mercoledì 19 novembre 2008

SERGIO ZAVOLI

designato alla presidenza della Commissione Vigilanza RAI.
Un suo profilo tracciato da Mario Ajello su Il Messaggero.it

ROMA (19 novembre) - E' stato soprannominato il «commosso viaggiatore», per la sua capacità anche teatrale a immedesimarsi nella storia, magari triste, che stava raccontando in giro per l’Italia. E di lui, cioè di Sergio Zavoli, uno degli inventori del giornalismo televisivo, è difficile dimenticare il pathos che metteva nelle interviste ai brigatisti, spesso pentiti e ogni tanto piangenti, che mandò in onda nella «Notte della Repubblica» (a cura anche di Paolo Graldi). Chi non ricorda il terrorista Gennaro Maccari il quale, davanti alle telecamere di Zavoli e al suo volto calato nella tragedia fino a impossessarsene, racconta in lacrime il rapimento, la prigionia e la morte di Aldo Moro?
Ma adesso che è stato designato a presiedere la Commissione di Vigilanza Rai, Zavoli - classe 1923, nato a Ravenna ma riminese di fatto come il suo amico Federico Fellini non indossa la maschera del “commosso” ma quella del prudente. «Accetto solo se c’è, davvero e non solo a parole, il consenso di tutti», ha ripetuto ieri fino a sera. Perché prima dell’arrivo del consenso berlusconiano verso l’ora di cena, Zavoli un po’ sembrava crederci alla nomina e un po’ non voleva cantare vittoria troppo presto, «in modo da evitare figuracce». Anzi, la vuole quella presidenza (lui che già ha presieduto la Rai dal 1980 al 1986) e ne è felicissimo, ma «qui cambia tutto con una tale velocità che...». Che è meglio fare gli scongiuri.
Zavoli è uno che ragiona per tappe non a caso è il mitico inventore del «Processo alla tappa», programma cult della storia della televisione e del ciclismo e ha paura che prima di arrivare al traguardo possa accadere qualche incidente. Ma odora la vittoria e non riesce a negare la propria soddisfazione: «Se sono tutti d’accordo e mi considerano un presidente di garanzia, io ci sto. Ma aspettiamo e vediamo». Lo spumante non è ancora stappato, ma il bicchiere è pronto ad essere riempito. Che cosa può rovinare la festa di questo anziano giornalista, ormai in politica da tre legislature al Senato: prima con i Ds, poi con l’Ulivo e poi col Pd? Può rovinargliela il fatto che, per tante ore, ieri pomeriggio, Villari il neo presidente ostile al proprio dimissionamento voluto da Veltroni e da altri lanciava proclami all’insegna del «resistere-resistere-resistere» e insomma non voleva cedere il passo a Zavoli. Che stava lì a ”succhiargli le ruote”, come si dice in gergo ciclistico, pronto a superarlo. Uno aspetta di entrare alla presidenza, l’altro non vuole mollarla. Ma poi arriva il via libera di Berlusconi «Zavoli è assolutamente idoneo a presiedere la Commissione di Vigilanza» e l’anziano giornalista è più sicuro di sé. «Sarò garante del pluralismo», fa trapelare: «Ma prima di lanciare proclami e programmi aspetto le dimissioni di Villari».
Lui di televisione ne ha fatta tantissima, e tanto bene. Ha firmato “Nascita di una dittatura” (sul fascismo) e altre inchieste fra le migliori della storia della tivù (“Viaggio intorno all’uomo”, “Nostra padrona televisione”, “Credere o non credere”, “Viaggio in Italia”). Ha raccontato il Vietnam, l’Algeria, la Somalia. Nel ’67 diventa condirettore del telegiornale per i servizi speciali. Ha coordinato dal ’73 il tiggì e poi diventa direttore del Gr1. È entrato in azienda nel ’47 a ventiquattro anni. Ha diretto Il Mattino nel ’93. Ha presieduto la televisione di San Marino e quando precedentemente ha guidato la Rai negli anni ’80 lo ha fatto nella fase difficile della fine del monopolio e della nascita dell’emittenza privata.
Ora, il “commosso viaggiatore” ricomincia, a 85 anni, dalla Vigilanza. Ci si avvia, filosoficamente, con queste idee riguardo all’universo televisivo: «Come trasmettere anche il senso delle cose comunicate se, per garantirsi il consenso del pubblico, si è fatto largo il costume di privilegiare l’effimero e l’inusuale, il suggestivo e il violento, strumentalizzando e banalizzando persino la sacralità della vita e della morte? Di questo passo, dovremo arrenderci alla spettacolarità del reale con la discolpa del disordine che la governa?».

Speriamo che i membri della Commissione lo capiscano.

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