Pubblicato venerdì 03 ottobre 2008 su:
Mentre nella classifica annuale dei paesi più corrotti, redatta da Trasparency (l'organizzazione internazionale contro la corruzione), l'Italia si attesta quest'anno al 55esimo posto, il ceto oligarchico partitocratico nazionale è impegnato ad interrogarsi sul cosa fare per garantire impunità alle 4 più alte cariche dello stato (Lodo Alfano) e sul cosa fare per garantire impunità ai Ministri (lodo Consolo). E così, un lodo dopo l'altro, lo schermo dell'impunità si allarga a macchia d'olio, e tutto questo mentre da tempo è in corso un'offensiva contro quella stampa e quei giornalisti che osano parlare di episodi di corruzione.
Eppure, a giudicare da quel che accade in questo nostro bel paese, forse non c'è nessuna necessità di varare "lodi". Ai soliti invasati, come il sottoscritto, appare evidente che la dilagante corruzione non viene perseguita e quando qualcuno si permette di alzare il tiro, e investigare sull'utilizzo del denaro pubblico, scatta un'offensiva volta alla delegittimazione e alla distruzione del turpe malcreato che tanto ha osato. Tra l'altro, in Basilicata e nella vicina Calabria, ma non solo, appare evidente che il miglior modo per approdare in Parlamento consista nell'essere invischiati in una qualche inchiesta.
A questo punto bisogna avere il coraggio di ampliare il più possibile il cerchio dell'impunità sancita dalle leggi della Repubblica. Perché limitarsi ai ministri e non allargare la protezione e l'immunità, pardon l'impunità, anche ai sindaci, ai consiglieri regionali, provinciali, circoscrizionali, agli assessori, ai segretari di partito, ai portaborse, ai galoppini, e magari ai parenti e agli amici degli amici?
Questa soluzione potrebbe alla lunga rivelarsi vantaggiosa. Per esempio, le segreterie di partito potrebbero evitare di candidare Tizio o Caio solo perché oggetto di indagini inerenti gravi episodi di corruzione. Ecco, il lodo Consolo non pensa in grande, non osa, non ha respiro...è giunto il momento di legalizzare il peculato, la concussione, la corruzione.
E che importa se l'anno prossimo sostituiremo la Somalia nella speciale classifica stilata da Trasparency? Viva Dio, almeno ci saremo liberati da questo velo di ipocrisia, diventando il primo paese al mondo che ha avuto il coraggio di legalizzare la corruzione.
Tutto sommato, se non lo facciamo noi che abbiamo fatto del condono un arte, chi potrà farlo?
A questo punto resta da proporre solo un "Lodo Pasolini" per garantire a quegli sfigati che hanno voglia di raccontare vicende scomode la possibilità di continuare a farlo, ma dubito che a Montecitorio, all'interno del Palazzo, ci sia qualcuno disposto a presentarlo.
Concludo citando proprio Pasolini, ma non prima di aver ringraziato Marcello Cozzi, che ci ha ricordato nella prefazione del suo libro "Quando la Mafia non esiste" uno splendido intervento pasoliniano, pubblicato il 14 novembre 1974 ed intitolato "Cos'è questo golpe? Io so".
Eppure, a giudicare da quel che accade in questo nostro bel paese, forse non c'è nessuna necessità di varare "lodi". Ai soliti invasati, come il sottoscritto, appare evidente che la dilagante corruzione non viene perseguita e quando qualcuno si permette di alzare il tiro, e investigare sull'utilizzo del denaro pubblico, scatta un'offensiva volta alla delegittimazione e alla distruzione del turpe malcreato che tanto ha osato. Tra l'altro, in Basilicata e nella vicina Calabria, ma non solo, appare evidente che il miglior modo per approdare in Parlamento consista nell'essere invischiati in una qualche inchiesta.
A questo punto bisogna avere il coraggio di ampliare il più possibile il cerchio dell'impunità sancita dalle leggi della Repubblica. Perché limitarsi ai ministri e non allargare la protezione e l'immunità, pardon l'impunità, anche ai sindaci, ai consiglieri regionali, provinciali, circoscrizionali, agli assessori, ai segretari di partito, ai portaborse, ai galoppini, e magari ai parenti e agli amici degli amici?
Questa soluzione potrebbe alla lunga rivelarsi vantaggiosa. Per esempio, le segreterie di partito potrebbero evitare di candidare Tizio o Caio solo perché oggetto di indagini inerenti gravi episodi di corruzione. Ecco, il lodo Consolo non pensa in grande, non osa, non ha respiro...è giunto il momento di legalizzare il peculato, la concussione, la corruzione.
E che importa se l'anno prossimo sostituiremo la Somalia nella speciale classifica stilata da Trasparency? Viva Dio, almeno ci saremo liberati da questo velo di ipocrisia, diventando il primo paese al mondo che ha avuto il coraggio di legalizzare la corruzione.
Tutto sommato, se non lo facciamo noi che abbiamo fatto del condono un arte, chi potrà farlo?
A questo punto resta da proporre solo un "Lodo Pasolini" per garantire a quegli sfigati che hanno voglia di raccontare vicende scomode la possibilità di continuare a farlo, ma dubito che a Montecitorio, all'interno del Palazzo, ci sia qualcuno disposto a presentarlo.
Concludo citando proprio Pasolini, ma non prima di aver ringraziato Marcello Cozzi, che ci ha ricordato nella prefazione del suo libro "Quando la Mafia non esiste" uno splendido intervento pasoliniano, pubblicato il 14 novembre 1974 ed intitolato "Cos'è questo golpe? Io so".
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Corriere della Sera, 14 novembre 1974
Cos'è questo golpe? Io so
di Pier Paolo Pasolini
....Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti di cui si sono resi colpevoli. Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero....
Pier Paolo Pasolini
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