Gli ultimi risultati delle ricerche archeologiche presentati in una conferenza stampa a Squillace.
di Salvatore Taverniti
SQUILLACE - “Gli scavi condotti all’interno del castello ci hanno restituito una testimonianza che porta dritti nelle braccia di Cassiodoro”. Così ha definito la Soprintendente ai Beni archeologici della Calabria, Caterina Greco, i risultati parziali della campagna di scavo in atto nel castello normanno-svevo di Squillace, nel corso di una conferenza stampa svoltasi lunedì scorso. Come ha reso noto la professoressa Chiara Raimondo, che guida le operazioni di scavo, è stata rinvenuta una tomba di adulto munita di corredo consistente in una brocca di ceramica a bande rosse risalente al VI-VII secolo. Ciò dimostra che Squillace, contrariamente a quanto finora si era creduto, era abitata anche nel periodo di Cassiodoro. “Una novità di grandissima importanza – l’ha definita il sindaco Guido Rhodio - che aspettavamo da tanto tempo e che riguarda un intero territorio. Un fatto eclatante che cambia la lettura della storia e rafforza alcune ipotesi emotive, che ora diventano certezze”.
Mostrando alcune diapositive, la professoressa Raimondo, coadiuvata nella sua ricerca da una giovane équipe di archeologi (Raffaella Cicero, Angela Bosco, Paola Dedonè, Achiropita Scorpiniti, Francesca Conidi) e da Tobia Virgilio e Anna Pisano, ha illustrato gli scavi fin qui compiuti dal mese di giugno scorso. Come le indagini sulle torri: in quella angioina, a forma circolare, è venuta alla luce una botola da cui si accede al piano sotterraneo; in quella federiciana, a forma poligonale, è stato trovato un primo pavimento di pietra e una seconda pavimentazione con un taglio per accedere nei sotterranei ed è venuta fuori una scala in pietra con feritoia che guarda verso la torre angioina. Importante anche la struttura muraria venuta alla luce che potrebbe essere il muro di cinta della prima epoca normanna. Nell’ambiente esterno, nella parte più antica del castello, è venuta fuori una cisterna con materiali ceramici di una certa rilevanza e la necropoli. Finora sono state portate alla luce nove tombe, di infanti e di adulti. In una di queste ultime, vi era la brocca del VI-VII secolo che cambia la storia di Squillace e che dà nuovo impulso alla ricerca dei luoghi cassiodorei. Il professor Mauro Francini, progettista e direttore dei lavori di restauro del castello e del centro storico squillacese, ha rilevato che “ora occorre portare a compimento la parte complementare del progetto, quella relativa alle opere immateriali: l’ospitalità diffusa, la gestione dei monumenti, come attività di supporto al turismo culturale”.
“Il castello di Squillace – ha concluso la soprintendente Greco – è un monumento di altissima valenza storica e questa nuova presenza altomedievale lo conferma: una novità che riapre la dialettica in un territorio cruciale della Calabria”.
Mostrando alcune diapositive, la professoressa Raimondo, coadiuvata nella sua ricerca da una giovane équipe di archeologi (Raffaella Cicero, Angela Bosco, Paola Dedonè, Achiropita Scorpiniti, Francesca Conidi) e da Tobia Virgilio e Anna Pisano, ha illustrato gli scavi fin qui compiuti dal mese di giugno scorso. Come le indagini sulle torri: in quella angioina, a forma circolare, è venuta alla luce una botola da cui si accede al piano sotterraneo; in quella federiciana, a forma poligonale, è stato trovato un primo pavimento di pietra e una seconda pavimentazione con un taglio per accedere nei sotterranei ed è venuta fuori una scala in pietra con feritoia che guarda verso la torre angioina. Importante anche la struttura muraria venuta alla luce che potrebbe essere il muro di cinta della prima epoca normanna. Nell’ambiente esterno, nella parte più antica del castello, è venuta fuori una cisterna con materiali ceramici di una certa rilevanza e la necropoli. Finora sono state portate alla luce nove tombe, di infanti e di adulti. In una di queste ultime, vi era la brocca del VI-VII secolo che cambia la storia di Squillace e che dà nuovo impulso alla ricerca dei luoghi cassiodorei. Il professor Mauro Francini, progettista e direttore dei lavori di restauro del castello e del centro storico squillacese, ha rilevato che “ora occorre portare a compimento la parte complementare del progetto, quella relativa alle opere immateriali: l’ospitalità diffusa, la gestione dei monumenti, come attività di supporto al turismo culturale”.
“Il castello di Squillace – ha concluso la soprintendente Greco – è un monumento di altissima valenza storica e questa nuova presenza altomedievale lo conferma: una novità che riapre la dialettica in un territorio cruciale della Calabria”.
La conferenza stampa di Squillace
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