IL "CUORE NERO" DI OBAMA, UNA NUOVA SPERANZA PER GLI OPPRESSI DEL MONDO.
di Domenico Condito
Per la prima volta un afroamericano - noi diremmo un extracomunitario - alla Casa Bianca, e con lui rinasce il “sogno americano”, ma anche la speranza in un mondo più giusto e solidale. Gli americani hanno avuto il coraggio di osare, e travolgendo barriere razziali, chiusure egoistiche e particolarismi, hanno dato voce al bisogno generale di cambiamento che attraversa il loro paese e il mondo intero.
Un desiderio di rinascita che l’Europa dei burocrati, ormai vecchia e logora, non sembra in grado d’interpretare. Tantomeno la “gerontocrazia” italiana che sta colpendo al “cuore” la capacità delle nuove generazioni di “sognare” un qualsiasi futuro per sé e per il Paese. Sarà questo l’effetto più devastante delle “riforme” del nostro Governo, che teorizza la “precarizzazione” del lavoro, della cultura e dell’ambiente come una risorsa. E un paese che non sia gioiosamente incalzato dall’ansia di futuro delle nuove generazioni, non si rinnoverà ed è destinato a perire. Ma questo sta producendo la “nanocrazia” italiana.
Gli Stati Uniti d’America, invece, pur fra tante contraddizioni, sono un grande paese, capace di “sognare” il futuro investendo sui giovani, fino ad affidare a uno di loro il governo della nazione. Ma una delle risorse maggiori degli States è stata quella d’aver accolto il mondo intero nei suoi confini: sono la più grande società multietnica esistente sul pianeta. In un momento di difficoltà drammatica per il paese, ciò si è rivelato una risorsa determinante, consentendo alla politica americana di attingere a quella straordinaria riserva di idee, cuore, energie e coraggio che solo l’incrocio fra le culture e le popolazioni è in grado di determinare.
Non è un caso allora l’elezione di Obama, un figlio dell’Africa Nera, a Presidente degli Stati Uniti d’America. L’Africa è il futuro del mondo, perché ha un “cuore” giovane e generoso, temprato dalla sofferenza infinita che le ingiustizie degli uomini dell’opulenza gli hanno inflitto. Oggi è possibile sperare che la politica americana sappia ascoltare la voce degli oppressi del mondo, proprio perché al suo centro batte un “CUORE NERO”.
E l’Italia? Piccoli Obama crescono, “maestro unico” permettendo, naturalmente…
Un desiderio di rinascita che l’Europa dei burocrati, ormai vecchia e logora, non sembra in grado d’interpretare. Tantomeno la “gerontocrazia” italiana che sta colpendo al “cuore” la capacità delle nuove generazioni di “sognare” un qualsiasi futuro per sé e per il Paese. Sarà questo l’effetto più devastante delle “riforme” del nostro Governo, che teorizza la “precarizzazione” del lavoro, della cultura e dell’ambiente come una risorsa. E un paese che non sia gioiosamente incalzato dall’ansia di futuro delle nuove generazioni, non si rinnoverà ed è destinato a perire. Ma questo sta producendo la “nanocrazia” italiana.
Gli Stati Uniti d’America, invece, pur fra tante contraddizioni, sono un grande paese, capace di “sognare” il futuro investendo sui giovani, fino ad affidare a uno di loro il governo della nazione. Ma una delle risorse maggiori degli States è stata quella d’aver accolto il mondo intero nei suoi confini: sono la più grande società multietnica esistente sul pianeta. In un momento di difficoltà drammatica per il paese, ciò si è rivelato una risorsa determinante, consentendo alla politica americana di attingere a quella straordinaria riserva di idee, cuore, energie e coraggio che solo l’incrocio fra le culture e le popolazioni è in grado di determinare.
Non è un caso allora l’elezione di Obama, un figlio dell’Africa Nera, a Presidente degli Stati Uniti d’America. L’Africa è il futuro del mondo, perché ha un “cuore” giovane e generoso, temprato dalla sofferenza infinita che le ingiustizie degli uomini dell’opulenza gli hanno inflitto. Oggi è possibile sperare che la politica americana sappia ascoltare la voce degli oppressi del mondo, proprio perché al suo centro batte un “CUORE NERO”.
E l’Italia? Piccoli Obama crescono, “maestro unico” permettendo, naturalmente…
La notte scorsa alla festa per l'elezione di Obama: la gioia, la speranza, una preghiera...
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