martedì 21 ottobre 2008

Chiusi i cantieri archeologici di Germaneto

La protesta di Quirino Ledda, Presidente di Legacoop Calabria ed ex vice-presidente del Consiglio regionale: "cancellati pezzi di storia".
"Utopie Calabresi" sostiene la posizione di Ledda. 

(ASCA) - CATANZARO, 21 ott - ''Come era prevedibile l'attuale Soprintendente ai beni archeologici, con un semplice verbale, considerato da essa un nulla osta, ha deciso, in totale solitudine, con il consenso del Governo regionale, la chiusura dei cantieri archeologici, riguardanti antichi siti, che sono stati scoperti in questi mesi, senza una vera relazione definitiva''. Lo sostiene Quirino Ledda, ex vice Presidente del Consglio regionale della Calabria e dirigente di legacoop Calabria, a proposito dei cantieri archeologici, aperti e chiusi, nella zona di Germaneto di Catanzaro, dove è in costruzione la sede della Regione Calabria.
''Ritengo che la procedura dell'articolo 96 del codice dei contratti sugli appalti che si concludono, impone la necessità di una argomentata relazione, che venga predisposta dal Soprintendente del settore territorialmente competente, sia in profondo contrasto con l'attuale decisione. Vorrei ricordare al governo di centro sinistra, che il precedente Soprintendente ad interim prof. Piero Guzzi, archeologo di fama internazionale - dice Ledda - emise precise prescrizioni consistenti con un monitoraggio continuo ''di ricognizione ed altre verifiche'' dell'area dove sorgerà la nuova sede del Governo regionale''.
''La stessa struttura di indagine chiamata 'regione futura' - dice Ledda - ha messo in evidenza che gli scavi eseguiti hanno accertato che una parte dell'area era ed è di interesse archeologico e che si colloca nel periodo che va dai Bretti a quello Greco-Romano, ed un aera si riferisce al periodo preistorico''.
''Se il Soprintendente e chi per esso ritiene insignificanti i ritrovamenti effettuati, non ha che da fare una conferenza stampa, come propone l'osservatorio per il decoro della città di Catanzaro, per esporre la sua decisione. Io non credo che basti un piccolo saggio, pochi maestri operai, una carriola e qualche secchio per dare una risposta completa ad un'area che ha dinnanzi a se un parco archoelogico come Scolacium. Gli stessi episodi avvengono sulla S.S.106. Il poco personale della Soprintendenza - conclude Ledda - non può giustificare la cancellazione di pezzi di storia che ancora oggi sono sconosciuti. Mi piace ricordare che i cittadini sono gli eredi e i proprietari del patrimonio culturale, quanto nel suo valore simbolico e metaforico, perchè incarnano la loro memoria storica ed la loro appartenenza all'identità dello stato.
Questa dovrebbe essere la funzione civile del patrimonio culturale in una regione che è stata sottomessa a soprusi, rapine di ogni genere, che ne hanno provocato la sua povertà''.

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