Un corteo tranquillo ma incisivo per ribadire anche dallo Stretto, un secco “no” al decreto Gelmini. Il Dl 137, approvato ieri in via definitiva al Senato con 162 voti a favore, 134 contro e 3 astenuti, ha mobilitato questa mattina studenti, presidi, insegnanti, politici, sindacati di categoria e tanti precari che, già alle 9 di stamani da Piazza De Nava, hanno iniziato tutti insieme una civile protesta “per una scuola di qualità pubblica”.
Cori compatti, applausi, striscioni e cartelloni esplicativi i diritti di docenti e studenti, sono gli elementi dominanti di una giornata reggina che, in concomitanza con lo sciopero generale indetto per chiedere il ritiro dei decreti sull’istruzione ed aprire un tavolo di confronto con le parti sociali, fa sentire la voce del popolo della scuola “stanco di essere continuamente penalizzato – afferma il rappresentante del comitato studentesco dell’istituto “Panella”, Domenico Pecora – da scelte politiche che invece di mandare avanti il settore culturale, lo seppelliscono con norme indecorose e inopportune”.
E per dimostrare come la scuola potrebbe davvero “passare a miglior vita”, il comitato studentesco di Reggio per tutto il corteo, ha mostrato in bella vista una bara funebre “nella quale è riposto – gridano all’unisono gli studenti dello Stretto – il sapere di tutt’Italia”.
A sostenere questa “battaglia difficile ma ancora tutta da definire”, il rappresentante del Consiglio amministrativo dell’Ardis, Antonino Castorina che annuncia “la mobilitazione nelle piazze già da domani mattina, con un referendum per abrogare la legge”.
“Questa non è una protesta politica ma è un fermento democratico spontaneo – aggiunge Castorina - che non accetta una riforma fatta per penalizzare la ricerca, la scuola, la formazione, punti cardini che dovrebbero essere inseriti nelle priorità del Governo”.
Tra i giovani spiccano anche molte note figure politiche del Pdci e Rifondazione comunista che, contestano parallelamente le dichiarazioni del Premier Berlusconi che “giustifica tutto questo scompiglio studentesco – sottolinea Enzo Infantino – gettando la colpa alla Sinistra. L’ex Governo non ha ingannato nessuno, tanto meno gli studenti e Reggio Calabria oggi, lo sta dimostrando”.
“Il decreto ci fa ritornare indietro – aggiunge Nino De Gaetano – ma soprattutto, è un attacco che colpisce 89 mila insegnanti precari del Mezzogiorno. Berlusconi non ha tenuto in mente le tre I (inglese, internet e istruzione) e ora con il ripristino del maestro unico alle elementari nel mirino ci sono molti posti di lavoro e il dimensionamento della rete scolastica con l’accorpamento d’istituti con pochi alunni. A pagare quindi, saranno i piccoli comuni montani che in breve tempo, vedranno chiudere le proprie scuole”.
Ma la protesta ha anche un altro brutto risvolto, quello dei precari da anni inseriti nella pianta organica della scuola ma mai stabilizzati.
“C’è una parola chiave che il decreto non menziona mai: è il licenziamento – afferma l’insegnante Maurizio Marino, precario da cinque anni – al quale andranno in contro molti docenti precari. Il ministro Gelmini non ha considerato la possibilità che dimezzando gli insegnanti si crea una scuola ammassata di studenti che difficilmente, potranno essere seguiti dal ridotto corpo docente.
Noi siamo consapevoli della nostra forza culturale e vogliamo essere parte integrante della crescita scolastica e della lotta contro l’illegalità”.
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