Montauro - Sul finire dell’ XI secolo i Normanni conquistano, o meglio riconquistano, l’Italia meridionale, sottraendola al controllo di Bizantini, Arabi e Longobardi. Il generale “riordinamento” seguente venne coadiuvato anche da vari ordini monastici che si avvalsero di donazioni e privilegi nel comune intento di “latinizzare” e recuperare regioni in parte abbandonate a causa di guerre e razzie.
Bruno di Colonia ricevette in dono dal Conte Ruggero alcuni terreni posti nelle Serre Calabresi, a S. Maria della Torre, nucleo di quella che poi diventerà la Certosa di Serra San Bruno, terreni che a distanza di pochi anni si arricchirono con i casali di Aurunco (oggi Montepaone) e quindi di Montauro, Oliviano e Gasperina, nel cuore della Diocesi di Squillace.
Nel territorio di Montauro tra la fine del XI e l’inizio del XII secolo sorge quindi una Grangia, la prima tra quelle di proprietà della Certosa fino al '700, dedicata a S. Giacomo (Giacomo il maggiore, Apostolo) in cui la severa regola certosina viene mitigata in benedettina per favorire gli anziani e i novizi ma soprattutto per poter gestire le risorse della zona.
Nel 1193 la Certosa e le sue dipendenze passano all’ordine cistercense ed in seguito avviene anche il cambio di dedica nella Grangia: da S. Iacopo a S. Anna. Nei i secoli XIV-XV le notizie relative alla Grangia sono scarsissime.
Nel 1513 tutti i possedimenti della Certosa ritornano all’ordine certosino ed è probabilmente a partire da questo momento che l’edificio originario viene ristrutturato e munito di un imponente recinto fortificato.
Sono notizie, queste, tutte ricostruite e documentate da Marialetizia Buonfiglio, specializzata presso la Scuola nazionale di archeologia di Roma, nel volume “La Grangia di Montauro e il suo territorio”, pubblicato di recente dalle Edizioni Ursini di Catanzaro.
“Questa struttura - commenta l’autrice - è stata gravemente danneggiata dal disastroso terremoto del 1783 in conseguenza del quale, per finanziare la ricostruzione dei territori distrutti vengono confiscati i beni ecclesiastici con l’istituzione della Cassa Sacra. Il patrimonio archivistico e librario della Certosa venne in parte distrutto ed in piccola parte trasportato a Napoli e a Catanzaro. Il territorio da noi esaminato si trova nel Golfo di Squillace (Catanzaro) poco a sud dell’area di Scolacium-Squillace.
Il promontorio di Stalettì separa topograficamente, insieme allo scoglio di Pietragrande, le fasce collinari di Montauro, Gasperina, Montepaone, Petrizzi, dalla piana che comprende la Scolacium romana e la Skylletion greca e che introduce, a nord, alla zona della marina di Catanzaro e quindi alla zona più stretta della Calabria (istmo Lamezia-Catanzaro lido) e della penisola italiana.
I paesi citati, Montauro, Gasperina e Montepaone occupano una fascia collinare posta a circa 300-400 m s.l.m. preceduta verso il mare da una serie di pianori intermedi, più o meno allineati, che si affacciano su una zona di pianura costiera, la piana di ‘Sanginario’, spezzata a sud dalle colline della Soverato vecchia e dal centro costiero di Soverato.
La Grangia di S. Anna è posta in cima ad uno sperone intermedio tra i vicini paesi di Montauro e Gasperina, a circa 400 metri sul livello del mare. Il recinto dell’edificio è a pianta rettangolare con portale di accesso sul lato interno Ovest, feritoie e finestroni su tutti i lati.
La fonte principale per lo studio della Certosa e dei suoi possedimenti è la monumentale opera del bibliotecario certosino Benedetto Tromby, Storia critico cronologica diplomatica del patriarca S. Brunone e del suo Ordine cartusiano, pubblicata a Napoli in 10 volumi tra il 1773 ed il 1779, cioè pochi anni prima del terremoto del 1783 e quindi della distruzione e dispersione della maggior parte del materiale conservato nella biblioteca della Certosa. L’Autore ricerca e riporta fedelmente tutti i documenti di donazione e le conferme papali presenti nella biblioteca della Certosa (ed in altre biblioteche appartenenti all’ordine) nel XVIII secolo, alcuni dei quali di dubbia autenticità ma che permettono di arricchire il quadro della situazione nel territorio della Grangia di Montauro.
Il volume pubblicato dalle Edizioni Ursini, vuole tentare di chiarire le trasformazioni insediamentali che anticipano l’insediamento della Grangia e poi ne creano le condizioni per il futuro sviluppo. Focalizzando l’attenzione soprattutto sul periodo romano e altomedievale ricostruisce l’evoluzione di un territorio sottoposto per circa sette secoli alla giurisdizione di un ente ecclesiastico che ne ha condizionato la vita sociale e culturale per cercare di scoprire i “segni” lasciati nel tempo da queste comunità.
Bruno di Colonia ricevette in dono dal Conte Ruggero alcuni terreni posti nelle Serre Calabresi, a S. Maria della Torre, nucleo di quella che poi diventerà la Certosa di Serra San Bruno, terreni che a distanza di pochi anni si arricchirono con i casali di Aurunco (oggi Montepaone) e quindi di Montauro, Oliviano e Gasperina, nel cuore della Diocesi di Squillace.
Nel territorio di Montauro tra la fine del XI e l’inizio del XII secolo sorge quindi una Grangia, la prima tra quelle di proprietà della Certosa fino al '700, dedicata a S. Giacomo (Giacomo il maggiore, Apostolo) in cui la severa regola certosina viene mitigata in benedettina per favorire gli anziani e i novizi ma soprattutto per poter gestire le risorse della zona.
Nel 1193 la Certosa e le sue dipendenze passano all’ordine cistercense ed in seguito avviene anche il cambio di dedica nella Grangia: da S. Iacopo a S. Anna. Nei i secoli XIV-XV le notizie relative alla Grangia sono scarsissime.
Nel 1513 tutti i possedimenti della Certosa ritornano all’ordine certosino ed è probabilmente a partire da questo momento che l’edificio originario viene ristrutturato e munito di un imponente recinto fortificato.
Sono notizie, queste, tutte ricostruite e documentate da Marialetizia Buonfiglio, specializzata presso la Scuola nazionale di archeologia di Roma, nel volume “La Grangia di Montauro e il suo territorio”, pubblicato di recente dalle Edizioni Ursini di Catanzaro.
“Questa struttura - commenta l’autrice - è stata gravemente danneggiata dal disastroso terremoto del 1783 in conseguenza del quale, per finanziare la ricostruzione dei territori distrutti vengono confiscati i beni ecclesiastici con l’istituzione della Cassa Sacra. Il patrimonio archivistico e librario della Certosa venne in parte distrutto ed in piccola parte trasportato a Napoli e a Catanzaro. Il territorio da noi esaminato si trova nel Golfo di Squillace (Catanzaro) poco a sud dell’area di Scolacium-Squillace.
Il promontorio di Stalettì separa topograficamente, insieme allo scoglio di Pietragrande, le fasce collinari di Montauro, Gasperina, Montepaone, Petrizzi, dalla piana che comprende la Scolacium romana e la Skylletion greca e che introduce, a nord, alla zona della marina di Catanzaro e quindi alla zona più stretta della Calabria (istmo Lamezia-Catanzaro lido) e della penisola italiana.
I paesi citati, Montauro, Gasperina e Montepaone occupano una fascia collinare posta a circa 300-400 m s.l.m. preceduta verso il mare da una serie di pianori intermedi, più o meno allineati, che si affacciano su una zona di pianura costiera, la piana di ‘Sanginario’, spezzata a sud dalle colline della Soverato vecchia e dal centro costiero di Soverato.
La Grangia di S. Anna è posta in cima ad uno sperone intermedio tra i vicini paesi di Montauro e Gasperina, a circa 400 metri sul livello del mare. Il recinto dell’edificio è a pianta rettangolare con portale di accesso sul lato interno Ovest, feritoie e finestroni su tutti i lati.
La fonte principale per lo studio della Certosa e dei suoi possedimenti è la monumentale opera del bibliotecario certosino Benedetto Tromby, Storia critico cronologica diplomatica del patriarca S. Brunone e del suo Ordine cartusiano, pubblicata a Napoli in 10 volumi tra il 1773 ed il 1779, cioè pochi anni prima del terremoto del 1783 e quindi della distruzione e dispersione della maggior parte del materiale conservato nella biblioteca della Certosa. L’Autore ricerca e riporta fedelmente tutti i documenti di donazione e le conferme papali presenti nella biblioteca della Certosa (ed in altre biblioteche appartenenti all’ordine) nel XVIII secolo, alcuni dei quali di dubbia autenticità ma che permettono di arricchire il quadro della situazione nel territorio della Grangia di Montauro.
Il volume pubblicato dalle Edizioni Ursini, vuole tentare di chiarire le trasformazioni insediamentali che anticipano l’insediamento della Grangia e poi ne creano le condizioni per il futuro sviluppo. Focalizzando l’attenzione soprattutto sul periodo romano e altomedievale ricostruisce l’evoluzione di un territorio sottoposto per circa sette secoli alla giurisdizione di un ente ecclesiastico che ne ha condizionato la vita sociale e culturale per cercare di scoprire i “segni” lasciati nel tempo da queste comunità.
La Grangia di S. Anna - Montauro (CZ)
Foto di Laura Za
Foto di Laura Za
Particolare della Grangia di S. Anna
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