a cura di Maria Rosaria Gallo
Inaugurazione: 29 novembre 2008 ore 18.00
Galleria Pramantha Arte
via Pirandello 9 (accanto mobilificio Cerra)
Lamezia Terme - Sambiase
Tel. 0968 355549 - Fax: 0968 432613
Sul finire di Novembre un tempo ad Atene avevano luogo le feste Dionisiache: feste chiassose ed orgiastiche, a volte selvagge, in cui uno stuolo invasato di donne e fanciulle dai corpi ornati di serpi, agitando aste appuntite e fiaccole vivamente lucenti, sfilavano in una processione acrobatica accompagnate da tamburelli e flauti e venivano a infrangere la quieta morte della città, a spossessare le coscienze, sacrificando un caprone e cantando inno a Dioniso con l’urlo ossessivo Evoè, Evoè … viva lui.
Pop Art Lamezia 2008 è il canto Libero di Pasquale Maria Cerra espresso in un Prologo fatto di tavole danzanti e vibranti, sfibrate e intrise dal laborioso, costante e ritmato lavoro gestuale di un artista che non contiene sé stesso nel cuore e nella mente e… diffonde.
Da superfici cromatiche profonde, raffinate e lontane, con tratti incisivi, falsamente ingenui e semplificati, come folgori dal fondo buio della notte, compare un popolo traboccante di carnalità e calore, imprigionato nel culto moderno dell’esteriorità e del consumo, impantanato nell’illusoria eternità dell’artificio.
Pop Art Lamezia 2008 racconta l’affermarsi di una umanità cosmetica e omologata, con una pittura figurativa fresca e irresistibile, che attinge all’universo iconografico della moda e della pubblicità, si appropria dell’immagine stereotipata, la esaspera e ne svela il potere demiurgico sugli individui, lamentando la perdita delle singolarità e delle differenze personali, del pensare e del sentire e ostentando, però, una indomabile, ironica e poetica riluttanza.
Forse un po’ romantico forse un po’ idealista, sicuramente intollerante, Pasquale Maria Cerra è uno di quei pochi artisti rimasti a contrastare un sistema in cui la pornografia mediatica si è fatta modello etico-politico, in-formando le anime, penetrando le esistenze, programmando le menti. La sua opera è una dichiarazione di resistenza: in piena cacofonia etico/visiva non rinuncia all’espressione, non rinuncia alla critica e non smette di invocare il potere del corpo e il pudore intellettuale.
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