giovedì 26 febbraio 2009

Afghanistan: accertare le responsabilità per le vittime civili prima di mandare altre truppe, chiede Amnesty International

Comunicato stampa di Amnesty International - 26.02.2009
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Commentando l'annuncio dell'invio di ulteriori truppe in Afghanistan da parte del presidente Usa Barack Obama e il sollecito a fare altrettanto rivolto alla Nato, Amnesty International ha affermato che occorre un maggiore impegno delle forze presenti in Afghanistan per accertare le responsabilità delle perdite civili causate da azioni militari.
"Il 2008 è stato l'anno più violento per la popolazione civile dalla caduta dei talebani e il risentimento degli afgani per le vittime civili causate da raid notturni e altre azioni militari sta aumentando" - ha dichiarato Sam Zarifi, direttore del Programma Asia e Pacifico di Amnesty International. "Agli Usa e ai loro alleati spetta assicurare che il nuovo arrivo di truppe nel paese migliori la sicurezza degli afgani, anziché porre la vita di questi ultimi ancora più a rischio".
Il caso dell'uccisione di due fratelli a Kandahar in piena notte, nel gennaio 2008, è un chiaro esempio della mancata assunzione di responsabilità da parte delle forze internazionali. Secondo quanto emerso dalle ricerche effettuate da Amnesty International, Abdul Habib e Mohammed Ali sono stati colpiti a bruciapelo nella propria abitazione, nonostante fossero disarmati, da uomini in mimetica. A oltre un anno di distanza, nessuno ha ammesso le proprie responsabilità, nonostante le sollecitazioni di Amnesty International, della Commissione indipendente afgana per i diritti umani e del Relatore speciale dell'Onu sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie.
L'Isaf ha fatto sapere ad Amnesty International che nessun soldato Nato/Isaf è stato coinvolto nell'episodio. A oggi, neanche gli Usa hanno ammesso di avervi preso parte. Amnesty International ha tuttavia appreso che l'operazione è stata condotta da personale della base Firebase Gecko (nota anche come Firebase Maholic), situata nell'ex abitazione del leader talebano Mullah Omar a Kandahar, ora utilizzata come base Usa per ospitare truppe internazionali regolari, forze speciali e personale di servizi di sicurezza, come la Cia. Queste ultime entità vengono spesso citate come "agenzie di altri governi" e conosciute con la sigla Oga (Other government agencies).
Le forze di sicurezza afgane a Kandahar hanno confermato di non esercitare alcun controllo né comando sulle attività delle forze speciali e delle Oga di stanza a Firebase Gekco e di non poter pertanto fornire alcun rimedio ai civili che vengono coinvolti nelle azioni compiute da unità che operano nella zona.
"La perdurante impunità nella vicenda dell'omicidio dei due fratelli mette in evidenza la mancanza di assunzione di responsabilità delle forze occidentali in Afghanistan" - ha aggiunto Zarifi. "La situazione del paese è in bilico e la popolazione si domanda sempre più spesso se il governo e i suoi alleati internazionali stiano facendo abbastanza per proteggerla. I talebani hanno attizzato il risentimento dell'opinione pubblica e le forze internazionali non hanno ancora mostrato di voler davvero svolgere indagini, punire i responsabili e risarcire le vittime".
Amnesty International ha apprezzato la recente adozione, da parte delle forze Nato e Usa, di procedure per ridurre i danni ai civili, ma ha sottolineato che c'è ancora grande confusione per quanto riguarda la catena di comando, il mandato e le regole d'ingaggio delle forze militari presenti in Afghanistan e provenienti da circa 40 paesi.
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FINE DEL COMUNICATO - Roma, 26 febbraio 2009

Basta...

2 commenti:

➔ Sill Scaroni ha detto...

Si, per favore ... Ya basta !
Sill

Domenico Condito ha detto...

Olà Sill.

Seja bem-vinda!

Abraço

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