giovedì 6 novembre 2008

LICIO GELLI, LA P2 E LA CALABRIA

La Calabria e la P2: il patto storico tra la ‘ndrangheta, l’eversione nera e la massoneria deviata negli anni della tensione.
L'inchiesta di Agostino Cordova, ex Procuratore di Palmi, fra gli anni '80 e '90.

di Domenico Condito

Nei giorni scorsi, “Utopie Calabresi” ha riservato una certa attenzione alla presenza di Licio Gelli in televisione. Dallo scorso lunedì, Odeon TV ha cominciato a mandare in onda il programma “Venerabile Italia”, dove il più torbido personaggio del Paese intende propinare agli italiani una “ricostruzione inedita della storia dell’ultimo secolo, dalla Guerra di Spagna agli anni ’80, dai salotti di Roma alle rive del lago di Como, dall’epoca fascista al crac del Banco Ambrosiano”. L’iniziativa ha suscitato profondo sgomento e sdegno nel Paese, ma anche qualche consenso. Quest’ultimo particolare non è da sottovalutare. Evidentemente il clima politico in Italia è cambiato, e ciò che fino a ieri non sarebbe stato neanche ipotizzabile, oggi conquista l’onore della ribalta televisiva, senza che alcuna autorità costituita intervenga per censurare l’operazione.

Licio Gelli, “Maestro Venerabile” della loggia massonica segreta P2, per qualcuno vicino alla Cia, è stato accusato d’aver avuto un ruolo in Gladio, e dopo la scoperta della loggia P2 fuggì in Svizzera. Qui fu arrestato, ma riuscì ad evadere e si rifugiò in Sudamerica, prima di costituirsi nel 1987. E’ stato condannato con sentenza definitiva per i seguenti reati: procacciamento di notizie contenenti segreti di Stato, calunnia nei confronti dei magistrati milanesi Colombo, Turone e Viola, dalla Cassazione per i tentativi di depistaggio delle indagini sulla strage alla stazione di Bologna e per bancarotta fraudolenta (per il fallimento del Banco Ambrosiano: 12 anni).
Ma l’interesse di “Utopie Calabresi” per il “Maestro Venerabile” è dovuto anche ai suoi rapporti fitti e protratti con la Calabria, che sono stati fatti oggetto di diverse inchieste della magistratura. Vi proponiamo la lettura di un Dossier giornalistico, pubblicato qualche anno fa da “ilQuotidiano”, che ricostruisce vicende a cavallo fra gli anni sessanta e settanta:

Il patto storico tra la ‘ndrangheta, l’eversione nera e la massoneria deviata. Fatti e personaggi degli anni della tensione. I summit e quelle strane coincidenze. 
CALABRIA SOTTO IL SEGNO DELLA P2 
Il misterioso incontro alla villa “La Spagnola” di Parghelia (visualizza il documento)

Ma la presenza di Licio Gelli in Calabria fu segnalata e indagata anche in tempi più recenti. A partire dalla metà degli anni ottanta, Agostino Cordova, al tempo Procuratore di Palmi, condusse un’inchiesta clamorosa su un traffico internazionale di droga e armi, arrivando a chiedere il rinvio a giudizio per Gelli e altri inquisiti calabresi. Ma Cordova fu trasferito a Napoli e l’inchiesta fu archiviata: dopo quasi otto anni, quella ch’era diventata la maxi inchiesta sulle logge massoniche in Italia, approdata poi a Roma, fu archiviata dal gip Augusta Iannini, che ha dichiarato il non «doversi promuovere l’azione penale» nei confronti dei 64 massoni indagati.

"Curiose" le analogie fra la vicenda di Cordova e quella più recente di un certo De Magistris...
Ci chiediamo se la massoneria deviata, o l’uso deviato della massoneria, continui a rappresentare ancora un pericolo per il funzionamento delle Istituzioni calabresi, e se il “Maestro Venerabile” sia ancora in grado di esercitare su di esse un qualsiasi controllo o influenza.

Allo Stato il compito di tutelare la legalità in Calabria, ma la fiducia dei calabresi nelle Istituzioni ha toccato il suo minimo storico. E’ un dato drammatico che mette ancora più a rischio la democrazia e il corretto funzionamento delle Istituzioni nella Regione.

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