“Chi è cagion del suo mal pianga se stesso” ...
di Domenico Condito
Nel mese di aprile del 1960 il governo Tambroni, un monocolore DC, ottiene la fiducia alla Camera con il voto determinante del MSI. Immediata la reazione della Democrazia Cristiana: si dimettono tre Ministri (Giulio Pastore, Giorgio Bo e Fiorentino Sullo) e due sottosegretari (Antonino Pecoraro e Nullo Biaggi), e la stessa direzione del partito invita Tambroni a recarsi al Quirinale per rimettere il suo incarico. La Direzione della DC rileva che “il dibattito ed il voto alla Camera dei Deputati hanno... attribuito al Governo un significato politico in contrasto con le intenzioni, le finalità e l'obiettiva funzione politica della DC nella vita nazionale… pertanto ritiene opportuno che sia riaperta la crisi ministeriale”. E Tambroni si dimette. Intelligenza politica e senso delle Istituzioni: la tanto “famigerata” Democrazia Cristiana non prestò il fianco a una operazione chiaramente strumentale, volta a seminare confusione e a intorpidire il quadro politico e istituzionale del Paese.
Non così Riccardo Villari, Senatore del PD, eletto presidente della Commissione di Vigilanza Rai con i voti della maggioranza. Certamente la Commissione di Vigilanza non vale un Governo, ma svolge una funzione essenziale al buon funzionamento della democrazia nel nostro Paese, dove il Presidente del Consiglio incassa quotidianamente i benefici economici e politici di un abnorme conflitto d’interessi ancora irrisolto. Walter Veltroni, segretario nazionale del PD, ha chiesto al senatore Villari di rassegnare le dimissioni, ma lui si oppone. “Ci troviamo di fronte a una procedura inusuale, e cioè il neoeletto presidente Villari, eletto dal centrodestra, che si erge a garante ed esploratore per una soluzione condivisa. Una situazione imbarazzante, se non inquietante”. Ad affermarlo è Giorgio Merlo (Pd), componente della Commissione di Vigilanza, nel corso di un'intervista rilasciata a Econews. “Se uno appartiene ad un partito – prosegue Merlo - e viene votato da un altro schieramento, dopo che il suo stesso partito ha detto che chiunque fosse stato votato si dimetteva dopo un secondo, a casa mia questo si chiama trasformismo, e adopero un termine nobile”.
“Chi è cagion del suo mal pianga se stesso” era il titolo del Dramma Burlesco di Filippo Acciaiuoli, mandato in scena a Roma nel 1682, ma che potrebbe essere assunto a metafora della condizione attuale del Partito Democratico. Il senatore Riccardo Villari non è stato “scelto” dagli elettori, ma “nominato” nelle liste blindate del PD, nelle cui fila militano i principali responsabili della mancata soluzione del “conflitto d’interessi” che mortifica ancora la vita democratica del nostro Paese. Ad indignarsi, a ragion veduta, dovrebbero essere gli elettori del PD, e non solo contro il senatore Villari...
Non così Riccardo Villari, Senatore del PD, eletto presidente della Commissione di Vigilanza Rai con i voti della maggioranza. Certamente la Commissione di Vigilanza non vale un Governo, ma svolge una funzione essenziale al buon funzionamento della democrazia nel nostro Paese, dove il Presidente del Consiglio incassa quotidianamente i benefici economici e politici di un abnorme conflitto d’interessi ancora irrisolto. Walter Veltroni, segretario nazionale del PD, ha chiesto al senatore Villari di rassegnare le dimissioni, ma lui si oppone. “Ci troviamo di fronte a una procedura inusuale, e cioè il neoeletto presidente Villari, eletto dal centrodestra, che si erge a garante ed esploratore per una soluzione condivisa. Una situazione imbarazzante, se non inquietante”. Ad affermarlo è Giorgio Merlo (Pd), componente della Commissione di Vigilanza, nel corso di un'intervista rilasciata a Econews. “Se uno appartiene ad un partito – prosegue Merlo - e viene votato da un altro schieramento, dopo che il suo stesso partito ha detto che chiunque fosse stato votato si dimetteva dopo un secondo, a casa mia questo si chiama trasformismo, e adopero un termine nobile”.
“Chi è cagion del suo mal pianga se stesso” era il titolo del Dramma Burlesco di Filippo Acciaiuoli, mandato in scena a Roma nel 1682, ma che potrebbe essere assunto a metafora della condizione attuale del Partito Democratico. Il senatore Riccardo Villari non è stato “scelto” dagli elettori, ma “nominato” nelle liste blindate del PD, nelle cui fila militano i principali responsabili della mancata soluzione del “conflitto d’interessi” che mortifica ancora la vita democratica del nostro Paese. Ad indignarsi, a ragion veduta, dovrebbero essere gli elettori del PD, e non solo contro il senatore Villari...
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