giovedì 30 ottobre 2008

DISCORSO INTEGRALE PRONUNCIATO DA FRANCESCO COSSIGA AL SENATO SUL DECRETO GELMINI - 29 OTTOBRE 2008

Testo integrale della dichiarazione di voto del Senatore a vita Francesco Cossiga sul disegno di legge n. 1108 - (Conversione in legge, con modificazioni,del decreto-legge 1º settembre 2008, n. 137 - decreto-Gelmini, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università).

Si tratta del discorso depositato agli atti del Senato.

Durante il suo intervento in aula, Cossiga è stato più volte interrotto dai banchi dell'opposizione. In una di queste interruzioni ha rivendicato il merito d'aver fatto "picchiare a sangue gli universitari...". Abbiamo inserito tale dichiarazione nel testo che segue, fra parentesi e in corsivo, estrapolandola dal resoconto stenografico della seduta del 29 ottobre 2008.

 Signor Presidente, signora Ministro, signori senatori, dichiaro che voterò a favore della approvazione della legge di conversione del decreto legge cosiddetto Gelmini. Ho letto solo fuggevolmente il testo del decreto-legge, e solo per accertarmi, di fronte alla vasta protesta degli studenti universitari, dei ricercatori e di quelli contro i quali un tempo gli studenti manifestavano, e cioè i «baroni» universitari, che il detto decreto non contenga nessuna disposizione in materia di università , e che quindi costoro protestano contro il nulla. E questo serve già a motivarmi... Voterò a favore della legge di conversione per tre motivi che esporrò brevemente. Ma anzitutto voglio ringraziare da questi banchi gli organizzatori ed i partecipanti delle oceaniche manifestazioni di questi giorni: dai «baroni universitari» alle irresponsabili mamme di bambini innocenti portati in piazza a urlare slogan di cui essi non comprendevano certo il contenuto.
Per me è stata una «botta di vita» sentire echeggiare slogan che temevo ormai desueti, sapere che «esisto» e che qualcuno si ricorda di me: «Cossiga boia!», «Cossiga assassino!» e «Cossiga piduista!». Debbo confessare che su questo campo speravo di più dalla marcia di oltre cinque milioni di persone, senza contare i cani ed i gatti, non, per questa volta, su Roma, ma in Roma e dalla oceanica adunata del Circo Massimo degna dei raduni di Adolf Hitler a Norimberga. Speravo, invero, che i «marcianti» dessero fuoco a qualche macchina, spaccassero qualche vetrina, lanciassero qualche bottiglia molotov contro le forze dell’ordine, scandissero lo slogan: «Se vedi un punto nero, spara a vista: o è un carabiniere o è un fascista!» (omettendo giustamente l’inciso «un prete», che avrebbe però reso più pregnante lo slogan che sarebbe suonato: «Se vedi un punto nero, spara a vista: o è un prete o è un carabiniere o è un fascista!»; ma tra di loro ci sono molti cattolici, «cattolici adulti» evvero, e cioè luteraneggianti come il loro dotto maestro, il cardinale Martini, ma pur sempre cattolici: nulla di tutto questo, purtroppo!).
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(A questo punto del suo intervento il Senatore Cossiga viene interrotto più volte; segue il seguente scambio di battute:
GIARETTA - PD: Ti sarebbe piaciuto per fare quello che volevi fare tu.
COSSIGA: Certo, quello che ho fatto io con l’aiuto e il consenso del Partito Comunista, che in quest’Aula ha votato all’unanimità una mozione e un ordine del giorno a mio favore!
- Applausi dai Gruppi PdL e LNP -
VOCI DAI BANCHI DELLA MAGGIORANZA: Bravo!
COSSIGA: Ma erano i tempi di Berlinguer, non di
Walter Veltroni! Erano i tempi di Natta, non di Franco Marini! Era il tempo del glorioso Partito Comunista!
- Vivaci proteste dai banchi dell’opposizione -
VOCE DAI BANCHI DELLA MAGGIORANZA. Bravo!
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, lasciamo parlare il presidente Cossiga senza interromperlo.
- Commenti dai banchi dell’opposizione -
COSSIGA: Quando ho fatto picchiare a sangue gli universitari che hanno cacciato via Lama, il Gruppo del Partito Comunista alla Camera, in piedi, mi ha tributato un’ovazione. Vada a leggere gli atti! Vada a leggerli!
GIARETTA - PD: Li ho letti. Noi non siamo per una polizia che picchia!
- Vivaci commenti dai banchi della maggioranza -
COSSIGA: Il Gruppo del PCI in piedi mi ha tributato un unanime applauso.
- Proteste dai banchi dell’opposizione -
VITALI - PD: Smettila!
DONAGGIO - PD: Presidente Cossiga, rispetti il Senato!)
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E questo tocco di illegalità dato alla manifestazione sarebbe stato utile anche per il Paese, perchè il partito veltroniano avrebbe acquistato di credibilità nei confronti del «movimento» nel suo deciso evolversi in forme proprie all’«Autonomia Operaia» o a «Lotta continua» o al FUAN, movimenti tutti fortemente presenti nell’odierno «movimento» con ex-, oggi professori d’università ed anche leader dell’occupazione e della didattica inventiva (e questo nel futuro avrebbe permesso al partito veltroniano di poter gestire a pieno la protesta anche violenta, limitandola al lancio di molotov o di cubetti di porfido, tenendola lontana non più certo dalle P38, armi ormai obsolete, ma dalle nuove P2000, o dalle più sofisticate Glock o HK o Siegsauer). I baldi e coraggiosi marcianti – tra i quali è giusto citare Folloni, allievo del compianto Sbardella della destra democristiana, dentro il comune partito che fu significativamente chiamato «lo squalo», Franceschini, allievo dell’epurato De Mita, Rosy Bindy, la eletta da Andreotti e da Bernini contro Tina Anselmi (che è apparsa con una maschera bianca che le nascondeva il volto – cosa che ha suscitato un lungo applauso dai partecipanti dettato da profonda riconoscenza, diciamo così, estetica), e infine l’amico Franco Marini, coautore del famoso «preambolo» contro ogni forma di collaborazione della DC con il Partito Comunista (come è noto io ero invece a favore, eccome) e co-vincitore di un decisivo congresso nazionale della Democrazia Cristiana, contro le sinistre del partito, cui egli, convinto anticomunista a trecesentossessanta gradi (si comprende la sua antica e indefettibile amicizia con Silvio Berlusconi che non per niente lo voleva presidente della Repubblica), diede un fondamentale contributo con un suo memorabile discorso
anticomunista («Con la sinistra, mai!»), duramente polemico contro Benigno Zaccagnini, segretario della DC, e Francesco Cossiga, Presidente del Consiglio dei ministri – tutti ex democristiani che parlano chiaro e forte perchè ritengono di aver ormai, nonostante la per loro dolorosa assoluzione di Giulio Andreotti e di Calogero Mannino, per la quale hanno tutti pianto lacrime amare, ampiamente scontato la loro colpa di essere stati membri del partito della mafia e della strategia della tensione, che hanno dato un grande contributo alla manifestazione, tutti compunti ma entusiasti, alla testa di precocemente maturati bambini, urlare con loro con profonda comune consapevolezza: «Assunzioni! Assunzioni!» e poi ancora: «Merendine! Merendine!». Non dico che era necessario lanciare almeno una bomba molotov o aggredire un carabiniere, ma almeno avessero gridato, facendo coro al loro camerata Franco Monaco, l’allievo del cardinale Martini, «Andreotti e Mannino mafiosi! Viva Caselli» e perchè no, «Maria Stella Gelmini al rogo!», perchè, suvvia, questo potevano anche urlarlo!
Perchè voto a favore? Non per la legge in sè, non credo nelle riforme in tempo di grave crisi ma credo ed approvo i tagli alla spesa pubblica, ma perchè desidero, da vecchio assistente e professore universitario, che cessi comunque, con l’approvazione o la bocciatura della legge, questa indegna ma pericolosa pagliacciata di professori ex sessantottini – alcuni ai loro tempi anche aspiranti terroristi: poi non hanno avuto il coraggio fisico di passare alla lotta armata – oggi professori universitari, che da giovani erano volgari reggicoda (e leccaculo di baroni universitari), docenti che organizzano lezioni di fisica all’aperto, anche con esperimenti e con la partecipazione dei bambini delle elementari (che si inventano l’insegnamento autogestito o partecipato, l’algebra democratica, la chimica organica progressista e quella inorganica riformista).
Ma, gentile collega Finocchiaro, lei riesce a immaginarsi il grande latinista Concetto Marchesi, rigido marxista-leninista e grande ammiratore di Stalin, discettare di Ovidio, di Catullo, di Virgilio di fronte a platee di bambini che ogni tanto alzano il braccino per chiedere il permesso di
andare a fare pipì? Si riesce ad immaginare il severo Alessandro Natta, normalista, ammiratore della lingua latina tanto da definire, insieme ad Aldo Moro, la legge che aboliva l’insegnamento del latino: una «legge per una scuola di asini», discettare ai bagni comunali su Cesare finto democratico, Cicerone reazionario, Catullo sostenitore dei nuovi diritti civili e con una rapida escursione nella letteratura italiana parlare di Dante passatista e di Manzoni reazionario?
E voto a favore perchè spero che cessi questo inizio di movimentismo che vede pericolosamente uniti i giovani di sinistra con i giovani dell’estrema destra: i giovani di Alleanza Nazionale devono acquistare punti per la futura elezione del loro leader alla Presidenza della Repubblica. E meno male che questi ragazzi hanno rifiutato la solidarietà del fascista Antonio Di Pietro; già, perchè ogni secolo ha il suo fascismo; ed il fascismo di oggi in Italia si chiama: «Italia dei Disvalori» o partito delle «Forche e manette»!
Lei, senatrice Finocchiaro, è troppo giovane per ricordarlo, ma lei, senatore Zanda, certo lo ricorda perchè era accanto a me al Viminale!
Non nelle fabbriche o nelle campagne, ma nelle università e nelle scuole superiori, non nei sindacati e nel movimento del proletariato, ma nel movimento studentesco ebbe inizio il terrorismo! E tra i terroristi non vi fu mai un operaio o un contadino, ma tecnici, studenti universitari, laureati ed anche qualche professore universitario!
Lei, senatrice Finocchiaro, è comunista e nasce politicamente nel Partito Comunista Italiano: ed è anche per questo, non certo per la sua militanza nel partito veltroniano, anzi nonostante questa, che io la stimo e l’ammiro! Distoglietevi un momento dal fare campagna per Obama, e operate
dall’opposizione, da Roma non da New York, come operò negli anni ’70-’80 il Partito Comunista per evitare che la storia, la tragica storia degli anni ’70 si ripeta!
Certo, ieri si è avuto a Milano un buon segno: gli studenti hanno cacciato via e respinto ogni solidarietà del leader dell’Italia dei Disvalori, il partito di «Forca e Manette», il famoso analfabeta Antonio Di Pietro, prima amante deluso ma ora ritornato nel talamo newyorkese di Walter Veltroni, anche se io mi sentirei più tranquillo se il movimento degli studenti fosse egemonizzato e guidato da un movimento di giovani comunisti, marxisti-leninisti e togliattiani. Negli anni di piombo nelle università si opponevano al movimento studentesco e ad Autonomia Operaia soltanto i ragazzi comunisti della Federazione Giovanile Comunista Italiana e i giovani cattolici di Comunione e Liberazione; e con le sprangate in testa a un giovane comunista ed a un giovane di CL iniziò l’occupazione dell’Università di Bologna. E con la devastazione della federazione provinciale del PCI della stessa città, mi fu data mano libera dal Partito Comunista per la liberazione «manu militari» della città dal movimento studentesco e da Autonomia Operaia: ed io vi provvidi – tempi gloriosi! – con il robusto e deciso intervento del reparto celere della polizia – glorioso reparto! – di Padova, dal battaglione mobile dei carabinieri di Gorizia, allora appartenente alle forze di primo intervento della NATO sul fronte Est, montato su cingolati e con le mitragliatrici brandeggiate, e dei ragazzi del battaglione dei carabinieri paracadutisti Tuscania, col basco cremisi ed in tenuta da antiguerriglia! E i loro comandanti furono poi, ad operazione conclusa, ringraziati dal sindaco comunista della città a Palazzo d’Accursio. Ma erano i tempi nei quali esisteva il glorioso Partito Comunista di Berlinguer e Pecchioli, oggi certamente non sostituito dal partito obamiano di Veltroni, di Franceschini e di Marini.
Quando iniziarono le agitazioni contro il decreto Gelmini, mi fu chiesto da qualcuno della maggioranza: «Che fare?». Ed io, dimentico del celebre detto del Duca de la Rochefocauld: «I migliori consigli sono quelli che non si chiedono e non si danno», dissi: «Volete riportare la calma?
Volete acquistare popolarità nel mondo della scuola e lasciare con un palmo di naso il partito obamiano? Abbandonate ogni idea di riforme e di tagli. Promuovete per decreto-legge a professori di prima fascia tutti: da ricercatori e precari in su! Date agli scolari delle elementari otto maestri per classe! Abolite nelle università gli esami di profitto e di laurea, rendendone automatico il conseguimento dopo un certo numero di anni. Stabilite il rapporto 1 a 50 tra studenti e corpo accademico, istituite una università per provincia e così via. La copertura finanziaria? Richiamare la nostra missione militare dal Libano, poichè è stato ormai raggiunto il suo scopo – il riarmo degli Hezbollah e la loro difesa dalle forze armate israeliane – e devolvere le somme stanziate per essa a queste politicamente più produttive spese». Ma la maggioranza ha seguito la terza delle prescrizioni di de La Rochefocauld: «Non seguire mai i consigli che vengono
dati!».
E così mi tocca votare a favore del Governo, nell’attesa che il Partito Democratico dica e faccia qualcosa di sinistra e sia serio, come serio, senatrice Finocchiaro, fu il suo partito: il Partito Comunista di Togliatti, di Longo, di Berlinguer e di Natta e lo sarebbe stato quello di Massimo D’Alema, serio come fu la Democrazia Cristiana di De Gasperi, di Scelba, di Moro e di Andreotti, sì, anche di Andreotti, alla faccia del prodiano Mario Monaco e degli altri «cattolici democratici» e «cattolici adulti» come lui, dall’ex-demitiano Dario Franceschini al «preambolista» Franco Marini.
Per questi motivi voterò a favore. E che infine ritorni nel Paese e nel Parlamento lo spirito della prima gloriosa Repubblica, del glorioso Partito Comunista e della gloriosa Democrazia Cristiana!

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