È ormai noto a tutto il paese il modo in cui il Ministro della Pubblica Istruzione, Mariastella Gelmini, sostenitrice d’una riforma della scuola basata sulla MERITOCRAZIA, superò l’esame di stato per ottenere l’abilitazione all’esercizio della professione di avvocato: scendendo dal profondo nord a Reggio Calabria, dove l’assoluta inconsistenza delle prove d’esame le avrebbe garantito una promozione certa, senza eccessivo sforzo, né meriti speciali. Bastava veramente molto poco: 93% per cento di ammessi agli orali in Calabria, a fronte del 94% di respinti nel resto d’Italia! Che furbetta, la Mariastella, al tempo astro nascente di Forza Italia nel bresciano. Non è un caso, allora, che sia stata proprio lei ad affermare che la qualità della scuola italiana è abbassata dalle scuole del Sud, visto che ne aveva ricavato un così comodo beneficio. Eppure il Ministro, che non è certo un buon esempio meritocratico per gli studenti italiani, intende realizzare una profonda riforma della scuola basata sul principio della MERITOCRAZIA! Il suo progetto di rifondazione del sistema scolastico italiano prevede, fra l’altro, la riduzione del numero degli insegnanti di 87 mila unità in tre anni. Senza voler entrare nel merito di quest'ultimo colpo di genio della Mariastella, mi domando se il ministro Gelmini possegga i titoli morali e culturali, e quindi la necessaria credibilità agli occhi del paese, per interpretare questa nuova fase storica della scuola italiana. La mia, beninteso, è solo una domanda, peraltro doverosa, visto che è stato affidato a questo rampante personaggio della provincia bresciana il “futuro” del nostro paese. Ma sembra inverosimile parlare di futuro, nel momento in cui si profila un preoccupante, quanto incomprensibile, ritorno all’antico modello deamicisiano di fine Ottocento: la scuola elementare del maestro unico, mirabilmente descritta nel libro “Cuore”, che tutti abbiamo amato, appartiene ad un'epoca lontana, e non ci aiuterà ad affrontare le complesse sfide della modernità e la drammatica “emergenza educativa” dei nostri giorni. Si cancellano così, con un solo volgare colpo di spugna, un secolo di studi e ricerche condotti da insegnanti, pedagogisti, psicologi, studiosi e scienziati di ben altro spessore culturale di quello fin qui espresso dalla graziosa Mariastella. E allora il problema della competenza del Ministro Gelmini per l’assunzione di una così grande e storica responsabilità è ineludibile: l’avvocato bresciano possiede le necessarie competenze scientifiche e culturali per poter imporre una tale riforma al paese? La mia, ribadisco, è solo una domanda, legittima quanto doverosa, fonte di profonda inquietudine e preoccupazione nel mondo della scuola e nel paese. Ma ciò che finora non è stata adeguatamente messa in luce è la “filosofia” della riforma, la concezione della scuola e della società ad essa sottesa. A far luce su questo è stato “il Giornale”, quotidiano di proprietà del cavaliere-presidente, con un articolo di Geminello Alvi, pubblicato sul giornale lo scorso 6 settembre, dal titolo: “La Gelmini ci salverà dalla scuola matriarcale”. Ne riportiamo uno stralcio significativo, che, con un linguaggio per certi versi “antico”, richiama un’epoca dalle tinte scure, mai del tutto superata, gettando, a mio avviso, una luce fosca sul futuro della scuola italiana e del nostro paese: “Si vive di apparenze, giacché a ben vedere abbiamo in questa vita solo quelle. E a studiarsela nelle foto la ministra Gelmini Mariastella parrebbe perfetto archetipo di professoressa, con nome acconcio. Adatto allo scassato gineceo di laureate in crisi di nervi, che educano alla noia gli studenti con la stessa stanca fretta con cui fanno la spesa. Perché questo è ora in Italia la scuola: luogo dove non solo la cultura massificandosi s’è immiserita; come previsto da Nietzsche. Ma inoltre pure sede di procedura devirilizzante, per esclusiva somministrazione di insegnanti donna. Dalle tre maestre per classe alle schiere di casalinghe traviate nelle medie superiori, dove il livello finale di ignoranza risulta peggiore addirittura di quello europeo. E la Gelmini di questo insistito spreco di anime giovani, per via di massificazione e matriarcato, parrebbe coi suoi occhialini la perfetta incarnazione. Invece ci sorprende: da ministra, sia benedetta, difende i due atti più sani ed eversivi che potevano pensarsi. Dimagrisce in un triennio di 87 mila unità gli, e soprattutto le, insegnanti; proclama la riforma delle scuole in fondazioni. E la direi solo perciò genio virile e pratico”. Estirpare la “procedura devirilizzante” delle insegnanti nella scuola, questo sembra uno dei compiti affidati al “genio virile e pratico” della Gelmini dalla triplice Berlusconi-Tremonti-Brunetta, con buona pace delle lotte politiche e culturali per l’affermazione della dignità delle donne nella nostra società! Può un paese moderno e civile tollerare tutto questo? Sembrerebbe proprio di sì, visto che nel deficit spaventoso di opposizione che c’è oggi nel nostro paese, l’unica voce fortemente dissonante è quella del leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. Con tutto il rispetto per l’ex ministro, al quale sono grato, credo sia necessaria un’opposizione di popolo più generale e incisiva, che però le forze di sinistra e di centro-sinistra non sembrano oggi in grado di movimentare. D’altronde è proprio di oggi la dichiarazione di Luigi Berlinguer, Ministro della Pubblica Istruzione dal ’96 al 2000 nel governo di centro-sinistra, che difende la riforma-Gelmini: “io non credo che il ministro voglia sciupare la scuola elementare”, ha sentenziato l'esponente dell'opposizione (!?). A questo punto, mi chiedo se dopo l’imposizione del grembiule arriveranno le esercitazioni scolastiche con i salti nel cerchio di fuoco e moschetti a carico. Se ciò dovesse avvenire, non sarà solo per i meriti del “genio italico” di Mariastella, ma anche per l’inefficacia di un’opposizione, questa sì, senza attributi, sempre più autoreferenziale e scollata dalla realtà drammatica del nostro paese. Ciò nondimeno “Utopie Calabresi” si rivolge al Ministro Gelmini chiedendo le sue dimissioni. Per una questione di MERITOCRAZIA, ma non solo: non si può riformare così profondamente la scuola contro il mondo della scuola, che non riconosce al Ministro la giusta autorevolezza morale e culturale per un tale progetto. Senza la necessaria condivisione degli insegnanti ogni progetto di riforma è destinato a fallire, con grave danno per il paese. Perciò Ministro Gelmini, sia coerente e si dimetta, e non è solo una questione di MERITOCRAZIA …
Grembiule e moschetto, studente perfetto!
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