di Domenico Condito
Affermare che i “fannulloni” sono di sinistra è come affermare che gli “stronzi” sono tutti di destra. Tanto cretina la prima enunciazione, quanto sciocca e paradossale la seconda, anche se qualche politico di alto rango sembra fare di tutto per avvalorarne la fondatezza. Espressioni irresponsabili, dove non c’è traccia né del senso dello Stato, né di quello dell’opportunità politica.
Il Paese attraversa una crisi economica drammatica, dagli sviluppi imprevedibili, mentre la tensione sociale cresce e i conflitti s’inaspriscono. A maggior ragione sorprende la faciloneria di coloro che buttano benzina sul fuoco, adottando programmaticamente la politica dello scontro, della divisione del sindacato, della provocazione gratuita.
La corsa a chi la spara più grossa non ci salverà dal disastro economico che rischia di abbattersi sul Paese, dove urge favorire il concorso di tutte le forze politiche e sociali alla risoluzione dei problemi, pur nella distinzione dei ruoli e delle competenze. E se il Governo non sottovaluta la gravità della crisi economica, certamente sopravvaluta la sua capacità di risolverla autonomamente, senza il concorso dell’opposizione e delle forze sociali.
Le conseguenze della crisi economica saranno acuite da questa assoluta mancanza di coesione sociale, perseguita irresponsabilmente dal Governo a forza di decreti e battute infelici.
Il rischio è che il Paese imploda. Serietà, misura, umiltà potrebbero risparmiare agli italiani le conseguenze peggiori.
Ma questo è il tempo della “nanocrazia”, più propensa alla contrapposizione ideologica che non alla pacificazione sociale e alla soluzione reale dei problemi.
Il Paese attraversa una crisi economica drammatica, dagli sviluppi imprevedibili, mentre la tensione sociale cresce e i conflitti s’inaspriscono. A maggior ragione sorprende la faciloneria di coloro che buttano benzina sul fuoco, adottando programmaticamente la politica dello scontro, della divisione del sindacato, della provocazione gratuita.
La corsa a chi la spara più grossa non ci salverà dal disastro economico che rischia di abbattersi sul Paese, dove urge favorire il concorso di tutte le forze politiche e sociali alla risoluzione dei problemi, pur nella distinzione dei ruoli e delle competenze. E se il Governo non sottovaluta la gravità della crisi economica, certamente sopravvaluta la sua capacità di risolverla autonomamente, senza il concorso dell’opposizione e delle forze sociali.
Le conseguenze della crisi economica saranno acuite da questa assoluta mancanza di coesione sociale, perseguita irresponsabilmente dal Governo a forza di decreti e battute infelici.
Il rischio è che il Paese imploda. Serietà, misura, umiltà potrebbero risparmiare agli italiani le conseguenze peggiori.
Ma questo è il tempo della “nanocrazia”, più propensa alla contrapposizione ideologica che non alla pacificazione sociale e alla soluzione reale dei problemi.
Verrà forse il tempo in cui si farà appello alla Solidarietà nazionale, ma meglio sarebbe prevenire la catastrofe sociale ed economica che non ricostruire sulle macerie...
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