sovrapposizione sfocata di una molteplicità di immagini frammentarie. Questa visione deve trovare un carattere unificante, tipicizzante, all’interno della sua frammentarietà. Subito si scompone, si moltiplica, si contraddice nelle sue parti e, come in un gioco di specchi, le visioni diventano molteplici. Di questa frammentazione, di questi cocci di immagine si occupa Vigliaturo, realizzando “La Guerra di Troia”, una serie di opere che mettono in scena la sua emozione. Si tratta di ceramica e dei suoi modi di esprimersi: sono opere, sculture, ma vanno letti come progetti, appunti, ricordi, riflessioni. In Vigliaturo la produzione ceramica resta comunque contrapposta alla produzione del vetro e la contrapposizione diventa fortemente carica di valori simbolici, per cui la forma, al di là della funzione primaria, ha una funzione secondaria, simbolica, che travalica la forma dell'opera. La sua opera ceramica viene letta come simbolo di un certo bisogno di radicamento in un passato diverso, un passato che appare come più tranquillo, più a dimensione umana. Nessuna produzione dell'umana attività ha seguito più da vicino della ceramica, nel corso dei millenni, la storia dell'umano incivilimento. Se il termine "ceramica", sostantivo o aggettivo, pur designando una notevole varietà di oggetti ricavati dall'argilla e dal fuoco, è poco equivocabile, i termini "terra" e "vetro" possono assumere significati diversi, fino a diventare persino contrapposti. E' dunque questo il compito che si è posto Silvio Vigliaturo: traghettare la tradizione ceramica, accettata e condivisa, verso il contemporaneo, imprimendo alla materia caratteri di innovazione con un'attività che si estrinseca in forme artistiche, spontanee, caratteristiche e peculiari, che abbiano incidenza sulla vita.
AIACE, scultura in refrattario, cm 68.
Mostra: ALTRA TERRA, contaminazioni strada facendo
Luogo: MACA-Museo Civico d’Arte Contemporanea Silvio Vigliaturo, Acri (Cs)
Palazzo Sanseverino - Piazza Falcone, 1
Vernissage: 21 dicembre 2008, ore 17
Orario Mostra: 9/13 - 15/19, chiuso il lunedì
Curatori: Boris Brollo e Vittorio Amedeo Sacco
Periodo: 21 dicembre 2008 – 01 marzo 2009
Orario Mostra: 9/13 - 15/19, chiuso il lunedì
Curatori: Boris Brollo e Vittorio Amedeo Sacco
Periodo: 21 dicembre 2008 – 01 marzo 2009
Info: Ufficio stampa MACA – tel. 0119422568
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