mercoledì 15 ottobre 2008

La pittura calabrese fra Ottocento e Novecento in mostra a Catanzaro


CALABRIA FELIX
L’estro e la poetica del vero nelle opere degli artisti calabresi tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento.

VERDUCI ARTE
Via Duomo, 18 - Catanzaro
15 ottobre - 8 novembre 2008

COMUNICATO STAMPA
La pittura calabrese non è stata estranea al grande flusso dell’impressionismo europeo quando gli artisti avvertirono in modo profondo il cambiamento, nel secolo della rivoluzione industriale ma anche della “crisi” di identità dello Stato, soprattutto di intellettuali, uomini e donne della nuova società borghese. La scienza offriva le sue spiegazioni e l’uomo veniva analizzato col metodo positivista. Eppure si stavano perdendo i criteri e le certezze tradizionali: si relativizza la vita, la scienza, se stessi. E l’artista vive la crisi come un adolescente: osserva tutte le novità, le studia, le guarda, le rielabora e le trasforma in messaggio universale per l’umanità. L’Europa era una fucina degli ingegni. La Calabria seguiva l’afflato, lo spirito delle intelligenze del tempo. Così le opere rimaste a noi sono universali. Nulla di storicistico, destinato ad essere superato dagli eventi. Palpitazioni, sangue, vita presente in tutta la produzione artistica. E’così ineliminabile – anzi continuamente rinnovato e rinnovabile - il rapporto tra lettore / spettatore e ciascuna, singola opera. Questi artisti nati e cresciuti in Calabria tra Ottocento e Novecento hanno percorso le lunghe strade dal meridione fino al cuore della cultura, a Parigi. Ma sono anche tornati in Calabria nei luoghi dell’infanzia e dell’adolescenza. A Rebours , sembrerebbe. Il sole, il mare, la terra calabrese hanno dato così un contributo, non risibile, alla pittura nel periodo del suo massimo cambiamento, anzi durante e prima della rivoluzione impressionista. Infatti la storia della pittura calabrese tra Ottocento e Novecento assume un carattere eccezionale in virtù della derivazione culturale nella quale si forma e si sviluppa: l’ambiente florido della gloriosa scuola napoletana dell’800. Anche questa seconda edizione di “Calabria Felix”, curata in modo scrupoloso dal prof. Antonio Falbo, si apre con una oculata scelta di opere provenienti da collezioni private italiane e straniere, e quest’anno verrà riproposta e presentata, in collaborazione con l’associazione culturale CALABRO–LOMBARDA, nella GALLERIA D’ARTE MINOTAURO di Palazzolo sull’Oglio in provincia di Brescia.

In questa occasione spiccano alcune opere di assoluto interesse che ci aiutano a capire il livello raggiunto da alcuni nostri maestri che hanno diffuso i colori e la luce della Calabria in tutta Europa. Alcune opere esposte in questa rassegna sono state ammirate in Italia e all’estero recentemente, mentre alcune sono inedite.

Tra queste conquista lo spettatore la raffinata tela di Achille Talarico intitolata “Malinconia” ed esposta nella mostra “OBRAS-PRIMAS “ da Calàbria ed organizzata dalla Soprintendenza ai beni culturali , presso il “ MUSEU DE ARTE BRASILEIRA” San Paolo del Brasile nell’anno 2005. Achille Talarico fu un pittore solitario e forse il più poetico dei maestri catanzaresi; per i suoi ritratti viene addirittura accostato alla raffinatezza di Degas, pur senza appartenere a nessun gruppo, fu anch’egli preso dallo screening della realtà, seguì con estrema perizia le vie del pre-verismo e godette, se pur solo per un certo periodo, successo e celebrità, tanto da essere invitato nel 1873 all’esposizione universale di Vienna. L’artista catanzarese, in questa tela, esprime tutto lo spiccato senso plastico e la gran perizia pittorica di cui era dotato. Lo sguardo della donna effigiata è carico di trepidazione interlocutoria e si offre quasi pudicamente all’osservatore. Talarico smussa con abilità i contorni, accarezzando i lineamenti del viso incipriato della nobildonna incorniciato dall’accurata acconciatura. Passando ancora in rassegna spiccano le sorprendenti tavole di Antonio Cannata, il quale meritò, per l’assoluta padronanza tecnica, la stima di G. Casciaro, inedita ed evocativa per richiami simbolici e antropologici; risulta essere l’opera “A’ Vucata”, qui esposta per la prima volta; essenziale e pregevole l’acquerello di Salvatore Petruolo, raffigurante un paesaggio boschivo della Sila piccola . Salvatore Petruolo, anche lui tra i più apprezzati maestri catanzaresi, si trasferì giovanissimo a Napoli alla scuola dello Smargiassi, diventando presto un esponente di spicco della scuola di Posillipo assieme a Edoardo Dalbono. Il suo cromatismo colto gli valse il successo presso prestigiose committenze in Italia e all’estero. Triste e silente l’elegante assicella di Domenico Colao raffigurante due contadini che tanto richiamano alla mente l’Angelus di F. Millet; singolare per scelta del supporto, una tavolozza, appare la scena agreste dipinta da Domenico Augimeri, pittore di Palmi. Quanto mai tra le più rare, si mostra in tutta la sua la ricercata raffinatezza la tela di Federico Tarallo che riprende una composizione con un bouquet di fiori e una bella anfora su un tavolo cosparso di oggetti.

Questi sono solo alcuni degli artisti calabresi che potremo ammirare in questo contesto espositivo, artisti per la maggior parte operanti lontano dalla loro terra d’origine, avvertono con forza la morsa nostalgica. Ecco perché sviluppano nei loro dipinti una pittura di genere bucolico, quasi una ricerca delle proprie origini, dei colori, degli odori, delle ombre, della bellezza della terra e del mare visti per la prima volta con occhi di bambino. Si possono individuare i luoghi in cui l’elemento agreste risultava meno contaminato dalla modernità: le loro opere sprigionano, ancora oggi, spiragli primitivi di una sacralità remota. I cromatismi sono caratterizzati da consolidate e fresche tonalità rivelano spesso il vento che spira da sempre impetuoso su questi luoghi dell’entroterra calabro ed è intriso di verdi e di blu primaverili, di ocra ambrati. I colori primari risaltano spesso, contrastando la neutralità dello sfondo. Sono essi gli artisti che ritroviamo spesso, come ci è testimoniato da qualche vecchio signore ancora superstite, ad animare ed immortalare con i loro treppiedi le campagne, i “vineddj”, le fiumare alla ricerca di luci, usi e costumi tipici.

L’estro e la poetica del vero nelle opere degli artisti calabresi tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento
orario:
tutti i giorni dalle 9 alle 13, domenica su appuntamento
(possono variare, verificare sempre via telefono)
vernissage: 15 ottobre 2008.

curatori:
Antonio Falbo
autori: Domenico Augimeri, Antonio Cannata, Domenico Colao, Salvatore Petruolo, Achille Talarico, Federico Tarallo
genere: arte moderna e contemporanea, collettiva
email: falboantonio@alice.it
info: +39 0961721347

1 commento:

Anonimo ha detto...

Magnifica l'arte, la nostra pittura e il poterne godere! www.calabriacaffe.it per ritrovarci con in nostri amici calabresi in Italia e nel mondo!

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